La tragedia dell’assedio di Sarajevo nella pièce “Markale”
A cura di Angelica La Rosa
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SI RICORDANO I FATTI ACCADUTI A SARAJEVO DURANTE L’ASSEDIO DELLA CITTÀ, DURATO 1.479 GIORNI, DAL 1992 AL 1995
Oggi, Martedì 1 Marzo 2022, il Centro PIME di Milano ricorda, con uno spettacolo teatrale dal titolo ‘Markale’, la tragedia dell’assedio di Sarajevo.
Scritto da Antonio Roma, Filippo Borgia e Matilde Dalla Piazza, con la regia di Antonio Roma e le testimonianze dei sopravvissuti, lo spettacolo punta a riportare alla memoria quanto è accaduto a molti civili che furono feriti e uccisi nel mercato di Markale, a Sarajevo, durante l’assedio della città, durato 1.479 giorni, dal 1992 al 1995, il più lungo della storia moderna e contemporanea, nella guerra in Bosnia ed Erzegovina.
Allora si contarono 50.000 feriti, 11.541 morti, dei quali 1.601 bambini. Si verificarono anche due massacri veri e propri. Il 5 Febbraio del 1994 le granate dei serbo-bosniaci causarono 68 morti e 144 feriti: il secondo ebbe luogo il 28 Agosto dello stesso anno, con 43 morti e 75 feriti, portando la NATO a intervenire.
La pièce teatrale ha come titolo “Markale”. Il termine Markale in bosniaco significa “mercato”, un luogo che sin dall’antichità è simbolo di dialogo e d’incontro. Nel mondo greco vi si riunivano gli uomini liberi. A Sarajevo, indicava il mercato storico della città: durante l’assedio era uno dei punti di rifornimento e d’incontro per gli abitanti, dove sfamarsi e coltivare i rapporti umani. Eppure fu anche scena di atrocità (e dopo la guerra, per tutte le vittime di Sarajevo, il 5 Febbraio è stata istituita ‘Giornata della Memoria’).
“La prima motivazione che ci porta a mettere in scena ‘Markale’ – spiega l’autore Antonio Roma – è il prezioso valore delle testimonianze dei sopravvissuti. Le abbiamo raccolte per un anno, durante la pandemia. Ci siamo resi conto infatti di quanto per queste persone sia stato importante condividere e parlare di ciò che era accaduto. Al contempo abbiamo capito che è fondamentale trattare il loro vissuto con empatia e rispetto. E i patrocini bosniaci ci fanno piacere perché dimostrano che ne siamo stati capaci”.
L’allestimento – con elementi cinematografici – vede impegnate cinque maestranze teatrali: è infatti in coproduzione con lo stesso Teatro PIME. “Il direttore artistico Andrea Zaniboni ha creduto in noi e gli siamo grati”, dice Antonio Roma. “Il nostro teatro si è impegnato a co-produrre questo spettacolo perché è nella natura della sala PIME portare in scena questioni che mettano al centro l’umano e facciano luce anche su momenti difficili del nostro recente passato. – commenta Andrea Zaniboni -. Non dimentichiamo infatti che questo palcoscenico si trova nella casa dei missionari: persone che la “guerra”, non solo quella fatta con le armi, ma anche quella della fame, della diseguaglianza, delle periferie esistenziali, la devono affrontare ogni giorno”.