I booster vaccinali sono ormai inutili nei minori e nei giovani adulti
di Raffaele Cerbini*
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QUANDO SI CAPIRÀ CHE I VACCINI DEVONO ESSERE FATTI QUANDO VI È UNA EFFETTIVA ESIGENZA DA UN PUNTO DI VISTA MEDICO E NON QUANDO FA COMODO A BIG PHARMA O ALLA POLITICA?
Nonostante le vergognose azioni intraprese da questo Governo che si avvale della collaborazione di operatori in camice bianco – definirli medici e scienziati ormai è offensivo per chi svolge queste professioni con onestà e competenza – per imporre la vaccinazione coatta all’intera popolazione chiariamo subito che gli attuali vaccini non possano più essere considerati protettivi a seguito di dosi ripetute (booster). Questo perché le reinfezioni avvengono con facilità anche dopo una protezione in teoria ottimale e ciò a causa della estrema variabilità dei coronavirus, in quanto virus a RNA, fattispecie peraltro ben nota già da inizio pandemia.
Gli anticorpi, o immunoglobuline, sono proteine specializzate prodotte dal sistema immunitario per identificare e distruggere gli invasori estranei, come batteri e virus. La determinazione degli anticorpi neutralizzanti, ovvero anticorpi specializzati che legano gli agenti patogeni e impediscono loro di diffondere l’infezione, è un aspetto importante per garantire la protezione contro una particolare malattia.
Questa determinazione viene eseguita per determinare se una persona è stata infettata da qualche agente patogeno in passato. Per le persone che hanno ricevuto la vaccinazione contro una malattia specifica, il test aiuta a determinare se il vaccino può fornire una protezione completa ed inoltre dà un’idea della necessità di una dose di richiamo.
Tanto più il cosiddetto titolo anticorpale è elevato nel sangue, tanto maggiore sono gli anticorpi in circolo ed efficace la protezione dall’agente patogeno.
Come si può chiaramente leggere nei documenti ufficiali relativi alle approvazioni degli attuali vaccini contro il coronavirus, si è stabilito come livello soglia un titolo anticorpale neutralizzante di 1:4 o superiore. Come si rileva dall’assessment report ufficiale della agenzia europea dei medicinali sul vaccino Pfizer Comirnaty la risposta anticorpale si considerava positiva quando si determinava un aumento maggiore o uguale di 4 volte nei titoli anticorpali un mese dopo la seconda dose vaccinale rispetto ai valori precedenti la vaccinazione stessa.
Dopo tutta questa premessa, analizziamo tre figure tratte da un articolo inizialmente comparso online il 6 ottobre ma poi pubblicato per esteso il 9 Dicembre 2021 dal New England Journal of Medicine.
Il primo grafico dimostra un progressivo declino dei titoli neutralizzanti nelle diverse fasce di età, ma in ogni caso i valori medi rimangono superiori ai valori teorici che dovrebbero conferire immunizzazione (rappresentati nella figura dalla linea tratteggiata).
Nella tabella il dato viene disaggregato per età dei pazienti, sesso e, come ulteriori sottogruppi: pazienti in salute – ovvero pazienti senza ipertensione, diabete, dislipidemia, patologie cardiache polmonari o epatiche, non immunosoppressi, senza patologie autoimmuni e non obesi – pazienti obesi e pazienti immunodepressi. Dalla tabella si vede chiaramente che la probabilità di avere titoli di anticorpi neutralizzanti inferiori a 16 nei soggetti in salute era molto bassa in tutte le varie fasce di età, così come nei pazienti obesi, mentre i pazienti con immunosoppressione avevano un rischio maggiore di avere anticorpi neutralizzanti più bassi. Inoltre, appare estremamente evidente come la protezione si abbassi progressivamente al crescere della età anagrafica.
Se poi andiamo a vedere il grado di correlazione tra il livello di immunoglobuline G dei pazienti e i livelli di anticorpi neutralizzanti notiamo (figura 2) che rimane una fortissima correlazione tra il livello di IgG totali ed i livelli di anticorpi neutralizzanti post seconda dose di vaccino. Questo sta a dimostrare che le determinazioni delle IgG effettuate da ciascun paziente post vaccinazione sono in grado di proteggerlo da quella specifica infezione, ma non dalle varianti. Tanto più una variante differisce dal ceppo originale e tanto meno uno specifico vaccino protegge chi riceve la vaccinazione.
Sappiamo che le reinfezioni da virus SARS-CoV-2 avvengono con facilità dopo il completamento del ciclo vaccinale, ed allora come si spiega il fatto che le reinfezioni stesse avvengono anche in caso di titoli anticorpali elevati?
Innanzitutto la protezione post vaccino e post infezione rimane alta nei giovani e diminuisce progressivamente con l’età, patologie concomitanti e con uno stato di immunodepressione e questo vale solamente per la specifica proteina spike per la quale è avvenuta l’immunizzazione iniziale. Al contrario, questo ragionamento non vale per le proteine spike mutate (quelle delle varianti), ed a nulla serve effettuare una terza dose con il medesimo vaccino nei pazienti in salute che mantengono una elevata protezione dopo il ciclo di vaccinazione primaria. Inoltre, gli attuali vaccini non hanno una logica nei pazienti che hanno già avuto una precedente infezione virale, perché tali pazienti hanno una risposta anticorpale multipla contro altre proteine del coronavirus che non variano e pertanto mantengono la loro protezione per numerosi anni post-infezione grazie a quegli anticorpi che rimangono sempre attivi nei confronti delle proteine del virus che non mutano.
In aggiunta, le reinfezioni da varianti avvengono a causa della incapacità degli attuali vaccini di conferire una protezione ampia quando si modifica la proteina spike e questo spiega con estrema chiarezza come mai la variante omicron – nella quale esistono ben 29 mutazioni maggiori – non viene riconosciuta dagli anticorpi neutralizzanti in circolo e pertanto è capace di reinfettare anche coloro che hanno avuto tre somministrazioni vaccinali.
In parole povere la dose booster negli under 40 è totalmente inutile come ben dimostrato da vari studi osservazionali in varie parti del mondo, ma anche da The Lancet con i dati provenienti da Israele : «In those aged16–39 years, the rate of these severe outcomes was too small for meaningful estimation of the booster effectiveness», quindi non offrono una protezione superiore nemmeno per le patologie gravi, ed è ancor più inutile nei minorenni, tanto da far affermare alla Organizzazione Mondiale della Sanità lo scorso 18 Gennaio 2022 che non vi sono dati per giustificare la somministrazione di dosi booster nei confronti dei minori sani. Al contrario, se si vogliono proteggere adeguatamente i cittadini più anziani e con patologie concomitanti, vero ed importante target delle vaccinazioni, le aziende farmaceutiche dovrebbero essere obbligate a produrre nuovi vaccini specificamente diretti contro le varianti.
Purtroppo l’inizio della sperimentazione dei vaccini anti-Omicron da parte di Pfizer e Moderna è avvenuto solo pochi giorni fa, in grave e colpevole ritardo, ben dopo che le dosi inutili degli attuali vaccini verranno utilizzate e profumatamente pagate da governi conniventi.
Mi domando pertanto: a cosa serviranno le nuove sperimentazioni vaccinali rivolte contro una variante che si è già diffusa nel 50% della popolazione mondiale? La variante Omicron 2 si sta già diffondendo e questa continua rincorsa a qualcosa di vecchio non porterà certamente novità di rilievo.
Mi auguro che tutti comincino a comprendere che una vaccinazione deve essere fatta quando è davvero necessaria dal punto di vista medico e non quando fa comodo alla politica, la quale continua a sfruttare biecamente le paure degli italiani con una vergognosa disinformazione di regime.
*Specializzato in Medicina Interna e Medicina d’Urgenza,
dal 2013 concentra l’attività nelle terapie innovative,
inclusa la terapia genica e la terapia somatica cellulare
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