Le vere vittime delle guerre non sono coloro che “muovono gli scacchi”

Le vere vittime delle guerre non sono coloro che “muovono gli scacchi”

di Gian Piero Bonfanti

LA TIFOSERIA DA STADIO NON GIUSTIFICATA PRO RUSSIA O PRO UCRAINA FA COMPRENDERE IL CONDIZIONAMENTO PSICOLOGICO AL QUALE SIAMO STATI QUOTIDIANAMENTE SOTTOPOSTI

Ci giungono richieste di “spendere qualche parola di conforto per le persone ucraine che stanno soffrendo”. Ci viene chiesto di non restare con gli occhi chiusi e di non dimenticare che ci vuole umanità. Questi appelli sono assolutamente legittimi, tanto quanto lo sono quelli nei confronti della popolazione filo-russa che sta vivendo una tragedia umana da otto anni a questa parte nelle regioni ucraine controllate da truppe estremiste locali.

Purtroppo la situazione oggi è degenerata, è divenuta incontrollabile ed a farne le spese sono proprio tutte quelle persone che con la guerra non vorrebbero aver nulla a che fare. Sappiamo che i conflitti generano un’innumerevole quantità di vittime, a partire da chi perde la vita, la casa, gli amici, e tutto quello che fino al giorno prima considerava scontato, e che purtroppo ora non lo è più.

Le tragedie umane, che sono all’ordine del giorno durante un periodo di guerra, sono inimmaginabili, a maggior ragione se il conflitto diventa fratricida e si sviluppa tra la gente comune, tra coloro che non vorrebbero la guerra, che non sono pagati per farla e che non ne hanno le capacità di farla.

L’aspetto orribile è l’odio sempre in costante aumento tra una parte della popolazione e l’altra, quasi come se nascesse la convinzione che una parte potesse avere più diritto a vivere rispetto ad un’altra.

Anche tutta questa tifoseria da stadio non giustificata fa comprendere il condizionamento psicologico al quale siamo stati quotidianamente sottoposti. Si sentono commenti contro persone russe, per esempio, che non sono giustificati, come non sono giustificate le discriminazioni dettate da una presa di posizione politica contro persone che non hanno responsabilità in tutto ciò che sta accadendo.

E’ necessario considerare preventivamente quali sono le cause che hanno portato alla crisi attuale ed a quel punto siamo chiamati ad esprimere un parere, sempre ricordandoci però che le vere vittime non sono coloro che “muovono gli scacchi”.

Il cristiano deve saper amare ed agire per il bene, cercando la verità ed analizzando quanto accade nel mondo. Come scritto da papa Benedetto XVI nell’enciclica “Caritas in veritate” c’è infatti uno stretto collegamento tra verità e carità: “la verità è luce che dà senso e valore alla carità”. Difendere la verità, proporla con umiltà e convinzione e testimoniarla nella vita sono pertanto forme esigenti e insostituibili di carità.

Per rispondere in sintesi a coloro che richiamano l’attenzione sulla tragedia umana che si sta spendendo in Ucraina, potremmo dire che come cristiani siamo vicini alla popolazione tutta, sia che sia russa sia che sia ucraina, ma che sicuramente prendiamo le distanze da tifoserie da stadio in un contesto delicato come quello attuale.

Siamo altresì certi che una politica belligerante, che auspica l’invio di armamenti nella ricerca di una ipotetica pace, sia controproducente e porti ad un risultato opposto al fine dichiarato. La pace non si ottiene di certo con le armi.

 

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