Un “tempo sacramentale” che mira a lasciare un’orma profonda nel popolo cristiano
di Giuliva Di Berardino*
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IL TEMPO LITURGICO DELLA QUARESIMA: ORIGINE E SVILUPPI
Nella liturgia il tempo di Quaresima è sempre stato caratterizzato come uno dei « tempi forti » dell’anno liturgico, definito anche “tempo sacramentale” della Chiesa, in quanto mira a lasciare un’orma profonda nel popolo cristiano, in cammino verso la Pasqua.
La Quaresima che noi celebriamo oggi potremmo dire che nasce da una sintesi di un triplice itinerario stabilito dalla Chiesa antica, che qualifica questo tempo di grazia come un percorso ascetico e sacramentale del popolo cristiano. I tre itinerari che si combinano tra loro sono rispettivamente:
Il primo itinerario che veniva considerato come caratterizzante la quaresima antica è la preparazione dei catecumeni al battesimo, che venivano accompagnati da tutta la comunità cristiana attraverso la preghiera e il digiuno quaresimale fino alla notte di Pasqua in cui veniva celebrato il battesimo dei nuovi credenti, fonte di rinnovamento della stessa comunità cristiana. Nel corso della Quaresima i catecumeni svolgevano diversi passaggi: innanzi tutto essi venivano iscritti nel libro degli eletti, attraverso il rito di elezione celebrato dal vescovo. In questo rito l’eletto poteva scegliere un nome nuovo per il battesimo, se lo desiderava e dichiarare alla comunità la persona che aveva scelto come padrino o madrina, quindi come garante e custode, davanti a tutta la comunità, della sua fede. Ma nel corso della Quaresima i catecumeni svolgevano anche gli altri passaggi necessari a manifestare un cambiamento di vita per aderire alla fede cristiana, passaggi che erano di natura rituale e liturgica, e che definivano pian piano nell’eletto una coscienza credente. Si susseguivano, quindi le diverse tappe dette “scrutini” (con le consegne del Credo e del Padre Nostro), “esorcismi” (benedizioni con l’unzione con l’olio detto “dei catecumeni” per ricevere la forza di cambiare vita e resistere alle seduzioni del male e altre benedizioni che accompagnavano gli eletti, fino al battesimo.
Il secondo itinerario che si riscontra dalla tradizione liturgica della Chiesa fin dall’antichità e che era proprio del tempo di Quaresima è quello della penitenza pubblica, un percorso destinato ad avere più successo nel corso dei secoli rispetto al precedente, perché il senso penitenziale del tempo di Quaresima si intensificò quando venne meno il ricorso al battesimo degli adulti e anche alla diffusione della fede cristiana, per cui il catecumenato scomparve, almeno nella struttura che si era stabilita inizialmente. Tuttavia, insieme al catecumenato e alla struttura dell’itinerario battesimale della Quaresima, intorno al IX secolo scomparve anche l’ordo penitentium, dato che si introdusse, grazie anche alla diffusione del monachesimo, l’uso di vivere la penitenza non più in forma pubblica ma in forma privata, spesso infatti si preferiva farsi accompagnare personalmente, in forma privata, da un monaco o una monaca alla penitenza e non più viverla in modo pubblico.
La Quaresima allora divenne semplicemente il percorso intenso e penitenziale dell’intera comunità cristiana che si preparava alla Pasqua, così come lo viviamo oggi.
Da questa analisi storico-rituale del tempo di Quaresima, comprendiamo che esiste una coerenza di fondo che accompagna questo tempo e che lo rende un tempo che la liturgia non esita a chiamare « segno sacramentale » (Coll. dom. I), cioè periodo sacro di salvezza e segno della grazia di Cristo per volontà della Chiesa. Tuttavia, questo triplice itinerario interdipendente, ha come punto comune il tempo, che si fissa in quaranta giorni, inteso periodo di prova e di tentazione, di esodo, come quello che visse il popolo ebraico per 40 anni, ma che hanno avuto compimento nei 40 giorni che il Signore volle trascorrere nel deserto, più che per una solidarietà con l’essere umano, come scrive sant’Agostino, «per insegnarci come ottenere la vittoria» (Commento sui Salmi 60,3).
La Quaresima è dunque un vero sacramentale messo a disposizione dell’intera comunità cristiana, perché riviva e rinnovi ogni anno il passaggio dalla morte alla vita, dalla schiavitù del peccato alla libertà dei figli di Dio (cfr. Rm 8,21), ottenuta, un giorno, nel battesimo di ciascuno (cfr. Rm 6,3-11; Col 2,12). Questa dimensione pasquale e battesimale fu messa in rilievo solo a partire dal Concilio Vaticano II, dato che prima il carattere penitenziale, come è stato detto, ha prevalso sul percorso battesimale. Il Concilio Vaticano II invece, riporta alla luce anche il valore battesimale, come è scritto in Sacrosantum Concilium 109, dove si parla del duplice carattere della Quaresima, che si concretizza sia nel ricordo o nella preparazione al battesimo, sia nella pratica della penitenza. Questo duplice percorso del tempo di Quaresima, valorizzato dal documento conciliare sulla liturgia Sacrosantum Concilium, invita i fedeli all’ascolto più frequente della parola di Dio e alla preghiera perché possano celebrare, ogni anno più in profondità, il mistero pasquale.
* Teologa