Un giudice: “i vaccini anti Covid-19 non sono nel miglior interesse oggettivo dei minori”
di Emanuela Maccarrone
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UN’ALTRA IMPORTANTE SENTENZA EMESSA RECENTEMENTE DAL TRIBUNALE DI PISTOIA FA LUCE SULLA NARRAZIONE MAINSTREAM RIGUARDO I VACCINI
Un’altra importante sentenza emessa recentemente dal Tribunale di Pistoia fa luce sulla narrazione mainstream riguardo i vaccini.
Il giudice era stato chiamato in causa da due genitori dei quali uno favorevole al vaccino per i figli, mentre l’altro era contrario. I bambini in questione sono dei minori: uno di età superiore a dodici anni, gli altri due con meno di dodici anni.
Dopo aver premesso che in caso di divergenza tra volontà dei genitori, l’autorità giudiziaria è chiamata a “ricomporre tale unitarietà al fine di dare contenuto alle decisioni da prendere per il minore”, il giudice ha specificato che il criterio utile a una corretta decisione è quello del miglior interesse del minore e “ciò non può che avvenire tramite il bilanciamento rischi-benefici sotto l’egida dell’art. 32 della Costituzione”.
Il Tribunale ha evidenziato un’informazione importante: “i vaccini attualmente in uso in Italia sono stati autorizzati ‘sotto condizione’ da parte dall’autorità europea, poiché non risulta completata la necessaria IV fase di sperimentazione: ciò, di per sé, dovrebbe indurre a particolare cautela specialmente ove si voglia somministrare il vaccino a soggetti che, per fascia di età, per un verso non presentano rischi di esposizione grave al virus”.
Attraverso un’accurata analisi dei dati scientifici utili a effettuare un bilanciamento tra i rischi e i benefici, il Giudice ha affermato che i sieri covid-19 non sono nel miglior interesse oggettivo dei minori, considerando che le stesse case farmaceutiche Pfizer e Moderna hanno dichiarato che il vaccino “non è raccomandato nei bambini di età inferiore a 12 anni”.
Per quanto riguarda il nuovo vaccino Nuvaxovid, il foglio illustrativo estende l’espressa raccomandazione di non uso fino ai anni 18. Il Tribunale, inoltre, ha ritenuto importante specificare che i vaccini sono ancora in fase evolutiva “specie in considerazione delle attuali limitate conoscenze che si hanno anche nella comunità scientifica in ordine ai possibili effetti avversi, non solo a breve termine ma soprattutto a medio-lungo termine”.
Non solo, considerando sempre i dati empirici, il Giudice ha ribadito un dato che in questi mesi e in svariate occasioni è stato specificato da alcuni esperti, ma che è stata ignorato: “i vaccini attualmente disponibili contro l’infezione da Sars-Cov-2 non valgono ad evitare il contagio: trattasi di aspetto che può considerarsi notorio alla luce dello sviluppo della situazione epidemiologica e confermato dalle indicazioni terapeutiche dei vaccini, desumibili dai fogli illustrativi”.
Ad ammetterlo è stato anche il Ministero della Salute islandese. Il ministro della Salute Willum Þór Þórsson, infatti, ha revocato tutte le restrizioni pubbliche dovute alla pandemia di COVID-19 già a partire dallo scorso 25 febbraio.
“La diffusa resistenza della società al COVID-19 è la via principale per uscire dall’epidemia. Per raggiungere questo obiettivo il maggior numero possibile di persone deve essere infettato dal virus poiché i vaccini non sono sufficienti, anche se forniscono una buona protezione contro malattie gravi”. Secondo l’Islanda la via d’uscita da questa pandemia è un’immunità di gregge diffusa contro il COVID-19, ovvero un’infezione fino all’80% della popolazione.