L’accusa che Gesù rivolge ai dottori della legge
di don Ruggero Gorletti
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COMMENTO AL VANGELO DI MARTEDI’ 08 FEBBRAIO 2022
Dal Vangelo secondo san Marco 7, 1-13
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».
COMMENTO
«Ipocriti». È questa l’accusa che Gesù rivolge ai dottori della legge. Ipocrita, nell’antichità, era l’attore che recitava a teatro con una maschera sul volto. Ipocrita dunque letteralmente è colui che finge. E i dottori della legge fingevano di osservare scrupolosamente la legge che Dio aveva loro dato per mezzo di Mosè, ma in realtà l’avevano trasformata, con interpretazioni di comodo, in un sistema che permetteva loro di vivere vessando i più poveri e trasgredendo i più elementari precetti della giustizia. La legge di Dio non è una legge fiscale, che deve essere obbedita nella lettera, ma con l’intento di pagare il meno possibile. La legge di Dio deve essere interpretata alla luce del duplice comandamento dell’amore – ama Dio e ama il prossimo – altrimenti risulta una inutile vessazione e non produce quei frutti di bene in vista dei quali ci è stata donata.