Russia-Ucraina: stiamo osservando un fratricidio istigato da Satana?
di Andrea Rossi
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DIFFICILE NON VEDERE IN TUTTO QUESTO L’OMBRA SCURA DEL GRANDE DIVISORE, L’OPERA DI UNA POTENZA VELENOSA, MALIGNA, FEROCE, CHE HA TRASCINATO GIOVANI E GIOVANISSIMI SOLDATI CRISTIANI ORTODOSSI AD AMMAZZARE UOMINI, DONNE E BAMBINI CRISTIANI UNIATI E FARSI AMMAZZARE A LORO VOLTA IN UN CONFLITTO INESCUSABILE
Pare incredibile che nessuno dei tanti opinionisti, studiosi, esperti, politologi presenti in questi giorni nelle cronache mediatiche con le loro pensose riflessioni sulla guerra in Ucraina, abbia espresso un concetto evidente da subito: stiamo osservando un fratricidio.
E non tanto e non solo perché tutti gli uomini sono fratelli, ma perché ucraini e russi sono fratelli di fede cristiana: uno scandalo enorme, un sacrilegio, la mortificazione infinita di decenni di dialogo fra confessioni sorelle, voluto e cercato da ogni pontefice dai tempi del concilio vaticano secondo; un paese, la Russia che dopo aver sperimentato l’ateismo di stato e le persecuzioni omicide nei confronti del clero e dei credenti, finiti a centinaia di migliaia nei “Gulag” per preservare le proprie tradizioni, invade una nazione che ha altrettanto patito per conservare una fede intensamente vissuta ad ogni livello e in ogni strato sociale.
Difficile per uno studioso di ispirazione cattolica non vedere in tutto questo l’ombra scura del Grande Divisore, l’opera di una potenza velenosa, maligna, feroce, che ha trascinato giovani e giovanissimi soldati cristiani ortodossi ad ammazzare uomini, donne e bambini cristiani uniati e farsi ammazzare a loro volta in un conflitto incomprensibile, inscusabile.
Una guerra in cui gli aggrediti e gli aggressori sono legati da tradizioni e culture secolari, da un vincolo comune di storia spezzato brutalmente, creando un solco, un abisso che si fatica a immaginare come possa essere colmato. Perché questa è la domanda fondamentale ancora non pronunciata dagli “esperti” che hanno invaso radio, tv e web in questi giorni: e dopo? Come si ricostruiranno le relazioni interrotte, i legami spezzati? Come verranno elaborati i lutti di un popolo, quello ucraino, che non meritava tutto questo, e che deve essere sostenuto, i cui profughi vanno accolti e abbracciati? Cosa possiamo fare per il futuro di una nazione che, a parte un manipolo di esaltati, desidera solo pace senza vendetta (parola mai pronunciata da nessuno, ricordiamolo) e tornare alla vita di prima?
A queste domande occorrerebbe iniziare fin d’ora a cercare di dare risposte. E risposte “dal basso”, dal popolo di Dio, quel popolo così disprezzato e bistrattato dalle ideologie radicali e laiciste maggioritarie nel governo dell’Europa; ideologie che proprio in Ucraina hanno mostrato un colossale fallimento diplomatico, culturale, umano, non riuscendo a disinnescare per via diplomatica una guerra che si respirava da mesi, se non da anni.
Nella disgrazia, l’unico lume di speranza è vedere la solidarietà cristiana dei paesi confinanti, dalla Polonia alla piccola e povera Moldavia, e quella espressa nelle nostre diocesi, animata da migliaia di famiglie pronte ad accogliere oggi, e chiamate a pensare al domani di questi nostri fratelli, sorelle, figli.