Ci stanno obbligando a vaccinarci senza dati in supporto
di Raffaele Cerbini*
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I DATI SULLA SPERIMENTAZIONE VACCINALE NON SONO STATI ANCORA RESI PUBBLICI. LA DENUNCIA DEL BRITISH MEDICAL JOURNAL
Il British Medical Journal – che, è tra i giornali scientifici più importanti al mondo – ha lanciato l’ennesimo grido di dolore denunciando in un suo editoriale che i dati sorgente relativi ai partecipanti delle sperimentazioni vaccinali rimangono inaccessibili ai medici, ai ricercatori ed al pubblico. Questo è un fatto moralmente indifendibile soprattutto per quanto riguarda la sanità pubblica.
La sperimentazione del vaccino covid di Pfizer è stata finanziata dall’azienda e progettata, condotta, analizzata e scritta dai dipendenti Pfizer. La società e le organizzazioni di ricerca a contratto che hanno condotto la sperimentazione detengono tutti i dati e Pfizer ha indicato che non inizierà a ricevere richieste di dati della sperimentazione fino a maggio 2025, ovvero 24 mesi dopo la data di completamento dello studio primario, che è elencata su ClinicalTrials.gov come 15 maggio 2023. Stesso discorso vale per gli altri vaccini e per i farmaci utilizzati in questa pandemia.
Ma l’accesso ai dati, è essenziale per avere un processo decisionale trasparente! Le autorità e gli organismi di sanità pubblica dovrebbero infatti rilasciare dettagli sul perché le sperimentazioni sui vaccini non sono state progettate per testare l’efficacia contro l’infezione e la diffusione di SARS-CoV-2. Sequeste stesse autorità avessero insistito, i paesi avrebbero appreso molto prima l’effetto dei vaccini sulla trasmissione e sarebbero stati in grado di pianificare di conseguenza.
Personalmente ritengo che l’aver colpevolmente taciuto sia la dimostrazione che solo in ritardo, ovvero a vaccinazione in corso sulla popolazione, ci si sia accorti di quanto era falsa l’affermazione che i vaccinati non potevano trasmettere il virus; perciò con una maggiore trasparenza mai si sarebbe arrivati alla misura assurda del famigerato green pass.
Alla luce di tutto ciò il British Medical Journal sostiene pertanto una politica vaccinale basata su solide prove e che non può essere giustificabile che ci si debba semplicemente fidare “del sistema”, confidando nel fatto che i dati possano diventare disponibili ad un controllo indipendente in un indeterminato futuro. Lo stesso vale per i trattamenti di cura del Covid-19.
La trasparenza è la chiave dare fiducia e rispondere alle legittime domande delle persone sull’efficacia e la sicurezza di vaccini, sui trattamenti e sulle politiche cliniche e di salute pubblica stabilite per il loro utilizzo. Non si può quindi che condividere e concordare con il British Medical Journal: i dati devono essere disponibili quando i risultati degli studi vengono annunciati, pubblicati o utilizzati per giustificare decisioni normative.
Tutti noi, con le nostre tasse, abbiamo pagato le ingenti somme per lo sviluppo e l’acquisto dei vaccini contro il Covid-19 mentre è il settore pubblico che si fa carico dei benefici e dei danni che accompagnano la vaccinazione pertanto sia il settore pubblico che i cittadini hanno il diritto di avere i dati relativi alle vaccinazioni e di farli valutare a esperti indipendenti, che non abbiamo interessi in case farmaceutiche. Tanto più che le aziende farmaceutiche stanno raccogliendo enormi profitti senza che sia possibile valutare l’efficacia dei loro prodotti
I governi e i “comitati tecnico-scientifici” non hanno il compito di danzare sulle note fornite loro dai consigli di amministrazione delle multinazionali del farmaco ma di proteggere la salute della popolazione loro affidata. Per questo motivo abbiamo bisogno – nell’interesse pubblico – di una completa trasparenza nei dati e ne abbiamo bisogno adesso. Questa deriva alla vaccinazione indiscriminata senza pieno accesso ai dati scientifici e al controllo non è scienza, né medicina, è solo una frenesia.
* Specializzato in Medicina Interna e Medicina d’Urgenza,
dal 2013 concentra la sua attività nelle terapie innovative,
inclusa la terapia genica e la terapia somatica cellulare.
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