Päivi Räsänen: «i primi cristiani non hanno rinunciato alla loro fede davanti ai leoni, perché dovrei temere un’aula di tribunale?»

Päivi Räsänen: «i primi cristiani non hanno rinunciato alla loro fede davanti ai leoni, perché dovrei temere un’aula di tribunale?»

di Giuseppe Brienza

INTERVENTO DELLA DEPUTATA CRISTIANA FINLANDESE PÄIVI RÄSÄNEN, INCRIMINATA NEL SUO PAESE PER ALCUNE DICHIARAZIONI CONTRO GLI ATTI OMOSESSUALI, ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ALLEANZA EVANGELICA SPAGNOLA

Dall’anno scorso stiamo seguendo la surreale vicenda di Päivi Räsänen, una deputata protestante appartenente alla Missione evangelica luterana di Finlandia, perseguita dalla Corte penale di Helsinki per aver espresso pubblicamente l’insegnamento della Bibbia sull’omosessualità. La sentenza nei confronti della parlamentare cristiana, che è stata ministro dell’Interno dal 2011 al 2015 e presidente del partito dei Democratici Cristiani Finlandesi, è attesa per il prossimo 30 marzo.

Secondo l’accusa la Räsänen avrebbe insultato gli omosessuali in un opuscolo, in un tweet e in un programma radiofonico sebbene l’interessata, che è medico e moglie di un pastore protestante, si sia sempre difesa affermando di aver definito gli atti omosessuali un peccato, senza mancare di rispetto alla verità naturale e cristiana per cui tutti, incluse le persone Lgbt, sono creati da Dio con pari dignità e diritti.

Nel Paese scandinavo vige però una normativa simile a quella che si vorrebbe introdurre nel nostro Paese con la proposta di legge Zan. Il Codice penale finlandese, infatti, nella sezione Ethnic agitation (traducibile con Incitamento all’odio di un gruppo etnico), punisce con una multa salate e persino due anni di reclusione chi diffonde opinioni che minaccino, diffamino o insultino gruppi o minoranze «per ragioni di razza, colore della pelle, status alla nascita, origine nazionale o etnica, religione o credenza, orientamento sessuale o disabilità». Proprio facendo leva su tale generalissima e, diremmo, generica disposizione, la Räsänen è stata quindi incriminata, sebbene si sia limitata a richiamare e negli scritti e nella trasmissione incriminata l’insegnamento paolino contro i sodomiti (cfr. Lettera ai Romani 1,26-32; 1 Corinzi 6,9-10 e 1 Timoteo 1,9).

Sapremo a breve se questa madre di cinque figli sarà condannata o meno ma, a conferma che quella per la libertà di espressione è (o dovrebbe essere) una battaglia pienamente ecumenica, giunge la notizia che l’Alleanza Evangelica Spagnola ha chiamato la d.ssa Räsänen a tenere una lectio magistralis alla sua ultima Assemblea Generale che si è tenuta sabato scorso online.

All’evento, dedicato ai temi della libertà religiosa e di espressione in Europa, la deputata finlandese ha contribuito con un discorso di oltre 30 minuti durante il quale ha raccontato anzitutto la sua storia giudiziaria. «Esprimere opinioni sul matrimonio tra un uomo e una donna o sulla peccaminosità degli atti omosessuali – ha esordito –, è diventato politicamente scorretto. Ma il tentativo di abbattere il sistema della diversità dei sessi fa male soprattutto ai bambini».

Con riguardo alle sanzioni penali che rischia di ricevere dal tribunale di Helsinki, la Räsänen si è mostrata preoccupata, ma molto più della possibile censura dei suoi scritti, con l’ordine di ritiro dal commercio del suo opuscolo e di rimozione dei post sui social media, con annesso divieto di pubblicare ulteriori contenuti in merito, piuttosto che della multa o della reclusione fino a due anni. Il vero problema, ha affermato la deputata, «è che già ora il processo, pur senza aver determinato alcuna punizione, ha causato l’autocensura tra i cristiani che credono nella Bibbia».

Oltretutto la Räsänen ha spiegato che il principale motivo che l’ha indotta a citare i testi biblici contro la sodomia era quello di sensibilizzare in merito la gerarchia della Chiesa Luterana finlandese, non quindi quello di ammonire o, secondo l’accusa, offendere una minoranza.

«Pregando mi sono convinta che era meglio cercare di svegliare chi dorme, e non saltare fuori da una barca che affonda», ha aggiunto con riferimento alla tentazione di lasciare la sua chiesa nazionale.

Richiamando gli anni della giovinezza, la Räsänen ha anche motivato con molta convinzione la sua scelta di abbracciare la carriera politica: «come giovane medico ho partecipato a dibattiti pubblici sull’aborto, ho scritto libri, tenuto conferenze e organizzato tavole rotonde. Difendere la vita dei bambini non nati è stata quindi la mia massima priorità come deputata, ed è stata questa la ragione per cui sono entrata in politica».

Facendo appello ai cristiani ad avere «coraggio e saggezza» nel continuare a testimoniare la loro fede «sulla pubblica piazza», la relatrice ha quindi confidato la sua speranza di essere assolta, ma che è allo stesso probabile che il suo «sarà un processo che durerà diversi anni» e che potrebbe finire alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Prima dell’intervento della Räsänen il segretario generale dell’Alleanza Evangelica Mondiale (WEA) Thomas Shirrmacher aveva sottolineato il lavoro delle alleanze evangeliche nazionali e regionali nella difesa della libertà di espressione dei cristiani. «Ho una visione molto conservatrice dell’ispirazione, infallibilità e inerranza delle Scritture», ha detto in proposito l’esponente protestante, aggiungendo che per gli evangelici la Bibbia «è l’istituzione e la costituzione della chiesa e siamo tutti soggetti ad essa».

Nel congedarsi dai partecipanti all’Assemblea Generale dell’Alleanza Evangelica Spagnola, la Räsänen ha espresso la sua gratitudine per i molti messaggi internazionali di sostegno che sta ricevendo durante il processo e per le preghiere dei cristiani da molti Paesi. «I primi cristiani non hanno rinunciato alla loro fede nelle caverne dei leoni, perché dovrei allora rinunciare alla mia fede in un’aula di tribunale?», ha concluso rivendicando la sua chiamata e l’onore di difendere nella sua persona i diritti e le libertà fondamentali in un continente, l’Europa, un tempo culla di civiltà e fede cristiana.

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