Quegli incontri tra un medico e un sacerdote presso l’Istituto Nazionale Tumori di Milano
di Angelica La Rosa
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UN DIALOGO AUTENTICO, APPASSIONATO, LUCIDO SUL TEMA DELLA SPIRITUALITÀ NELLA CURA
Tra un medico e un presbitero che si incontrano, ogni mattina, nei corridoi di uno dei più importanti ospedali d’Italia – l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – è nato un dialogo autentico, appassionato, lucido sul tema della spiritualità nella cura.
Di che cosa ha bisogno l’ammalato che soffre e che intravede l’avvicinarsi dell’ultima soglia?Esiste la possibilità di un’alleanza tra medicina e spiritualità, in una realtà sanitaria sempre più tecnologica e standardizzata su grandi numeri ed efficienza delle prestazioni?
Con un’analisi rigorosa dei sistemi ma anche dei bisogni profondi espressi dai pazienti e dalle famiglie, Carlo Alfredo Clerici (medico specialista in psicologia clinica e psicoterapeuta) e Tullio Proserpio (presbitero dell’Arcidiocesi di Milano), in “La spiritualità nella cura. Dialoghi tra clinica, psicologia e pastorale” (Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2022, pp. 208, euro 18) sottolineano che è possibile inaugurare nuovi percorsi di formazione, nuovi modelli di collaborazione e nuove routine nelle équipe sanitarie, in cui l’ascolto e la presa in carico della dimensione spirituale del paziente diventano un elemento capace di sostenere nei momenti più difficili e di offrire prospettive alla domanda di senso che accompagna ogni essere umano.
Nella prefazione al libro Papa Francesco ha scritto che quello affrontato da Clerici e Proserpio è «un tema certamente attuale, sempre più coinvolgente e che interpella e positivamente stimola quanti si riconoscono nella fede cristiana a porre quelle domande vere che abitano il cuore di ciascuno. Sappiamo di non avere risposte pienamente persuasive davanti a questi grandi interrogativi, soprattutto vicino al letto dei pazienti stessi. Anche questa è una forma di povertà, ma proprio perché ci riconosciamo poveri, ci rivolgiamo alla parola sempre buona e promettente del Vangelo, capace di aprire il nostro cuore alla speranza, quella speranza grande che attraversa il cuore di chi percorre il cammino dell’esistenza».
Già il titolo del libro, rileva il Santo Padre, «pone un argomento particolarmente delicato e importante, quale la spiritualità nel momento della malattia [ed] evidenzia un segnale certamente positivo di attenzione da parte della comunità scientifica che riconosce, per il bene dei pazienti, dei familiari, oltre che dello stesso personale, un aiuto come quello spirituale, che forse in questi ultimi anni è stato un po’ trascurato. Come è opportunamente sottolineato, da parte di quanti sono o saranno coinvolti in questo settore così specifico, occorre un’adeguata preparazione e formazione sul campo, cioè concretamente vicino al letto delle persone ammalate, per essere in grado di muoversi in profonda sinergia con l’intera comunità curante».
Due anni di gestione dura della pandemia da Covid-19 negli ospedali, conclude il Pontefice, hanno «sottolineato con forza la necessità di non lasciarsi trascinare da sole logiche economiche, incapaci di soddisfare pienamente i profondi bisogni dell’uomo. L’attenzione alla prospettiva spirituale aiuta a rispondere, in sintonia con le altre realtà coinvolte, a questa domanda. Proprio lo sguardo dalla periferia della condizione umana, segnata dalla precarietà dell’esistenza, favorisce la costruzione di quei ponti necessari a non dimenticare l’umano che ci caratterizza e a individuare sempre nuovi, spesso imprevisti percorsi».