Lo scrittore che sussurra ai ragazzi… e agli adulti

Lo scrittore che sussurra ai ragazzi… e agli adulti

di Pietro Licciardi

FABRIZIO ALTIERI, AUTORE DI LIBRI PER RAGAZZI, CHE IN MODO LIEVE, TALVOLTA COMICO, RACCONTA SENZA BUONISMO IPOCRITA UN ALTRO MODO DI VIVERE

In Italia si legge poco; e per fortuna verrebbe da dire, considerato quello che si trova in libreria, ma non mancano le eccezioni.

Le storie di Fabrizio Altieri – ingegnere pisano che insegna materie tecniche in un istituto professionale – sono una di queste eccezioni. I suoi libri infatti hanno una ristampa l’anno e ciascuna vende in media duemila copie, quando in genere un libro ne vende, se va bene, qualche centinaio ed è considerato un successo editoriale se arriva a tremila. Ma, cosa più importante è che i suoi sono libri dallo stile lieve, talvolta comico e scanzonato, che riescono a mostrare che la vita può essere migliore di quel che ci si aspetta, senza indulgere in un buonismo ipocrita e fastidioso, oggi tanto in voga.

Quando e perché si è dato alla scrittura?

«A quindici anni mio padre, che non era uno scrittore, mi disse che aveva dei racconti nel cassetto ma uno non riusciva a terminarlo. Chiese se volevo farlo io. Lì per lì mi sembrò una richiesta strana, però lo feci e vidi che il racconto era venuto bene; soprattutto mi era piaciuto scriverlo, così mi dissi che se mi fossero venute altre idee avrei scritto ancora. Mi sono venute».

Come è arrivato a pubblicare il suo primo libro?

«Avevo scritto già alcuni racconti e un romanzo comico: Il caso Cicciapetarda, ma non avevo mai mandato questi manoscritti a un editore; li tenevo nel cassetto. Feci leggere il romanzo al mio amico Massimo Trocchi, libraio di Pisa, a cui piacque molto e a sua volta lo inviò alla Società Editrice Fiorentina. Il romanzo piacque, lo pubblicarono e grazie a questi amici è cominciata l’avventura».

Come definirebbe il suo genere?

«Non ho un genere specifico, scrivo libri che vengono definiti “per bambini” e “per ragazzi”, ma io penso che i libri si distinguono solo in “belli” o “brutti”. Ovviamente i miei appartengono alla prima categoria».

Per quale pubblico scrive?

«Mi rivolgo a chiunque trovi piacere nel leggere e anche a chi non ce lo trova e magari grazie a un mio libro lo scopre. I miei lettori per lo più sono bambini e ragazzi, ma anche i loro genitori a volte scrivono per dirmi che hanno amato i miei libri».

C’è qualche autore a cui si è ispirato o si ispira?

«Amo i libri di Salgari, Dino Buzzati, Stephen King e tutta la fantascienza americana. In realtà non mi ispiro in maniera conscia ai miei scrittori preferiti, ma nei miei libri credo che si sentano, eccome».

Una volta ha raccontato di una ragazzina che leggendo i suoi racconti trovava un po’ di serenità durante le sedute di chemioterapia…

«Sì, è stata una testimonianza che mi ha colpito molto. Mi ha fatto capire che un libro non è solo una serie di pagine scritte, ma può cambiare la vita delle persone. Un altro episodio me lo ha scritto una maestra qualche anno fa. Nel mio libro C’è un ufo in giardino! (Il Battello a Vapore) si parla di una ragazzina che è allergica a tutto e deve vivere in una serra, ma per uscire deve mettersi una tuta di cui si vergogna. C’è una scena in cui i suoi amici, una volta che lei deve uscire, si mettono una tuta come la sua per solidarietà. Ebbene, nella classe di questa maestra c’era una bambina malata di leucemia e doveva andare in classe con la mascherina vergognandosi molto. Quando i suoi compagni di classe ebbero finito di leggere il mio libro si presentarono tutti a scuola con la mascherina. Mi commuovo ancora adesso a pensarci».

Lei come si definirebbe?

«Sono un insegnante che ama il suo lavoro e uno scrittore che ha la fortuna di essere pubblicato. Nessuna delle due cose è scontata».

Qual è il suo ultimo libro?

«Si intitola Volevo solo dipingere i girasoli ed è pubblicato da “Il Battello a Vapore”. E’ per i ragazzi delle scuole secondarie ed è ambientato in Italia durante la Seconda guerra mondiale. Narra di una ragazzina, Erica, che essendo ebrea viene braccata dai nazisti. Due ragazzini la nascondono e scoprono che sa dipingere benissimo. Erica non parla, ma ha un talento quasi magico: è bravissima a immaginare e dipingere come doveva essere un luogo prima che la guerra ci passasse. Ne nascerà un’amicizia che andrà oltre le barriere imposte dalla guerra».

Quanti sono i suoi lettori?

«È difficile rispondere perché i libri per bambini e ragazzi sono ciclici a differenza di quelli per adulti che di solito durano sì e no sei mesi in libreria, vendono quel che vendono e poi spariscono. Per i miei libri in realtà non c’è una media; per esempio il mio primo libro con una grossa casa editrice, C’è un ufo in giardino!, uscito nel 2014 è alla decima ristampa e ogni ristampa sono 2000 copie. Più o meno di quasi tutti i miei libri esce una ristampa l’anno e i numeri sono quelli».

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