Ecco chi è sant’Egidio Maria di San Giuseppe, “il consolatore di Napoli”

Ecco chi è sant’Egidio Maria di San Giuseppe, “il consolatore di Napoli”

di Mariella Lentini*

I SANTI MANIFESTANO IN DIVERSI MODI LA PRESENZA POTENTE E TRASFORMANTE DEL RISORTO” (BENEDETTO XVI)

 

Nasce nel 1729 a Taranto, in Puglia, da una famiglia poverissima. Nel Settecento la miseria in Italia era diffusissima. Si lavorava duramente la terra o ci si dedicava all’artigianato per riuscire a malapena a sfamarsi. Francesco Antonio Domenico Pasquale Pontillo non va a scuola e fa il cordaio come il padre che, purtroppo, presto muore. Francesco non può perdersi d’animo. Ha solo diciotto anni, ma deve pensare alla mamma e ai fratellini. Lavora tutto il giorno per portare a casa da mangiare e donare qualcosa ai poveri. Per se stesso non conserva nulla. Francesco vorrebbe indossare il saio come San Francesco d’Assisi che ammira moltissimo.

Quando la madre si risposa, Francesco può realizzare il suo sogno: diventa francescano a Taranto e fa voto di povertà, castità e ubbidienza, prendendo il nome di Egidio Maria di San Giuseppe. Devoto alla Madonna e a San Pasquale di Baylon, si trasferisce a Napoli nel Convento di San Pasquale a Chiaia, occupandosi della cucina. Fra Egidio è buono, umile, si fa volere bene. I superiori decidono di affidargli una mansione importante. Lo mettono in portineria ad accogliere bisognosi, poveri e pellegrini. Sanno che con il nuovo arrivato, in portineria, il convento acquisterà stima e buon nome. Così avviene. Egidio Maria di San Giuseppe ascolta e consola tutti, diventando famoso in tutta la città.

L’umile frate viene, poi, destinato ad altro incarico e inviato per le strade di Napoli a chiedere l’elemosina per il convento e per i poveri. Attività che Egidio svolge con dedizione per cinquant’anni. Il popolo lo ama e lo chiama “il consolatore di Napoli”. Lui con umiltà chiede l’elemosina (pane, verdura, uova, denaro) e in cambio offre conforto. Ascolta le sofferenze dei napoletani, prega per loro, si reca in convento e davanti all’effige della “Madonna del Pozzo” piange per gli ammalati, i disoccupati, gli affamati, gli oppressi. Prega anche per gli oppressori affinché si pentano e siano perdonati. E quanti miracoli fa il buon Egidio! Guarigioni, profezie, apparizioni di oggetti e cibo (pesci e frutta). Si narra che abbia fatto tornare in vita una vitellina del convento, chiamata Catarinella, rubata e abbattuta da un macellaio che intendeva rivenderla a pezzi. Il santo muore nel 1812, a Napoli, all’età di 83 anni.

 

* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”

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