La camicia insanguinata del beato Livatino in pellegrinaggio per l’Arcidiocesi di Agrigento

La camicia insanguinata del beato Livatino in pellegrinaggio per l’Arcidiocesi di Agrigento

di don Antonio Nuara

LA RELIQUIA DEL GIUDICE LIVATINO E’ UNA DENUNCIA EVANGELICA, MA, SOPRATTUTTO, UN MESSAGGIO DI TESTIMONIANZA DI VITA. LA NOSTRA “BEATITUDINE” SARA’ IMITARLO E NON LASCIARCI MAI AGGUANTARE DAI TENTACOLI DELLA “PIOVRA” DEL MALE

Venne soprannominato, ingiustamente, “Il Giudice Ragazzino”. Il beato Rosario Angelo Livatino è nato il 3 ottobre del 1952, è stato assassinato dalla “Stidda” il 21 settembre del 1990 ed è stato beatificato dalla Chiesa Cattolica il 9 maggio del 2021.

PERCHE’ E’ STATO UCCISO?

Non perché inesperiente, come con leggerezza aveva detto il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, definendolo “ giudice ragazzino”, ma perché era un giudice onesto che, illuminato dalla sua fede vera e viva di cristiano, aveva rispetto per la Legge, rispetto dell’uomo, anche se delinquente. Di lui tutti dicevano: “non si lascia corrompere”. Viveva la sua fede nutrendola giornalmente con la Messa e la Comunione e la testimoniava concretamente in tutto quello che lui faceva. Dopo la sua morte, si trovò la spiegazione della sigla “STD” che si trovava in tutti i suoi documenti: Sub Tutela Dei (Sotto la Tutela di Dio). Spesso affermava: “dobbiamo essere credenti, ma credibili”. Per questo era un personaggio “scomodo”, soprattutto alla mafia, e che bisognava eliminare. Il compito fu affidato alla “Stidda”, una delle ramificazioni della Cupola mafiosa agrigentina. I suoi killers lo freddano il 21 settembre 1990 sulla Strada Statale 604 Caltanissetta-Agrigento, nei pressi del capoluogo agrigentino.

PERCHE’ LA SUA CAMICIA INSANGUINATA E’ IN PELLEGRINAGGIO PER I PAESI DELL’ARCIDIOCESI AGRIGENTINA ?

– Non è un “gingillo” che si porta per strappare un applauso o un semplice consenso ma è la “testimonianza” di un uomo che ha scelto di essere onesto e servitore fedele dello Stato nel ramo della Giustizia, sapendo che saranno “beati” quelli che hanno fame e sete di essa, evangelicamente intesa (Vangelo di Matteo, capitolo 5° versetto 6). Il beato Livatino ha saputo ben amalgamare le due realtà di cittadino e credente.

COSA VUOLE DIRE OGGI A NOI IL BEATO ROSARIO ANGELO LIVATINO?

Anche se “umani”, abbiamo tutti il dovere di osservare le leggi: dispiace che ci siano, e in molti, Amministratori e Giudici corrotti o che, a tutti i livelli, si lasciano corrompere con guadagni illeciti. Ai giovani bisogna inculcare la “legalità” non solo a parole, ma con i fatti, creando per loro le giuste opportunità per crescere con dignità; rispettando sempre le leggi; eliminando i disservizi e facendo funzionare bene tutti i servizi che lo Stato e le varie Amministrazioni devono erogare ai cittadini; offrendo a tutti opportunità concrete di lavoro onesto, eliminando il lavoro nero, rifuggendo dalle raccomandazioni. A ciascuno di noi: voi siete i primi responsabili della vostra vita e della sua gestione. I responsabili delle vostre azioni siete sempre voi. Non potete dare la colpa agli altri. Questi ultimi hanno il dovere di darvi esempi positivi, ma se non ve li danno, non vuol dire che siete autorizzati ad essere delinquenti o a comportarvi negativamente. Il poeta latino Orazio scriveva: “Ognuno è protagonista della sua vita”.

CHIEDIAMOCI…

1) Esiste la mafia anche nella nostra città? Purtroppo la risposta è “Sì”.
2) Esiste il “brodo” mafioso? Esiste anche questo.
Il “brodo” mafioso è una definizione di Padre Pino Puglisi, anche lui ucciso dalla mafia, quella palermitana. E sono tutte le forme di illegalità e le disfunzioni presenti nel territorio italiano e nei vari apparati dello Stato che offriamo ai giovani che non vedendo sbocchi positivi, allettati da un facile guadagno, diventano gregari delle varie cosche.

 

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