Stiamo precipitando nella stagflazione. E il governo degli incompetenti di Draghi non trova soluzioni!
di Angelica La Rosa
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LA GUERRA, LE SANZIONI ALLA RUSSIA, L’AUMENTO DEI PREZZI DELLE MATERIE PRIME E DEI PRODOTTI ENERGETICI POTREBBERO “RENDERE PRESSOCHÉ INEFFICACI PERSINO I 235 MILIARDI DI EURO DI INVESTIMENTI PREVISTI NEI PROSSIMI ANNI DAL PNRR”
La stagnazione economica accompagnata da alta inflazione e disoccupazione è tecnicamente chiamata “stagflazione”.
Il rischio che la nostra economia italiana stia scivolando lentamente verso la tempesta perfetta della stagflazione a causa delle conseguenze del conflitto Russia-Ucraina, è molto elevato e, infatti, è dei giorni scorsi l’allarme della Cgia di Mestre.
La guerra, le sanzioni alla Russia, l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici potrebbero “rendere pressoché inefficaci persino i 235 miliardi di euro di investimenti previsti nei prossimi anni dal Pnrr”.
“Il rischio non è immediato, ma il pericolo che la nostra economia stia scivolando lentamente verso questa tempesta perfetta è molto elevato. Stiamo parlando della stagflazione, un termine ai più sconosciuto, anche perché si manifesta raramente, ovvero quando ad una stagnazione economica si affianca un’inflazione molto alta che fa impennare il tasso di disoccupazione”, spiegano dall’Ufficio studi della CGIA.
Un quadro economico terribile che potrebbe verificarsi anche in Italia, così come già è successo nella seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso. Non nel 2022, anche se il trend sembra essere segnato: le difficoltà legate alla post-pandemia, gli effetti della guerra in Ucraina, le sanzioni economiche alla Russia, l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici rischiano, nel medio periodo, di spingere l’economia verso una crescita pari a zero, con una inflazione che si avvierebbe a sfiorare le due cifre. Uno scenario che potrebbe rendere pressoché inefficaci persino i 235 miliardi di euro di investimenti previsti nei prossimi anni dal PNRR.
Contrastare la stagflazione è un’operazione estremamente complessa. Per invertire la spinta inflazionistica, gli esperti sostengono che le banche centrali dovrebbero contenere le misure espansive e aumentare i tassi di interesse, operazione che consentirebbe di diminuire la massa monetaria in circolazione. “E’ evidente che avendo un rapporto debito/Pil tra i più elevati al mondo, con l’aumento dei tassi di interesse l’Italia registrerebbe un deciso incremento del costo del debito pubblico. Altresì, bisognerebbe intervenire simultaneamente almeno su altri due versanti: in primo luogo, attraverso la drastica riduzione della spesa corrente e, in secondo luogo, con il taglio della pressione fiscale, unici strumenti efficaci in grado di stimolare i consumi e per questa via alimentare anche la domanda aggregata di beni e servizi. Operazioni, queste ultime, non facili da applicare in misura importante, almeno fino a quando non verrà “rivisto” il Patto di Stabilità a livello europeo”.
Oltre al bisogno di tagliare le tasse e la spesa corrente sarebbe da attenzionare anche la spirale “prezzi-salari”
Su 992 contratti di lavoro depositati presso l’Archivio nazionale dei contratti pubblici e privati del CNEL, al 31 dicembre scorso 622 risultavano scaduti (il 62,7 per cento). La Cgia di Mestre ha segnalato che solo nella seconda parte del 2021, le associazioni datoriali assieme alle sigle sindacali ne hanno rinnovati 363. E’ evidente che con un numero elevato di contratti da rinnovare, le “responsabilità” in capo alle parti sociali saranno importantissime.
“Con un’inflazione che quest’anno sfiorerà il 4 per cento, dobbiamo assolutamente evitare di alimentare la spirale ‘prezzi-salari’ che verso la fine degli anni ’70 contribuì a far schizzare il caro vita a un livello superiore addirittura al 20 per cento. Così come in parte già si sta facendo, con il rinnovo dei contratti nazionali va sviluppata maggiormente la contrattazione di secondo livello (territoriale o aziendale), potenziando, in particolar modo, il ricorso al welfare aziendale. Un istituto, quest’ultimo, che può svolgere un ruolo importante nel calmierare il caro-vita e allo stesso tempo gratificare, a costi più contenuti di quelli offerti dal mercato, i bisogni di beni e servizi dei lavoratori e/o delle loro famiglie”, spiegano dalla Cgia.
Come era prevedibile, dopo più di due settimane dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, preoccupa moltissimo l’escalation dei prezzi delle materie prime. I prezzi delle principali materie prime sono schizzati all’insù, provocando non pochi problemi a tantissime imprese, molte delle quali erano già fiaccate dagli effetti della pandemia che aveva contribuito a diminuire enormemente l’offerta di una buona parte di questi materiali. Della dozzina di voci monitorate, quella che tra il 23 febbraio scorso e la metà di marzo ha subito la variazione di prezzo più importante è stato il nickel (+93,8 per cento). Seguono il gas (+48 per cento), il granoturco (+30,3 per cento), il frumento tenero (+29,2 per cento), l’acciaio (+25,1 per cento) e il petrolio (+16,3 per cento). Con variazione negativa, invece, scorgiamo il piombo (-1,3 per cento) e lo stagno (-2,1 per cento).
Cliccando su questo link è possibile leggere tutto il documento della Cgia di Mestre.
Se abbiamo la benzina a 2,50€ al litro, Di Maio come ministro degli Esteri, Speranza al ministero della Salute e Mario Draghi, un incompetente nel campo della politica (forse esperto di finanza ma certo non di diplomazia) a capo del governo, mentre vige ancora l’infame tessera verde (chiamato eufemisticamente Green Pass), evidentemente un motivo c’è ed è tutto meritato!
*Foto di copertina tratta da Visione Tv