Qual è il nome proprio di Dio?

Qual è il nome proprio di Dio?

di Padre Giuseppe Tagliareni*

ACCENNI ALLA TRINITÀ VI SONO FIN DALLE ORIGINI

Qual è il nome di Dio? Lo chiese Mosè a Dio, quando gli apparve nel roveto ardente (cfr. Es 3,13-15). La risposta fu “Io sono colui che sono” (v. 14). “Poi disse: «Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi». Dio aggiunse a Mosè: «Dirai agli Israeliti: Il Signore, il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre”. È chiaro che qui vi sono due appellativi: uno riguarda Dio in se stesso: Io sono colui che sono; l’altro riguarda il suo immergersi nella storia d’Israele, a cominciare dai capostipiti: i Patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe.

Che significano questi nomi? Il nome è un appellativo che indica una persona o cosa. Mentre è facile dare un nome alle cose, è difficilissimo dare un nome proprio a Dio, perché Egli trascende ogni concetto o pensiero umano. Noi lo diciamo: “Dio”; ma questo nome dice poco e male quello che Egli è veramente. Nelle varie mitologie vi sono tanti dèi; ora il vero Dio non può essere in alcun modo associato ad essi, anche se ci è comodo chiamarlo così. Dobbiamo perciò precisare che per “Dio” intendiamo “l’essere perfettissimo, Creatore e signore del cielo e della terra”, assolutamente distinto da tutte le cose che esistono.

Ma nella storia della salvezza, Dio si è rivelato e ha dato un nome a Se stesso, un nome tanto impensabile quanto adatto: “Colui che è”, cioè Egli si è definito con la semplice categoria del verbo essere. Egli è da Sé per sempre e da sempre, l’Assoluto, Colui che non ha bisogno di altri per essere; anzi Egli è Colui a cui tutti debbono la loro esistenza, Colui che fa essere tutte le cose, il Creatore. Simultaneamente si afferma che Egli è la pienezza dell’essere, cioè Colui che ha tutte le perfezioni: bontà, sapienza e amore, eternità, etc. in sommo grado; anzi Egli è bontà, sapienza e amore in persona.

Tutto ciò in ebraico antico si dice Jahwèh o Geovè, nome che nelle Bibbie antiche e moderne è stato sostituito con “Il Signore” (Kurios, “κύριος” in greco). Solo i Testimoni di Geova ne hanno fatto il loro principale cavallo di battaglia, per sclassificare il Cristianesimo e rigettare la Trinità. Si sa bene che gli ebrei stessi non pronunziano mai il santo Nome di Dio per non incorrere nella lesione del secondo Comandamento (“Non nominare il Nome di Dio invano”); solo il sommo Sacerdote lo faceva una volta all’anno, per la festa di Pasqua. Questo per sottolineare il grande rispetto dovuto a Dio. Nel linguaggio corrente lo chiamavano “Il Signore” (“Adonai”), oppure l’Altissimo, l’Onnipotente, il Cielo, etc.

Tutto l’Antico Testamento rivela che solo Dio è Dio, non vi sono altri supposti dèi; anzi gli dèi delle nazioni sono un nulla, sono fantocci, idoli di vanità che non possono dare la vita né alcun bene. Dio ci tiene molto a dichiararlo perché Israele con cada nell’idolatria, come gli altri popoli che lo circondano e porti nel mondo la fede nell’unico Dio e Signore della storia.

Nel prosieguo della rivelazione, affermata l’unicità di Dio e la sua superiorità su tutte le cose visibili ed invisibili, Egli stesso procede nel far conoscere la sua pluralità di persone e si rivela progressivamente come Trinità santissima di Padre, Figlio e Spirito Santo. Questo sarà chiaro pienamente solo con Gesù, Figlio di Dio fatto uomo per mezzo della Vergine Maria.

Accenni alla Trinità vi sono fin dalle origini. Vedi ad esempio Gen 1,2: “Lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” o Gen 1,26: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza”. Oppure nella vocazione di Isaia: “Santo, Santo, Santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria” (Is 6,3). Oppure in Ezechiele, che per ordine di Dio invoca lo Spirito perché dia la vita alle ossa aride: “Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti perché rivivano!” (Ez 37,9), o in altri passi in cui promette che invierà il suo Spirito nei cuori dei credenti (cfr. Ez 36,27). Nei libri dei Proverbi e della Sapienza poi, si parla della Sapienza che di una vera persona simile a Dio, che conosce ogni cosa, che penetra i pensieri dell’Altissimo, che entra nei cuori degli uomini, che ama abitare in mezzo a loro (cfr. Pro 1,20; 8,1; 8,22; Sap 1,4-6; 6,12; Sir 4,11; Bar 3,37-38).

Come noi sappiamo, nella pienezza del tempo Dio si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14). Si realizzò quanto era stato profetizzato nei Profeti e nei Salmi e desiderato dai santi d’Israele: Se Tu squarciassi i cieli e scendessi! (Is 63,19). E il tempo venne quando apparve la Vergine Maria, l’unica creatura immacolata e degna di ospitare Dio. “Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, il mio creatore mi fece posare la tenda e mi disse: Fissa la tenda in Giacobbe e prendi in eredità Israele” (Sir 24,8). E apparve Gesù a Betlemme e si rivelò come Figlio di Dio fatto uomo, venuto a compiere il divino Sacrificio della croce per salvare l’umanità e a far conoscere Dio, senza errori e parzialità. I tantissimi miracoli lo accreditarono senza alcun ragionevole dubbio.

Questa è la vita eterna: che conoscano Te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato Gesù Cristo” (Gv 17,3). E di Dio, Gesù ci ha dato la testimonianza più alta e la conoscenza più intima e profonda, rivelandoci la sua paternità. Dio è Padre; è Padre non solo di Gesù, Figlio unigenito, ma anche di noi rinnovati nel Battesimo, che è nuova nascita. Battezzati e innestati nel Figlio, noi siamo figli di Dio, non genericamente ma geneticamente, cioè siamo generati con la sua vita divina e resi simili a Lui. In Gesù Figlio diventiamo figli adottivi e godiamo della sua paternità, che si rivela nel darci il suo Spirito: Spirito che dà la vita divina.

Così non siamo più stranieri e pellegrini, né ospiti di passaggio, ma siamo intimi a Lui, familiari di Dio, viventi nella sua casa che è la Chiesa di Dio. Abbiamo nei nostri cuori lo Spirito del Figlio suo che grida Abbà, Padre! (Rom 8,15; Gal 4,6), ed Egli ci riconosce per figli e ci promette l’eredità eterna: il Cielo, quel Cielo che era stato chiuso agli antichi progenitori dopo il peccato delle origini. Con Gesù e in Gesù la vita cambia veramente: l’uomo viene perdonato e vivificato col dono dello Spirito Santo e una volta santificato entrerà nel Regno dei Cieli.

La rivelazione di Dio nel Nuovo Testamento completa mirabilmente quella dell’Antico. Dio dice di Sé: “Io sono lUnico, l’Assoluto, il Creatore che a tutti dà la vita, Colui si allea ad Abramo e alla sua discendenza per liberarla dalla schiavitù e da ogni male e condurla alla Terra dove scorre latte e miele”. Poi precisa: “Io sono Padre che genera; Figlio che simmola per dare la salvezza all’uomo; Spirito che dà la vita divina e la santificazione agli eletti. La vera conoscenza di Dio si ha solo in Gesù, perché “nessuno conosce il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11,27). Ma a Gesù si arriva per mezzo di Maria sua Madre; per cui è facile capire che fuori di questa via non si può conoscere veramente Dio uno e trino, né entrare nella Sua familiarità. Gli antichi Padri dicevano: “Non può aver Dio per Padre chi non ha Maria per Madre”. Il ponte tra Dio e l’umanità ha due piloni: uno è Gesù, Verbo incarnato; l’altro è Maria, col suo Cuore Immacolato. È Maria che congiunge lumanità a Cristo.

 

 

 

 

* Padre Giuseppe Tagliareni
(29 luglio 1943 – 25 gennaio 2022),
è il fondatore dell’Opera della Divina Consolazione

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