Modello cinese: manganellare i ragazzi è da perdenti!
di Gian Piero Bonfanti
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ANCHE IN ITALIA PROTESTARE PER AVER MAGGIORI SICUREZZE AUMENTA LA PROBABILITÀ DI FINIRE ALL’OSPEDALE
Oggi non è più una novità affermare che nel nostro Paese stanno aumentando i problemi causati da una tensione sociale ormai palpabile.
Prima della “pandemia” i movimenti dissidenti ed i tumulti popolari erano un fenomeno “controllabile”, erano dei casi più o meno rari, circostanziati e localizzabili.
Durante questi due anni di sofferenze, isolamento e restrizioni abbiamo invece osservato come lo Stato, nonostante il suo “pugno di ferro”, volendo scimmiottare il sistema totalitario cinese (Security State), non sia riuscito a controllare gli animi “caldi” di coloro che giorno dopo giorno si sono sentiti sempre più privati della loro libertà.
Quello che infatti è mancato maggiormente dal 31 gennaio 2020 in poi è stata proprio quella condizione che erroneamente davamo per scontata, qualcosa conquistata dai nostri nonni e che pensavamo che nessuno avrebbe potuto toglierci, la libertà.
Abbiamo vissuto anni in cui ne abbiamo abusato e ne abbiamo anche fatto un uso improprio, sino al punto di arrivare ad una società al collasso.
I nostri errori oggi si ripercuotono sulle nuove generazioni, che si trovano in un sistema in cui purtroppo vengono privati della spensieratezza tipica della gioventù.
Proprio i giovani, il nostro futuro, i nostri figli e nipoti, proprio coloro che saranno la memoria di quanto sta accadendo oggi nel nostro Paese.
Abbiamo visto cosa è successo nelle piazze italiane durante gli ultimi giorni, abbiamo osservato ma non abbiamo ben compreso il motivo dei tafferugli avvenuti tra studenti e polizia.
Complice della nostra incomprensione è una informazione sempre poco precisa sugli accadimenti e sempre poco attenta a questo tipo di fenomeni, e tutto ciò ci lascia sempre un po’ perplessi.
Spieghiamo intanto le motivazioni per le quali questi studenti sono scesi a manifestare in piazza.
Molti studenti di tutta Italia si sono dati appuntamento per protestare contro il sistema del PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) che porta i ragazzi alla oramai nota Alternanza scuola e lavoro. Questo sistema spesso si traduce in uno sfruttamento dei giovani, che lavorano gratuitamente o a bassissimo costo, andando a vantaggio delle aziende che alle volte non rispettano i protocolli di sicurezza.
A far scattare la scintilla delle proteste è stata la vicenda che ha comportato la morte di Lorenzo Parelli, appena diciottenne, colpito da una trave durante il suo periodo di alternanza scuola/lavoro che stava completando in una azienda in provincia di Udine.
Un tema delicato, attuale e molto sentito da chi, come questi giovani, chiede sicurezze in un mondo dove nulla è più dato per scontato.
Un tema dove è necessario un dialogo, dove la soluzione non può essere vista nella repressione di chi reclama diritti e certezze. Invece i manganelli sono vibrati sui ragazzi, le “cariche di alleggerimento” sono state piuttosto violente e come al solito il pugno di ferro ha superato la misura che determina il “contenimento”.
Dalla politica non si sono sentite molte voci, considerato l’impegno di questi giorni a scegliere l’inquilino del Quirinale per i prossimi 7 anni, e dalla stampa, troppo distratta dal tema no vax/sì vax e dalle evoluzioni delle virostar per cercare di uscire puliti dalla impasse dei dati sul covid-19 gonfiati e falsati, sono giunte poche e sparute cronache su questi accadimenti.
Cosa si può pensare di uno stato che invece di accogliere una rivendicazione da parte degli studenti come uno spunto di riflessione per un miglioramento, impone una condizione ed un sistema che nei fatti ha dimostrato di avere grosse lacune?
In un sistema apparentemente democratico ma poco incline al dialogo, le idee e la libertà vengono sacrificate al fischio dei manganelli che corrono più veloci del vento.
Speriamo che i segni lasciati sui corpi di questi giovani possano essere monito ed insegnamento per i figli di questa generazione che impavidamente ha sfidato un governo che lascia poco spazio al confronto.