Gandolfini al Quirinale: occasione perduta

Gandolfini al Quirinale: occasione perduta

di Gianmaria Spagnoletti

COLPISCE IL SILENZIO DEI MEDIA CATTOLICI SULLA CANDIDATURA DI MASSIMO GANDOLFINI ALLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA. DAVANTI A UN CANDIDATO PRO-LIFE E PRO-FAMILY, TUTTE LE “SQUADRE” DA CUI POTEVA VENIRE UN SUPPORTO HANNO FATTO SPALLUCCE: UNA CHANCE SPRECATA

In questi giorni sono in corso le votazioni per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica italiana. Ogni schieramento ha il proprio candidato che lo rappresenta e si sono fatti vari nomi, quantomeno attesi e previsti: ad esempio, Mario Draghi, Silvio Berlusconi, Elisabetta Casellati o Marta Cartabia.

Pochi giorni prima dell’inizio delle votazioni era emerso però un altro nome, quello di Massimo Gandolfini, presidente dell’Associazione “Family Day che ha portato in piazza migliaia di persone in due diverse occasioni, nel 2015 e nel 2016.

La notizia era apparsa su “Il Timone”, dove il giornalista Valerio Pece aveva chiesto un parere sulla figura di Gandolfini al Colle alla scrittrice Costanza Miriano, allo storico Eugenio Capozzi e al vescovo Mons. Giovanni D’Ercole. In un pezzo particolarmente godibile, erano venute fuori parole chiare e forti sulla bellezza e l’importanza di una candidatura come quella. Ciascuno dei tre interpellati ha sottolineato una dote ritenuta ideale per un Presidente della Repubblica: chi la fede e la paternità, chi la sua professione (a tutela la dignità assoluta della vita umana), chi le idee a sostegno della genitorialità e della famiglia in aperta crisi. In seguito, la notizia è stata confermata tramite una intervista al quotidiano locale “Giornale di Brescia” del 9 gennaio, dove il diretto interessato si è dichiarato “a disposizione del bene del Paese”.

Con queste premesse ci si sarebbe aspettati un ampio endorsement da media della stessa “parrocchia” (è il caso di dirlo) e da quella parte di Italia che condivide gli stessi valori (vita, famiglia, libertà di educazione), ma c’è stato solo un articolo pubblicato da “Il Tempo”, quotidiano diretto da Franco Bechis, che ha fatto il rumore di un sassolino. Per il resto, silenzio.

Questo è il punto: ogni giorno si leggono mille discorsi sul fatto che l’Italia invecchia, che le culle sono vuote, che bisogna aiutare la famiglia a ripartire. Ma quando all’improvviso appare un candidato che ha a cuore queste aspettative, coloro che in teoria potrebbero sostenerlo non trovano nulla di meglio che fare orecchie da mercante.

Allora se un giorno sì e l’altro pure si punta il dito contro l’indirizzo anti-vita della politica italiana, ma al momento della verità non si fa quadrato intorno a un candidato che, per quanto “outsider”, si fa portatore proprio di quei “valori non negoziabili”, perché allora si spendono fiumi di inchiostro su questi temi?

Significa che noi italiani siamo solidali solo a parole, ma di fatto incapaci di unirci per una causa (qualunque essa sia) e non riusciamo nemmeno per sogno a superare la logica del “gruppuscolo” che cura il proprio orticello ma intanto batte in ritirata strategica dietro la “cortina fumogena” fatta di tante belle parole.

Allora, se le cose stanno così, se l’indirizzo anti-vita della politica italiana peggiorerà, se l’inverno demografico avanzerà e il dramma delle culle vuote si imporrà ancora di più, sarà anche perché non si è voluto sostenere, anche solo “sulla carta” (stampata), un ideale Presidente della Repubblica che potesse parlare apertamente, dalla sua posizione istituzionale, della tutela della dignità della vita umana.

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