La società dei consumi e della fretta lascia poco spazio alla riflessione intima e al trascendente
di Matteo Orlando
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LA POETESSA CRISTINA CAPPELLINI: “VIVO E COLTIVO LA MIA FEDE CON MAGGIORE DEDIZIONE E CONSAPEVOLEZZA RISPETTO AL PASSATO”
La poesia di Cristina Cappellini (nella foto con Giacomo Poretti) «resiste alla tentazione della nostalgia fine a se stessa, del lamento sterile, ricuce gli istanti di quel tempo – il suo, ma anche quello del mondo che ci gravita intorno e ci respira addosso – lo imbriglia e lo cristallizza in immagini che paiono acquerelli sbiaditi, in cui resistono poche pennellate di colore (“il becco sottile di un pettirosso”). I bastioni sepolti dalla neve che restano immutati e ci sopravvivono, il profilo delle vigne con i suoi filari impressi contro il cielo plumbeo, la periferia muta e insondabile, tutto è immobile nella penna della Cappellini, che ferma per un momento l’ago del mondo e lascia che siano le nostre domande, il nostro perenne interrogarci a riempire la pagina».
Così promuove “In ogni mio tempo” (Puntoacapo editrice, € 12), raccolta di poesie di Cristina Cappellini, il dottor Emanuele Spano nella sua prefazione. Abbiamo intervistato l’autrice.
Dalla politica alla poesia. Come ha sviluppato questa passione?
Quella per la poesia è una passione che ho fin da quando ero una ragazzina e che poi ho coltivato e maturato nel tempo. Essendo sempre stata una persona molto sensibile e molto riservata, ho trovato nella scrittura il mezzo migliore per esprimere stati d’animo, riflessioni, emozioni forti. Ho anche avuto la fortuna di incontrare sul mio cammino bravi insegnanti, che mi hanno trasmesso molto, e poeti e artisti che mi hanno aiutato a coltivare questo tipo di arte. Circa dodici anni fa ho iniziato a partecipare a vari concorsi letterari, ottenendo anche diversi riconoscimenti e pubblicando miei testi in alcune antologie con altri autori. L’anno scorso ho pensato di dare alle stampe una raccolta tutta mia, che potesse riassumere, selezionando una quarantina di poesie, il mio vissuto. La bozza è piaciuta molto agli editori, Cristina Daglio e Mauro Ferrari, con i quali ho lavorato benissimo, e di lì a pochi mesi è uscito (nella collezione letteraria di Puntoacapo) il libro “In ogni mio tempo”. Una bella soddisfazione, che ha coronato una delle mie passioni più grandi. Oltretutto, in questa fase della mia vita in cui ho abbandonato la vita politica, ho molto più tempo per dedicarmi a progetti di questo tipo.
Qual è il messaggio centrale che vuole lanciare attraverso il suo testo e perché?
Le mie poesie sono di fatto la mia carta d’identità, nascono quasi tutte da esperienze forti che mi hanno segnato e hanno segnato il mio cammino. Direi che la maggior parte dei testi, anche quelli più drammatici, hanno per filo conduttore la speranza, come motore che spinge a continuare la propria strada e a rialzarsi sempre anche dopo le cadute, anche dopo una tragedia o una forte delusione. La consapevolezza che in fondo al buio c’é sempre una luce da inseguire, un cielo a cui guardare, che rappresenta il senso più profondo della nostra esistenza. La speranza ovviamente è accompagnata dall’amore, che non rappresenta solo il sentimento, il legame tra due persone, ma quella forza miracolosa che – per dirla con il sommo poeta – “move il sole e l’altre stelle”. Il meccanismo divino che regola il mondo e che guida la nostra anima.
A suo giudizio perché le poesie non vengono tanto amate nel panorama librario italiano attuale?
Per diversi motivi, innanzitutto una società dei consumi e della fretta come quella di oggi, che lascia poco spazio alla riflessione intima e al trascendente, poco si presta alla contemplazione e allo scavo interiore, che è proprio dell’arte poetica. Viviamo nella società del materiale, del “tutto e subito”, del predominio della soddisfazione immediata dei propri bisogni e desideri, con uno sguardo appiattito verso il basso e poco proteso vero l’alto. La perdita di spiritualità dell’Occidente (che spazio e valore – ad esempio – diamo oggi al silenzio?) favorisce altre attività e altre forme artistiche più immediate e meno profonde. E inoltre bisogna considerare due fattori: il fatto che la poesia venga ritenuta, a prescindere, una forma letteraria élitaria, di nicchia, e come il declino della scuola, purtroppo, con la sua eccessiva burocratizzazione e spersonalizzazione, spesso non abbia permesso e non permetta agli studenti di appassionarsi all’arte poetica (come del resto ad altre discipline ritenute ormai “superate” dai promotori della nuova agenda politica ed economica su scala mondiale e nazionale), a differenza ad esempio di quanto accadde a me ai tempi dei liceo. Ricordo sempre volentieri un mio professore con il pallino della poesia e la sua raccolta poetica (si parla di quasi trent’anni fa) che ancora conservo gelosamente, rappresentò di fatto l’inizio di questa mia passione letteraria.
Tra le sue poesie a quale è legata di più e perché?
Sarei ipocrita se dicessi che sono legata indistintamente a tutte le mie poesie. Se è vero che faticherei a sceglierne una in particolare, è anche vero che alcune sono più sentite di altre, ad esempio “Nikolajewka” e “Passaggio” sono dedicate a due amici che non sono più tra noi, peraltro morti in circostanze drammatiche, che mi hanno ispirato molte riflessioni e domande. Sono molto legata a “Siamo” perché ripercorre la mia infanzia e la mia giovinezza. Tra le poesie d’amore sceglierei “Ricordati le stelle” e “Rivederti ieri”, due poesie molto datate ma che mi emozionano sempre. Tra i testi più recenti tengo molto a “Il seme della Verità” perché parla del dramma dei cristiani perseguitati nel mondo, tema di forte attualità anche se poco considerato dai media mainstream, di cui mi occupo da anni. Realizzando insieme alla Fondazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” numerose iniziative, sono entrata in contatto diretto con testimoni e vittime di una persecuzione purtroppo in costante crescita, sia nei Paesi dove il terrorismo islamico la fa da padrone, sia negli Stati dove il potere è in mano a governi di stampo comunista. E poi fanno parte del mio vissuto più recente e del mio impegno nella battaglie per la tutela della vita le poesie “Bambino sorriso”, dedicata a Alfie Evans e Charlie Gard, “Amore spezzato”, che tratta il tema dell’aborto”, ma anche altri testi come “Insegnami”, che in fondo è una preghiera ispirata ai Salmi, “Da te”, un ringraziamento a chi offre ascolto e aiuto nel momento del bisogno, “Epifania” che ho scritto il 6 gennaio del 2021 dopo la Santa Messa.
Le poesie hanno spesso richiami al trascendente. Qual è il suo rapporto con la fede. Come vive la religione in famiglia.
Non vengo da una famiglia di chiesa, anche se sono cresciuta con valori e principi saldi e uno stile di vita improntato alla tradizione. Oggi vivo e coltivo la mia fede con maggiore dedizione e consapevolezza rispetto al passato. Una serie di fattori, con il passare del tempo, aveva finito per distogliermi dalla vita cristiana, quella vera, ma negli ultimi anni, grazie alla Provvidenza che ha messo sulla mia strada le persone giuste, al momento giusto, ho iniziato un cammino importante. Le battaglie per la vita, la famiglia e le radici cristiane mi hanno permesso di conoscere e frequentare in maniera più assidua diverse realtà cattoliche in prima linea su questi fronti, da cui ho imparato molto. Fondamentale però, in questa mia ritrovata dimensione di fede, è stato ed è il mio parroco. Poter essere accompagnati, in un autentico percorso spirituale, da grandi pastori, è una grazia immensa.