Quante Sicilie abbiamo dentro di noi!

Quante Sicilie abbiamo dentro di noi!

di Francesco Bellanti

L’ANIMA SICILIANA IN MOVIMENTO

In tutta la storia della razza umana nessuna terra e nessun popolo hanno sofferto in modo altrettanto terribile per la schiavitù, le conquiste e le oppressioni straniere, e nessuno ha lottato in modo tanto indomabile per la propria emancipazione come la Sicilia e i siciliani” è stato detto da Karl Marx e da Friedrich Engels. Sì, hanno parlato di un popolo nobile che attende e merita il suo riscatto.

Quante Sicilie abbiamo dentro di noi! La Sicilia greca e la Sicilia barocca, la Sicilia dinamica e laboriosa e la Sicilia araba, pigra, indolente, imponente, furba, presuntuosa e svogliata, quella apatica, dormiente. La Sicilia mafiosa.

L’anima siciliana è sempre in movimento, questa probabilmente è la verità, questa è la sua autenticità, è sempre tesa alla conquista, è l’anima proiettata verso il futuro, non quella che si arriccia e si nasconde, che si attacca allo scoglio. L’anima siciliana è l’anima cosmopolita di Verga e di Pirandello, il viaggio verso l’ignoto per comprendere la propria essenza e definire il proprio posto nel mondo. Verga e Consolo che cantano la Sicilia da lontano, Pirandello che parte da Girgenti per indagare la condizione universale dell’uomo. Il viaggio e il ritorno. L’identità si costruisce ogni giorno, solo così si appartiene a un tempo, e si conosce meglio la propria terra d’origine, la si custodisce nel ricordo e la si canta nella scrittura.

La definizione, e la costruzione, della identità siciliana come valore è un’operazione che deve partire dalla conoscenza della sua vera storia, anche da spazi e da tempi, da storie e da uomini che possono essere remoti e oscuri, e che poi sono i più veri, lontano dai fuochi artificiali, superficiali, parolai dei salotti settentrionali, della politica romana, dei giornali del nord, dove anche i giornalisti e gli scrittori siciliani danno sempre un’immagine stereotipata e di maniera – neghittosa e fatalista, mafiosa – della Sicilia.

Lo sforzo di ricerca storiografica deve sempre tendere allora alla ricostruzione di una verità storica che deve servire anche a un’altra ricostruzione, quella della identità siciliana, di una storia unica nel mondo, di una terra straordinaria con un patrimonio artistico e culturale immenso. Eventi e personaggi della storia di Sicilia devono essere rivisitati da prospettive critiche originali, comunque ben documentate, che rimettono in discussione e spesso superano le cosiddette verità ufficiali, per svelare il vero volto di attori e protagonisti, sicuramente diverso da come sono stati presentati dai manuali tradizionali, filo-risorgimentali e assuefatti alle verità di comodo.

Lo studio della Sicilia deve fare emergere la grandezza di una storia unica come quella siciliana che purtroppo è poco nota, perché questa storia è stata, quasi sempre, narrata come appendice o come terra di periferia. La Sicilia, invece, dopo la caduta dell’impero romano, al di là delle dominazioni che si sono avvicendate, è stata sempre una Nazione, e non bisogna dimenticare che solo da poco più di un secolo e mezzo ha unito il suo destino a quello della Penisola. La storia della Sicilia ha un’unicità che le deriva dall’essere stata l’antesignana dei moderni stati nazionali, grazie ai Normanni e, soprattutto, per merito dell’eccezionale figura di Federico II di Svevia (1194-1250).

È stata, inoltre, teatro di una delle rivolte popolari più conosciute della storia (Il Vespro Siciliano) e vanta uno dei parlamenti più antichi d’Europa. Accanto a personaggi ed eventi grandiosi, la Sicilia per troppo tempo è stata anche terra di misteri e di eccidi, perpetrati spesso ad opera di ignoti, per oscure ed incomprensibili ragion di Stato, che hanno coperto i veri mandanti (I pugnalatori di Palermo, Strage del pane, Strage di Portella della Ginestra, etc.).

Per questa ragione, i contributi storiografici devono essere anche originali e profondi. E devono avere una peculiarità che io direi anche didattica, in quanto nell’epoca della globalizzazione, dell’omologazione, dei grandi Stati sovranazionali, è un messaggio rivolto ai giovani, che devono conoscere la “vera” storia della Sicilia, per salvaguardare – e anche creare – l’identità di una terra che, nonostante le contraddizioni, resta sempre una terra da amare, da vivere e anche da cambiare, se è il caso, al fine di definire e di assegnare ad essa un posto e un destino nel mondo.

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