Don Samuele Pinna: “cosa c’entra la cultura russa con la guerra? Siamo alla follia dettata dal politicamente corretto”

Don Samuele Pinna: “cosa c’entra la cultura russa con la guerra? Siamo alla follia dettata dal politicamente corretto”

di Bruno Volpe

DON SAMIELE PINNA: “OGGI IL GRANDE PROBLEMA DELL’INFORMAZIONE È LA SCARSA OBIETTIVITÀ. TUTTO DIVENTA UN PERENNE DERBY, MANCA OGGETTIVITÀ DELLA NOTIZIA, SI CORRE DIETRO A POSTULATI IDEOLOGICI

Cacciatore di buone nuove. Giorgio Torelli, giornalista a modo suo” (Edizioni Ancora, Milano 2022, pp. 159) è il titolo dell’ultimo libro di don Samuele Pinna, sacerdote della diocesi di Milano. Il volume, gradevole e scorrevole, è un’ intervista che il sacerdote ha realizzato con una grande firma del giornalismo, Giorgio Torelli, oggi novantaquattrenne.

Don Samuele, come nasce il suo sodalizio con Giorgio Torelli?

“Per caso. Una volta ho letto un suo libro, un commento al Vangelo, mi ha colpito lo stile spettacolare, fluido, vivace. Poi ho scoperto che ero amico del figlio del quale ero anche confessore. Giorgio nella sua carriera ha lavorato per cercare notizie buone operando un corretto discernimento. Ha intervistato persone famose e personaggi ecclesiali di prima grandezza. Oggi più che mai ritengo che sia bello cercare notizie positive”.

Come si articola il libro?

“E’ diviso in cinque interviste su cinque argomenti diversi. La prima parte sulla sua famiglia, la seconda sui colleghi, la terza su figure ecclesiali del suo tempo, la quarta su notizie e viaggi ed infine la quinta quella sulla speranza cristiana”.

Che cosa la colpisce in Torelli?

“La libertà nello scrivere ed anche la sua onestà, alla ricerca della verità. Per lui l’unico padrone al cui dar obbedienza è Dio, mai l’editore. Ed è stato fortunato. Grazie alla sua bravura gli editori lo hanno permesso”.

Qual è secondo lei oggi il grande problema dell’informazione?

“La scarsa obiettività. Tutto diventa un perenne derby, manca oggettività della notizia, si corre dietro a postulati ideologici”.

L’informazione religiosa, le piace?

“No, eppure ci sono organi che la svolgono bene con ottimi approfondimenti. Ma anche in quella religiosa esiste la tendenza del tifo, tra chi è super critico e chi invece è troppo sostenitore”.

La convince l’informazione sulla guerra in corso tra Russia ed Ucraina?

“Anche qui una visione ideologica. Sicuramente la guerra è una sconfitta per tutti e va condannata fermamente, però manca spesso la volontà di riconoscere che la situazione è figlia di varie responsabilità e non solo russa. Troppo comodo dipingere Putin come il male assoluto e non lo è, invece un’analisi seria dovrebbe portare a capire che qui ci sono interessi economici enormi, scelte figlie del guadagno più che della verità, anche a livello europeo ed americano. La semplificazione tra bene e male è sbagliata, alla pari di quella tra buono e cattivo. La damnatio memoriae di Putin non è giornalisticamente apprezzabile. Un tempo si cercavano i nemici tra i no vax, oggi in Putin. Paradossalmente chi adesso crocifigge senza onestà intellettuale Putin cade nel vizio del comunismo che voleva vedere sempre un nemico”.

In Italia sembra vietato suonare musicisti russi o leggere autori russi: che ne pensa?

“Non ha senso. Che cosa c’entra la cultura con la guerra? Qui siamo alla follia dettata dal politicamente corretto”.

 

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