Referendum ammessi e bocciati: la posta in gioco

Referendum ammessi e bocciati: la posta in gioco

di Giuseppe Brienza

MANCATA AMMISSIONE DEI REFERENDUM SULLA LIBERA COLTIVAZIONE DELLA CANNABIS E SULL’EUTANASIA LEGALE: LA REAZIONE DEL SEGRETARIO DELLA LEGA MATTEO SALVINI

Il segretario della Lega Matteo Salvini si è detto dispiaciuto della mancata ammissione da parte della Consulta non solo del quesito sulla responsabilità diretta dei magistrati, ma anche di quello sulla libera coltivazione della cannabis (in realtà di tutte le sostanze stupefacenti, eroina e cocaina comprese) e sull’eutanasia legale, entrambi promossi dall’Associazione “Luca Coscioni”, il cui tesoriere è l’ex deputato radicale Marco Cappato.

«La bocciatura di un referendum popolare non è mai una buona notizia» ha detto Salvini, ingenerando non poche polemiche soprattutto da parte di chi ne ha ritirato fuori le passate manifestazioni con il Rosario e il Vangelo in mano. A parte il fatto che l’opposizione alla legalizzazione della cannabis e dell’eutanasia sono anzitutto questioni di diritto naturale e non religiose, va detto che la dichiarazione in merito del leader della Lega andrebbe contestualizzata. Nel senso di capirne il senso politico generale ma, comunque, anche presa così, la contestata dichiarazione mi pare impeccabile e non in contraddizione con le manifestazioni di devozione cattolica che il leader della Lega ha fatto in passato.

Qualcuno che rivendica giustamente la democrazia per il popolo oppure si lamenta per la violazione dei diritti costituzionali personali (ad es. con il Green Pass) potrebbe affermare una frase uguale e contraria a quella espressa da Salvini? Ecco, in questo caso sì cadrebbe in contraddizione. Ma anche chi è contrario all’eutanasia e alla cannabis e si rallegra della decisione contraria sui due quesiti della Corte costituzionale non mostra, a mio avviso, di aver capito molto della posta in gioco e della possibile operazione politico-giudiziaria che vi sta dietro.

Quello che scaturisce dalla decisione della Consulta è che il quorum, una volta annullati i tre referendum di maggiore attenzione da parte dell’opinione pubblica, probabilmente non sarà raggiunto e la legalizzazione, almeno quella dell’eutanasia, la dovrà fare nell’onda lunga della sentenza Cappato/Dj Fabo il Parlamento in quanto attualmente le interferenze della magistratura sulla politica sono meno accettate dai cittadini (vedi anche in tal senso il discorso di insediamento del Mattarella bis).

Ritornando a Salvini, che la sua dichiarazione, quella dalla quale siamo partiti, sia stata una affermazione di principio sul ruolo debordante in merito all’applicazione dell’articolo 75 della Costituzione da parte della Consulta e non di favore né all’eutanasia né alla cannabis libere, appare evidente anche andando ad ascoltare al minuto 1.04 dell’intervista rilasciata ieri all’emittente romana Radio Radio.

Senza che neanche glielo chieda l’intervistatore, infatti, il leader della Lega afferma chiaramente che, nel caso si fossero tenuti, avrebbe votato contro sia al referendum sull’eutanasia sia a quello sulla cannabis. Il giudizio sfavorevole sulla loro mancata ammissione, quindi, riguarda esclusivamente la possibilità da parte degli Italiani di potersi esprimere democraticamente in merito, e della Consulta di farsi giudice insindacabile e al di fuori della Costituzione dell’ammissibilità dei diritti referendari del popolo.

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