Volodymyr Zelensky, chi era costui?
di Diego Torre
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IL PRESIDENTE UCRAINO SOSTIENE LA DISTRIBUZIONE GRATUITA DELLA CANNABIS, L’ABORTO, LA LEGALIZZAZIONE DELLA PROSTITUZIONE E DEL GIOCO D’AZZARDO. COME PUTIN DOVREBBE DARE UNA LETTURA AL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA, IN PARTICOLARE IL NUMERO 2309 CIRCA I LIMITI DELLA LEGITTIMA DIFESA DEGLI STATI…
Ebreo di madrelingua russa, Volodymyr Zelensky, laureato in Giurisprudenza, si è buttato nel mondo dello spettacolo creando la casa di produzione Kvartal 95. Particolarmente fortunata (a parte alcune sue altre oscene esibizioni) è stata la trasmissione Tv in cui interpreta la parte di un giovanissimo professore che viene eletto presidente dell’Ucraina.
La serie ha avuto un enorme successo in un paese flagellato dalla corruzione e in cui era svanita ogni fiducia nella politica. Fu così facile nel 2018, per alcuni dipendenti di Kvartal 95, alcuni dei quali poi diventati membri dell’amministrazione presidenziale, fondare un partito politico con lo stesso nome dello show e portare alla presidenza (con lo zampino di qualche gruppo d’élite internazionale?) lo stesso Zelensky un anno dopo. Sembra una favola, ma sono impressionanti le analogie con Beppe Grillo ed il movimento 5 Stelle.
Una delle promesse centrali della campagna elettorale di Volodymyr era stata quella di porre fine alla guerra nel Donbass, ma evidentemente le cose non sono andate così. Oggi Zelensky dà l’immagine (ben reclamizzata dai media occidentale) del padre della patria pronto a morire con tutta la sua famiglia per difendere l’onore e la vita stessa del suo popolo.
In verità le sue continue richieste d’aiuti militari, di ingressi nella UE e nella Nato, di previsione di una terza guerra mondiale attentano proprio alla vita degli ucraini. La distribuzione di armi ai civili (quali civili? E per quale fine verranno usate?) può avallare una reazione russa non limitata agli uomini in uniforme. Grideremo allora alla barbarie di Putin o dovremo ammettere che un combattente non in uniforme, e quindi irriconoscibile, non può godere delle garanzie riservate ad un soldato, come le leggi internazionali di guerra prevedono?
Forse il presidente ucraino, vista l’inesistenza di un sostegno militare diretto dell’occidente, che nessuno peraltro ha mai promesso, dovrebbe rifare i suoi conti, proprio per amore del suo popolo. Egli non è cattolico, e sostiene la distribuzione gratuita di cannabis medica, l’aborto gratuito e la legalizzazione della prostituzione e del gioco d’azzardo. Ma una lettura al Catechismo della Chiesa Cattolica, in particolare il numero 2309, circa i limiti della legittima difesa degli stati, dovrebbe farla.
“Si devono considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale. Occorre contemporaneamente:
— che il danno causato dall’aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo;
— che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci;
— che ci siano fondate condizioni di successo;
— che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione”.
Dovrebbe leggerlo anche Putin che ha mosso i carri armati per difendere la Russia dall’accerchiamento operato dalla NATO, allargatasi verso est. Anche egli si ritiene in condizione di legittima difesa.
Ed entrambi dovrebbero riflettere su quanto ha ribadito il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin: “Le aspirazioni di ogni paese e la loro legittimità devono essere oggetto di una riflessione comune, in un contesto più ampio”. Una frase che da sola mostra la soluzione del conflitto. Se il mondo premesse fra i contendenti in tal senso, anziché abbandonarsi a tifoserie da stadio, si costruirebbe la pace.