Governanti cattolici che non si piegarono alle correnti progressiste
di Franco Maestrelli
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ANTONIO DE OLIVEIRA SALAZAR E IL BENE COMUNE PORTOGHESE, IL BEATO CARLO D’AUSTRIA E L’ESILIO A MADEIRA, GABRIEL GARCIA MORENO E IL LAVORO PER IL BENE COMUNE DEL POPOLO SEGUENDO LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
Nella storia recente di tanto in tanto si manifestano statisti che non si piegano alle correnti progressiste ma che cercano di lavorare per il bene comune del loro popolo seguendo la dottrina sociale della Chiesa.
A fine Ottocento fu eletto Presidente della Repubblica ecuadoriana Gabriel Garcia Moreno che però lasciò breve traccia in quanto i sicari della frammassoneria lo assassinarono all’uscita della Messa. Anche il beato Carlo d’Austria ultimo Imperatore sconfitto nella prima guerra mondiale finì prematuramente i suoi giorni in esilio nell’isola di Madeira. Nel periodo tra le due guerre, nell’epoca dei totalitarismi, ci fu uno statista che perseguì il bene comune della sua nazione.
Mi riferisco ad Antonio de Oliveira Salazar che governò il Portogallo dal 1933 al 1968 quando la malattia lo allontanò definitivamente dalla scena politica. Frettolosamente e semplicisticamente incasellato tra i movimenti fascisti il suo regime durato quarant’anni è ormai dimenticato dall’opinione pubblica.
A togliere dal dimenticatoio l’esperienza politica dello statista portoghese provvede un breve saggio di Paolo Rizza “I fondamenti ideali del regime di Salazar. La rivoluzione sconosciuta del XX secolo” (Edizioni Solfanelli, Chieti 2020).
Salazar ebbe il merito di risollevare l’economia portoghese e riportare l’ordine nel paese sconvolto da colpi di stato militari e regicidii attraverso un regime autoritario, come peraltro avveniva in molti paesi europei, ma non totalitario come bene descritto dallo studioso della Yale University Juan Linz.
Il saggio di Rizza non intende proporre una biografia dello statista né esporre le tante realizzazioni compiute in quel lungo periodo che comprende anche gli anni del secondo conflitto mondiale in cui il Portogallo seppe saggiamente mantenersi neutrale. Rizza preferisce individuare i fondamenti ideali con cui agiva Salazar.
Nato in una famiglia modesta, dopo gli studi in seminario e aver abbandonato l’idea di farsi sacerdote, si laureò brillantemente in economia e venne chiamato dal Governo militare, insediatosi dopo anni di disordini, all’incarico di Ministro delle Finanze per il chiaro valore dimostrato nei suoi studi. Nel giro di pochi anni divenne Capo del Governo e rimase al potere fino al 1968.
Salazar si dimostrò sempre di provata onestà e di vita semplice e sempre attento agli insegnamenti della Chiesa. La litigiosità dei partiti politici venne superata attraverso il progetto del sistema corporativo che rispecchia la dottrina dei corpi intermedi indicata nella dottrina sociale della Chiesa e nel Magistero di Pio XI che proprio in quegli anni pubblicò l’enciclica Quadragesimo Anno.
In tutte le sue dichiarazioni e nelle leggi difese la famiglia come cellula fondamentale della società e si considerò sempre l’educatore del suo popolo di cui difese sempre l’eredità storica e missionaria. Salazar diede vita all’Estado Novo e definì la sua impresa come Rivoluzione Nazionale anche se nella realtà fu più una contro-rivoluzione che una rivoluzione.
Certamente il suo modello di Stato non appartiene alle democrazie liberaldemocratiche e in alcuni aspetti risentì delle esperienze dei contemporanei regimi europei ma da questi però a ben vedere esperienza portoghese si distingue e appare palese nella neutralità durante lo scontro tra le democrazie e i fascismi degli anni 1939-1945. In quegli anni Trenta in Europa erano molti i governi autoritari ma non tutti sono assimilabili al fascismo o ancor meno al nazionalsocialismo germanico.
Resta da chiedersi perché Salazar in 40 anni di Governo non abbia previsto la restaurazione monarchica: nel 1908 Re Carlos fu assassinato e il suo successore Manuel fu deposto dal trono due anni dopo e in Portogallo c’era una debole Monarchia liberale ma lo statista pur così legato alla tradizione storica portoghese non affrontò mai il tema istituzionale. A lui premeva sempre avanti a tutto il riordinamento sociale ed economico del paese e del resto l’esperienza contemporanea della Spagna dimostra che talvolta la scelta della restaurazione monarchica affrettata non dà esiti felici.
Il saggio di Paolo Rizza in conclusione offre al lettore la possibilità di conoscere i fondamenti ideali del governante cattolico Salazar esposti senza cedimenti alla vulgata imposta dalla storiografia di sinistra e al politicamente corretto oggi imperante.