Potere alle donne? Facciamole nascere…
a cura di Angelica La Rosa
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OGNI ANNO NEL MONDO L’ABORTO UCCIDE MILIONI DI DONNE NEL GREMBO MATERNO SOLO PERCHÉ DONNE. PERCHÉ LE FEMMINISTE NON PROTESTANO CONTRO GLI ABORTI SELETTIVI?
«Come per ogni essere umano, il primo diritto di una donna è quello alla Vita. Ogni anno nel mondo l’aborto stermina milioni di donne nel grembo materno solo perché sono donne. Perché le femministe non protestano? Che potere e quali diritti potremo mai dare alle donne se, prima, non le facciamo nascere? L’uguaglianza di genere inizia nell’utero. Noi siamo dalla parte delle donne al 100%, comprese quelle che devono ancora nascere», così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia, in occasione della Giornata Internazionale della Donna che si terrà martedì prossimo 8 marzo.
«Con le affissioni che abbiamo realizzato nei giorni scorsi – aggiunge l’attivista cattolico –, riportavamo sui manifesti il messaggio: “Potere alle donne? Facciamole nascere!“, con l’immagine stilizzata di un bimbo nel grembo materno. Rispediamo al mittente l’accusa di essere “nemici” delle donne rivolta a Pro Vita & Famiglia lo scorso 10 febbraio durante un’audizione al Parlamento Europeo. Contro le donne è chi tollera in silenzio lo sterminio di milioni di loro tramite aborti selettivi, o chi le abbandona alla disperazione e alla solitudine quando scoprono di essere incinte e non hanno mezzi per portare avanti la gravidanza. Contro le donne è chi le incoraggia ad abortire tacendo i traumi fisici e psicologici dell’aborto. Le donne meritano di più della solitudine dell’aborto, che è sempre una sconfitta: questo il nostro messaggio e il nostro impegno».
Come già accaduto in passato, la visibilità dei manifesti dell’associazione cattolica è durata solo poche ore. In questo caso è stata Monica Lucarelli, assessore alle Attività produttive e Pari opportunità della Giunta guidata da Roberto Gualtieri (Pd), a farle rimuovere venerdì scorso «per violazione dell’articolo 12 bis sul regolamento per le affissioni». Tale disposizione, infatti, vieta «l’esposizione pubblicitaria il cui contenuto contenga stereotipi e disparità di genere, veicoli messaggi sessisti, violenti o rappresenti la mercificazione del corpo femminile e il cui contenuto sia lesivo del rispetto delle libertà individuali e dei diritti civili e politici».
«Siamo pronti a denunciare il Comune di Roma in sede penale per il reato di asportazione, distruzione o deterioramento di stampati» ha replicato Coghe, il quale ha obiettato la nuova violazione del diritto costituzionale alla libertà di espressione. «Le nostre affissioni – ha affermato il portavoce di Pro Vita & Famiglia – sono prodotti di stampa tutelati a tutti gli effetti dall’art. 21, comma 2 della Costituzione e dalle norme in materia, che il Comune deve rispettare. Difenderemo la nostra libertà di espressione in tutte le sedi giudiziarie». Oltretutto prima della rimozione da parte del Comune alcuni dei manifesti erano stati imbrattati da sedicenti “collettivi femministi”.
«Secondo l’Assessore Lucarelli – prosegue Coghe – i nostri manifesti violerebbero i regolamenti comunali per il loro contenuto violento, sessista e lesivo della dignità e dei diritti personali. Cosa c’è di offensivo nel chiedere che al mondo nascano più donne? A Roma è vietato ogni discorso anche solo indirettamente collegato all’aborto? Queste sono censure degne di un regime totalitario. Il Sindaco Gualtieri freni gli istinti autoritari dell’estrema sinistra o il Comune ne risponderà in tutte le sedi giudiziarie: penale, civile e amministrativa. Noi andremo avanti».