Rita Sberna: “penso che la sofferenza dei bambini sia un mistero per tutti”
di Simona Trecca
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INTERVISTA A RITA SBERNA, FONDATRICE DELL’ASSOCIAZIONE DI APOSTOLATO CATTOLICO “CRISTIANI TODAY”
Rita Sberna, fondatrice dell’associazione di apostolato cattolico Cristiani Today, è nata a Catania nel 1989. Dopo aver prestato servizio di volontariato nel 2012 presso l’emittente privata siciliana “Radio Amore”, dove ha condotto per la prima volta la trasmissione “Testimonianze di Fede”, ha continuato questo indovinato “format” per la web radio di Don Roberto Fiscer “Radio Fra le note” (Genova) e, infine, nell’ambito del portale Cristiani Today in diretta Live, sul quale ancora va in onda.
Nel 2013 è uscito il suo primo libro, “Medjugorje l’amore di Maria”, dedicato alle apparizioni e al messaggio della Regina della Pace e, nel 2014, ha iniziato a collaborare con testate cattoliche nazionali come il settimanale “Miracoli” e il mensile “Maria”. Nel 2017, con l’associazione Cristiani Today, ha pubblicato il suo secondo libro “Il coraggio di aver Fede” e, nel 2021 per le Edizioni Segno “Inferno, la tragica scelta”. L’abbiamo intervistata per inFormazione Cattolica.
Nel tuo blog hai affermato che le divergenze di opinioni che scaturiscono fra Cristiani, in quanto persone create da Dio “diverse” e diversamente pensanti, non dovrebbero dividerci o farci sentire come “nemici”. Insomma, chi non la pensa come noi non deve essere bistrattato ma diventare protagonista di un confronto costruttivo. Ci puoi spiegare?
Credo che la verità non l’abbia in tasca nessuno ma che a volte si trovi nel “mezzo” ma questo ad eccezione del Vangelo perché il Vangelo in quanto Parola di Dio non è discutibile e nemmeno opinabile. L’articolo che scrissi sulle divergenze di opinione, soprattutto, si riferiva a quelle opinioni che vengono scritte sui social e che puntualmente vengono “prese” di mira con violenza verbale senza possibilità di confronti ma anzi di affronti distruttivi. E lì, proprio sui social si diventa facilmente nemici per divergenze di opinione.
Anche con i Cristiani non Cattolici come sarebbe possibile realizzare secondo te un “ecumenismo” di tutti i giorni che non ci divida e, anzi, che ci accomuni?
Credo che si debba agire con massimo rispetto per la persona ma anche con la massima attenzione per conservare “il deposito della fede” come dice San Paolo, avendo la consapevolezza che certe differenze che ci separano devono essere superate da chi ovviamente è fuori dalla comunione perché non accetta tutta la verità proclamata dalla Chiesa. Occorre far sì che essi possano veramente rispondere positivamente e lasciare le idee e le tendenze sbagliate aderendo alla dottrina di Cristo. In parole povere: bisogna trattarli con il massimo rispetto e saper proporre le cose nel momento opportuno.
Sul sito Cristiani Today colpisce la storia di Giuseppina Bello e dei due miracoli ricevuti dalla Madonna a Medjugorje: due guarigioni inspiegabili dei suoi figli. Soprattutto colpisce l’innocenza e l’affidamento totale di Letizia di 3 anni e di Raffaele di 4 alla Regina della Pace. Puoi presentare brevemente ai nostri lettori la loro storia?
Giuseppina Bello è la mamma di Letizia, Raffaele e dell’ultima arrivata Maria. È l’autrice del libro “Il cielo negli occhi – La Madonna di Medjugorje e i bambini” che racconta questi grandi miracoli, è sposata e vive in Basilicata. A Medjugorje i suoi figli, hanno incontrato la Regina della Pace e grazie al Suo intervento di madre sono guariti. Letizia, la sua primogenita, all’età di tre anni si ammala di una grave patologia: la laringite ipoglottica che le causava soffocamento. In una delle tante corse in ospedale, Letizia dopo il primo laringospasmo, si riprende e rivolge una richiesta ai genitori che li lascia di sasso, per la sua singolarità: “Mamma, papà, portatemi a Medjugorje, perché la Madonna mi guarirà!” Letizia aveva tre e non sapeva neanche cosa fosse Medjugorje…. Pina, quella notte, ripensa ad un sogno che aveva fatto tanti mesi prima, a quella chiesa con i due campanili… e capisce che era il santuario di san Giacomo di Medjugorje. Dopo sei mesi, la bimba si aggrava ulteriormente ed insorge una grave ipertrofia adenotonsillare ed è allora che i genitori decidono di portarla a Medjugorje. Giunta sulla collina dell’apparizione la piccola fa questa preghiera: “Madonnina, ti prego, guariscimi, ho paura della tosse! Madonnina, vedi quanto soffro, perché non mi regali una sorellina?” Poi, riprende il cammino, insieme alla madre e le dice: “Era bellissima con quel vestito bianco e celeste!”. Al mattino, appena svegliata, chiama la mamma e le racconta: “E’ venuta la Madonna questa notte nella stanza!”. La madre le chiede: “Cosa ti ha detto?” e lei risponde: “Mi ha detto: Letizia, sei guarita!”. La storia è veramente ricca di particolari anche perché i miracoli sono continuati anche con il secondogenito Raffaele e può vedere l’intervista sul canale YouTube di Cristiani Today.
Papa Francesco nella sua intervista a Fabio Fazio durante il programma “Che tempo che fa” del 6 febbraio scorso è stato interpellato dal conduttore sul mistero del male subito dall’innocente ed ha riposto: «una domanda a cui non sono mai riuscito a rispondere e che alcune volte mi scandalizza un po’ è: “Perché soffrono i bambini?”. Io non trovo spiegazioni a questo. Io ho fede, cerco di amare Dio che è mio padre, ma mi domando: “Ma perché soffrono i bambini?”. E non c’è risposta». Come hai reagito a queste parole del Santo Padre?
Penso che la sofferenza dei bambini sia un mistero per tutti ma in quel momento mi sono venute in mente alcuni messaggi della Madonna di Medjugorje, la Madonna addirittura una volta disse che la sofferenza dei bambini può servire per la conversione dei genitori. Ma credo che questo messaggio dell’11 settembre 1986 possa aiutare a capire meglio come potrebbe essere un “mezzo” di conversione, la sofferenza dei bambini, dei giovani, per i genitori lontani da Dio: “Cari figli! In questi giorni, mentre festeggiate la Croce, desidero che anche per voi la vostra croce diventi gioia. In modo particolare, cari figli, pregate per poter accettare la malattia e le sofferenze con amore, come le ha accettate Gesù. Soltanto così potrò, con gioia, darvi grazie e guarigioni che Gesù mi permette. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!”. Se accettiamo le sofferenze qualsiasi esse siano, forse arriverebbero anche le grazie. D’altronde lo disse sempre la Madonna in uno dei tanti messaggi, ovvero, molte grazie rimangono tra le sue mani perché non c’è nessuno che gliele chiede. Essendo mamma di due bambini, mi rendo conto che è più facile farsi carico ed accettare la propria malattia che vedere i propri figli soffrire e quindi considerare la croce dei figli un dono ma… dobbiamo fidarci di Dio, in ogni caso.
Il cristiano di oggi, in un mondo in cui sia la morte sia la sofferenza vengono eliminate dalla narrazione quotidiana, come deve rispondere e come dovrebbe vivere secondo te la malattia e la morte?
Esattamente come ho già detto prima ma più semplicemente, il cristiano dovrebbe “accettare” la malattia e la morte come un passaggio normale nella propria vita; come un qualcosa di cui faremo esperienza tutti. Gesù è morto in Croce ma poi è anche Risorto! Guardiamo alla Resurrezione e non avremo paura.
Nel blog a proposito delle “armi per tenere lontano il demonio” tu scrivi: «I demoni non hanno alcun potere sull’Eucarestia, e il demonio è costretto ad allontanarsi dopo una confessione ben fatta e un’eucarestia ricevuta nella grazia». In un momento storico in cui si verifica un ritorno alla magia e alla superstizione, cosa dovremmo fare di più nella nostra vita spirituale e nell’apostolato quotidiano?
La Madonna ha sempre consigliato cinque armi contro il “golia” della nostra anima: la Preghiera con il cuore: il Rosario; l’Eucarestia; la Bibbia; il Digiuno, la Confessione Mensile.
Hai recentemente scritto, con una Prefazione del Vescovo emerito di Ascoli Piceno mons. Giovanni D’Ercole, il libro dal titolo “Inferno, la tragica scelta”. Perché secondo te un argomento del genere non di rado spaventa fino ad allontanare dalla Chiesa?
Credo che un argomento del genere non dovrebbe spaventare ma anzi dovrebbe far prendere consapevolezza di ciò che esiste e che ci “minaccia” costantemente; questo dovrebbe bastare invece, per farci avvicinare alla Chiesa e al bene. C’è da dire che l’argomento del male, del demonio e dell’inferno non sempre viene affrontato correttamente: spesso se ne parla poco e anche male! Sarebbe opportuno documentarsi bene, prendere consapevolezza e mettersi in guardia, se conosci il nemico lo puoi combattere e ti avvicini di più al bene. Questo è quello che ho sperimentato con la mia piccola esperienza.
E’ stata resa pubblica l’8 febbraio la lettera di Benedetto XVI in risposta al rapporto del 20 gennaio 2022 condotto dallo studio legale Westpfahl Spilker Wastl sugli abusi sessuali commessi dal dopoguerra al 2019 nelle diocesi tedesche di Monaco e Frisinga. Nel rapporto anche il Papa emerito, arcivescovo di Monaco dal 1977 al 1988, è stato accusato di non aver sufficientemente vigilato contro episodi di pedofilia. Considerando quello che è successo nel sinodo di Francoforte (3-5 febbraio 2022), in cui è stato approvato un documento in cui si chiede a Papa Francesco di ripensare il celibato obbligatorio dei sacerdoti, ci si domanda se veramente si vuole il bene della Chiesa, migliorarla dal “dentro” o se si corre il rischio di strumentalizzare certi temi. Cosa ne pensi?
Innanzitutto su ciò che riguarda l’informativa relativa alla diocesi di Francoforte, ci sono state una serie di critiche da parte di presuli, laici cattolici, esperti ecc. Quindi non è ancora stata detta l’ultima parola sulla vicenda. Invece per quando riguarda la proposta di chiedere a Papa Francesco di ripensare ad un possibile celibato obbligatorio per i sacerdoti, credo che si tratti semplicemente di risollevare una domanda che negli ultimi anni è stata riproposta più volte ma è stata sempre, grazie a Dio, rifiutata. Ogni volta si scopre di più che il celibato non è soltanto una misura di diritto ecclesiale cioè una presa di posizione disciplinare da parte dei Papi per proteggere il sacerdozio ma è legato proprio all’essenza del sacerdozio, alla sequela di Gesù e all’azione dei primi apostoli di lasciare tutto per seguire il Signore, così da avere un cuore totalmente libero da potere amare e sposare la Chiesa nutrendo lo stesso amore sponsale col quale Gesù l’ha amata.