Contro la tradizione: il cattivo esempio di Fausto Socini
di Aurelio Porfiri*
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IL SENESE FAUSTO SOCINI FU UNO DEI “RIFORMATORI” CHE FAVORÌ LA PENETRAZIONE DI IDEE DI TIPO PROTESTANTE IN AMBITO CATTOLICO
Non è probabilmente conosciuto come altri riformatori, ma anche Fausto Socini (o Sozzini 1539-1604) ebbe un ruolo importante nel tentativo di riformare il cattolicesimo in senso progressista, cosa che poi condurrà dritto dritto al modernismo. Ispirato dallo zio Lelio, che fu contrario ad ogni tradizione e dogma, il senese Fausto sentì le sirene della riforma protestante da cui fu influenzato.
Fu autore importante per la penetrazione di idee di tipo protestante nell’ambito cattolico. Mario Biagioni (2018, Dizionario Biografico degli Italiani) dice di lui: “Lasciò incompiuta la Christianae religionis brevissima institutio, un catechismo antitrinitario che venne poi completato dai suoi discepoli e, noto come catechismo di Raków, rappresentò a lungo il testo di riferimento della teologia sociniana. Nel frattempo la riconquista cattolica della Polonia si faceva sempre più profonda. Nel 1638 venne chiuso il centro unitariano di Raków e nel 1658 sotto il re Giovanni II Casimiro Vasa fu emanato l’editto di espulsione dal Regno di tutti i sociniani, uno dei grandi atti di intolleranza religiosa della prima età moderna. Essi furono costretti a migrare in altri Paesi d’Europa o a praticare il nicodemismo. Molti trovarono rifugio nei Paesi Bassi, accolti tra gli arminiani. Ad Amsterdam, tra il 1665 e il 1668, per opera di Andrzej Wiszowaty, nipote di Sozzini, venne realizzato il poderoso progetto tipografico della pubblicazione del corpus degli scritti fondamentali della tradizione sociniana con il titolo di Bibliotheca fratrum Polonorum che si apriva proprio con i due volumi dell’Opera omnia di Sozzini (in realtà gli ultimi in ordine di pubblicazione). Si trattava di un energico tentativo di resistenza alla dispersione, in difesa della propria identità religiosa. In seguito il socinianesimo penetrò in Inghilterra e negli Stati Uniti, mentre nel dibattito culturale della prima età moderna in Europa finì per essere identificato, a torto o a ragione, con il pensiero sulla tolleranza e con il razionalismo religioso”. Questa è una delle varie influenze che portarono al modernismo.
Cosa dire della sua dottrina? Viene detto dello zio Fausto che “fu un suo pensiero originale il desiderio di richiedere continuamente risposte razionali a domande teologiche: questa posizione non lasciava spazi per i dogmi, le Sacre Scritture erano viste come un’autentica testimonianza e non un pretesto per l’invenzione di ulteriori dogmi. Il ruolo della volontà e dell’intelletto umano era elevato ai massimi livelli: l’uomo poteva controllare le sue decisioni morali, partendo da una base razionale. Su queste premesse, la “vera” Chiesa perdeva il suo supernaturalismo e diventava una società di credenti, idealmente collegata alla Chiesa dei primordi o Chiesa primitiva. L’altro punto fondamentale del pensiero di Socini era la negazione della divinità di Gesù: Cristo non era la seconda persona (o ipostasi) della Trinità, ma solamente un uomo, sebbene con caratteristiche divine. Inoltre la Sua umanità era identificata con la sofferenza, l’umiltà, la povertà del mondo degli oppressi, che Egli voleva salvare, e non con il mondo dei ricchi e potenti, un concetto radicale di ispirazione anabattista, che sarebbe stato in seguito rielaborato dal nipote e da Biandrata” (eresie.com). Non ci sorprendono queste idee che sembrano riprendere temi che ben conosceremo nei secoli a venire e che confluiranno tutte nel movimento modernista.
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