Chi crede all’amore del Padre ne accoglie il Figlio
di Padre Giuseppe Tagliareni*
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IN PRINCIPIO ERA IL VERBO
“In principio era il Verbo” (Gv 1,1), rivela San Giovanni, l’Apostolo prediletto. Chi è il “Verbo”? Tutto il suo Vangelo dimostra che si tratta del Figlio unigenito di Dio Padre, che nella pienezza dei tempi “si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Egli è Dio come il Padre che l’ha generato ed è la luce e la vita del mondo. Fin dal principio “il Verbo era presso Dio ed il Verbo era Dio” (Gv 1,1): “Tutto è stato fatto per mezzo di Lui” (Gv 1,3), fin da quando Dio disse “Sia la luce! E la luce fu” (Gen 1,1). Come diciamo nel “Credo”, Egli è “Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre” e come tale merita adorazione, accoglienza, amore, lode e benedizione come il Padre.
Nel seno del Padre, il Verbo è l’Unigenito, l’impronta della Sua sostanza, la Sua immagine perfetta, in tutto uguale al Padre eccetto che per l’origine: Egli è generato cioè originato dalla Prima Persona della Trinità per generazione intellettuale, come la mente genera il pensiero e la parola. Per questo Egli è della stessa natura del Padre: Dio da Dio, a Lui sottomesso per amore, ma in tutto uguale al Padre. Dall’amore dei due procede lo Spirito Santo, che è unione, comunione, dono totale in cui i due si ritrovano “Uno”.
Nell’amplesso divino, il Verbo è silenzio, amore e parola, è il “Sì, Padre, Io sono per Te”; e con Lui è l’artefice di tutte le cose visibili ed invisibili, create per mezzo del Figlio-Parola e per Lui, in vista di Lui, del Suo Regno.
Per noi l’Unigenito del Padre è luce increata, parola divina, energia vitale che dà vita a tutte le cose e le rende quali Dio comanda, per la Sua Gloria eterna. Il Figlio infatti, dà gloria al Padre, principio di tutto e a Lui riporta tutta la creazione, nella giustizia e misericordia divina, perché Dio sia “tutto in tutti” (1 Cor 15,28).
“Per noi uomini e per la nostra salvezza” Egli si è fatto uomo nel grembo purissimo della Vergine Maria, è morto sulla Croce ed è risorto il terzo giorno, vincendo il peccato e la morte e quindi Satana, che del peccato e della morte è l’autore. Poi, salito al Cielo, siede alla destra del Padre, da dove “verrà a giudicare i vivi e i morti” e introdurrà il suo Regno senza fine con la nuova creazione di Cieli e Terra nuova.
Egli è la “Luce del mondo” (Gv 8,12), la “Luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1, 9), che rivela l’essere di Dio come Padre creatore, come Figlio redentore e come Spirito Santo amore. È la luce che illumina gli occhi e la mente dell’uomo e più ancora l’anima, perché veda Dio, i Suoi segni che fanno scorgere la Sua presenza, le Sue opere che rivelano la Sua potenza e perfezione, e così ogni uomo creda al Suo amore e aderisca al Figlio unico Salvatore. Il Figlio è luce increata che penetra gli abissi dell’anima e del cuore dell’uomo. Come la luce materiale permette di vedere ogni cosa e rivela la fonte, il sole, da cui proviene, così il Verbo: rivela il Padre da cui viene e permette di vedere ogni cosa nella luce di Dio, cioè nel disegno creativo di origine e nel suo significato finale. Questa luce increata supera la parola e pone ogni uomo nella luce della verità: si deve guardare con occhio limpido e accettare grati nel silenzio più umile e profondo del cuore. È un dono che illumina l’anima e la fa più simile a Dio.
Oltreché luce, il Verbo è parola divina efficace. Essa è creatrice, secondo il volere di Dio, oppure comunicatrice di un pensiero divino alla mente dell’uomo. L’uomo infatti, conosce e pensa formando concetti e idee dalle cose che apprende con i sensi. Dio l’aiuta a procedere nella faticosa ricerca della verità comunicando la Sua Parola, mediante la rivelazione cristiana, che comprende parole e fatti del Vecchio e del Nuovo Testamento, fino a dare la Sua Parola fatta carne in Gesù di Nazareth. Gesù è la Parola intera del Padre: null’altro si può aggiungere. Ed Egli ha parlato con la vita, con le opere e con le parole, presenti soprattutto ma non esclusivamente nei quattro Evangeli. Di Lui fu detto: “È in te la sorgente della vita…” (Sal 36,10).
La Parola di Dio, se accolta con amore, con un cuore puro e umile, è come un seme che porta frutto, cioè entra nel pensiero dell’uomo e poi scompare ma dopo aver impregnato di sé la mente; in seguito comincia a generare pensieri e propositi nuovi; infine organizza l’azione e si traduce in iniziative concrete. È anche “spada a doppio taglio” (Eb 4,12) che penetra gli abissi dell’anima e giudica, dividendolo il buono dal marcio. È annunzio di novità e profezia che apre gli orizzonti dell’uomo; è comando operativo per dirigere l’azione dei singoli e dell’intero Popolo di Dio; è sentenza che sanziona un comportamento iniquo o premia per la fedeltà e la bontà dei servi fedeli di Dio. Si fa anche preghiera a Dio come nel “Pater” e nei Salmi e rende figli nel Figlio. Risuona nel silenzio del cuore e nelle assemblee liturgiche. Sta in eterno, perché supera la durata del cielo e della terra, fino a quando tutto sarà attuato (cfr. Mt 24,35).
L’Unigenito è anche il “Verbo della vita” (1 Gv 1,1): in Lui è la vita, la vita vera che non muore: chi la riceve diventa figlio di Dio (cfr. Gv 1,12). E ciò avviene per la fede nel Figlio di Dio fatto uomo per noi, accogliendo la sua parola e i suoi Sacramenti, dal Battesimo all’Eucaristia. La sua parola è Parola di vita eterna: “chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna” (Gv 5,24). Chi crede all’amore del Padre ne accoglie il Figlio e ciò che Egli porta: grazia, conversione, perdono misericordioso, vita nuova filiale, santità (cfr. Gv 1,17). Egli è come la vite che alimenta i suoi tralci e li rende vitali e fecondi di frutti abbondanti, che sono le buone opere di giustizia, di carità, di misericordia.
“La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente” (Col 3,16), raccomanda l’Apostolo Paolo ai fedeli di Colossi. E ciò avviene con la frequente lettura e meditazione del Vangelo, soprattutto nella celebrazione della Messa, quando si è radunati nel nome della SS. Trinità per fare memoria della Passione del Signore e consacrare il pane e il vino. Allora la Parola si fa carne di nuovo per noi, sia nel Sacramento sia nella proclamazione delle Scritture e si compie l’opera della santificazione dei fedeli.
I due cibi sono per la mente e per il cuore dell’uomo: si completano e si potenziano, diventando principio di fecondità. Il Cristo, Verbo della vita e Unigenito, abita per la fede nei nostri cuori e nella nostra mente e ci rende simili a Lui, viventi per dare gloria al Padre: “Chi mangia di Me, vivrà per Me come Io vivo per il Padre” (cfr. Gv 6,57). Ecco perché Satana teme tanto la Santa Messa.
* Padre Giuseppe Tagliareni
(29 luglio 1943 – 25 gennaio 2022),
è il fondatore dell’Opera della Divina Consolazione