Marcello Veneziani: “La tv è un’imbarazzante fiera del conformismo”
di Bruno Volpe
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NEL LIBRO “LA CAPPA. PER UNA CRITICA DEL PRESENTE” MARCELLO VENEZIANI SI INTERROGA SULLA SCOMPARSA DELLA REALTÀ, DELLA TRADIZIONE, DELLA NATURA E INVITA A PRENDERE COSCIENZA DI UN’ADESIONE AUTOMATICA AL CANONE DOMINANTE, TRA DIVIETI, OBBLIGHI E CANCELLAZIONI VEICOLATI DA GRANDI MEDIA E POTERI FORTI
«Ma in che mondo viviamo? Abbiamo perso il senso del presente e non riusciamo più ad avere una visione generale della realtà. È come se fossimo sotto una cappa. Ne avverti il peso, anche se non ha fattezze e non ha confini, è ineffabile e avvolgente. La Cappa occulta la bellezza, la grandezza, il simbolo, il mito, il sacro, il mondo reale».
In “La Cappa. Per una critica del presente” (Marsilio Editori, Venezia 2022, pp. 208, euro 18) proseguendo nella sua indagine sulle radici del nostro vivere, Marcello Veneziani si interroga sulla scomparsa della realtà, della tradizione, della natura e invita a prendere coscienza di un’adesione automatica al canone dominante, tra divieti, obblighi e cancellazioni veicolati da media e poteri.
«Tutto perde contorno, consistenza, memoria e visione», scrive l’autore. «I sessi sconfinano e mutano, le differenze scolorano e si uniformano, la natura è abolita, la realtà è revocata; la nuova inquisizione censura e corregge, il regime di sorveglianza globale traccia e controlla la vita tramite l’emergenza e la priorità assoluta della salute, domina il vivere a ogni costo. Ma anche il passato sparisce, tramonta ogni civiltà; svaniscono i luoghi, compresi quelli di lavoro, in una società delocalizzata, senza territorio. La schiavitù prosegue a domicilio, con l’home working. Perdendo il mondo ripieghi su te stesso, in un selfie permanente; la Cappa favorisce il narcisismo solitario e patologico di massa».
Veneziani propone un excursus ragionato tra le follie odierne e i tabù vigenti, un serrato esercizio di critica per vivere il presente e non subirlo. Con il proposito finale di tentare un nuovo assalto al cielo per liberarlo dalla Cappa.
Perché ha scelto proprio questo titolo per il suo libro?
“Si riferisce al clima della nostra epoca ancora alla prese con la pandemia e con l’addensarsi di altri fattori concomitanti: l’abolizione della natura e la cancellazione della storia, la guerra tra i sessi e le censure ideologiche, il regime di sorveglianza e il controllo della nostra lingua, il pensiero uniforme, il politically correct e la perdita di Dio, dietro la Cappa”.
In che cosa consiste precisamente la distinzione tra natura ed ambiente di cui parla nel testo?
“La natura è senso del limite, accettazione della nascita e della morte, della vecchiaia e della differenza sessuale, ordine naturale, riconoscimento delle leggi biologiche, natura umana. L’ambiente è il surrogato tutto questo, non a caso l’ambiente può indicare anche un habitat artificiale, una fabbrica, un capannone. Viviamo in un’epoca che esalta i temi dell’ambiente e cancella i temi della natura”.
Siamo nel tempo del politicamente corretto. Ci fa qualche esempio?
“E’ difficile vivere oggi senza il politicamente corretto. nell’informazione, nel cinema, nella cultura, nel linguaggio nella politica, perfino a Sanremo, è una sfilata continua di ipocrisie lessicali e di finte trasgressioni. Il politically correct pretende di correggere la realtà e la diversità, non vede le cose come sono, ma trova parole per nascondere la realtà, è un codice d’ipocrisia, il moralismo in assenza di morale, il bigottismo in assenza di fede, l’antifascismo in assenza di fascismo…”
Abbiamo o stiamo smarrendo sull’ altare della modernità il senso del sacro e del divino?
“La tecnica e la finanza, il materialismo e l’utilitarismo hanno cancellato ogni orizzonte spirituale e ogni apertura oltre la nostra dimensione terrena e presente. Dio brilla per la sua assenza, diceva Ortega y Gasset: e ne scontiamo gli effetti; la Cappa copre anche il cielo”.
Che cosa pensa della partecipazione di Papa Francesco a “Che Tempo Che Fa“?
“Non è tanto un’intervista televisiva a generare imbarazzo, ma la scelta di un programma e di un conduttore che rappresentano un preciso segmento di opinione pubblica, laicista e progressista. Un papa preceduto per giunta da un coro progressista, ateo e papista. Si presenta come il Papa che vuole abbattere i muri e poi erige muri invalicabili con l’altra faccia della cristianità, con i credenti conservatori, tradizionali o semplicemente estranei alla versione modernista, ecologista e puramente umanitaria”.
I media sono conformisti?
“Basterebbe vedere la coralità con cui seguono e giudicano gli eventi e i personaggi, dal covid al progressismo, da Draghi, al Papa e a Mattarella. La tv è un’imbarazzante fiera del conformismo”.