Il caro bollette rende meno competitive le aziende italiane e rischia di lasciare al buio migliaia di famiglie
di Simona Trecca
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L’INCREMENTO ESPONENZIALE DEI COSTI ENERGETICI È UNA VERA EMERGENZA NAZIONALE, ALTRO CHE COVID! A FRONTE DEL RADDOPPIO IN QUESTI MESI DEL CONSUMO DI ELETTRICITÀ, INFATTI, LE BOLLETTE SONO RADDOPPIATE E, PER ALCUNE AZIENDE, TRIPLICATE E QUADRUPLICATE, IN UN CONTESTO EUROPEO NEL QUALE LE BOLLETTE SONO MOLTO PIÙ BASSE PER FAMIGLIE, ARTIGIANI E IMPRESE
È dallo scorso anno che nella rete ci si imbatte in articoli di nicchia di economisti e non che parlano di un prossimo e molto probabile blackout totale in Italia. Sottovalutati o no, questi articoli generano paura e inquietudine. Ma non è il caso che ne teniamo conto e che in qualche modo ci organizziamo?
Il Giorno ha recentemente pubblicato un’intervista di Enrico Camanzi al fisico Andrea Aparo von Flüe, docente all’università “La Sapienza” di Roma, il quale ha spiegato che «l’ipotesi non è da considerarsi così peregrina».
A novembre del 2021 la Protezione civile di Madrid ha diffuso una lista di consigli per un blocco al sistema energetico che ha definito «possibile». Si scatena il panico: i cittadini spagnoli hanno acquistato in maniera compulsiva bombole di butano, fornelli da campeggio, torce e batterie. Tanto che le scorte di questi prodotti sono andate esaurite in poco tempo.
La causa sembra da attribuirsi ad una serie di chat di messaggeria istantanea che additavano la pandemia da Coronavirus come il principale problema, creando collegamenti tra essa, il controllo sanitario, il “Nuovo ordine mondiale”. Aggiungiamoci Matrix e il gioco è fatto.
In realtà la possibilità che un blackout totale possa avverarsi è meno complottista e fantascientifica che possiamo immaginare.
Il professor von Flüe nell’intervista citata ha affermato che «in Europa stiamo spingendo al limite della capacità il sistema di produzione e distribuzione dell’elettricità», a fronte ovviamente di una elevata domanda di energia. L’incapacità di rispondere a tale domanda e «una qualunque interruzione di linea del sistema di distribuzione» a cui si aggiungono «la criticità sul fronte delle scorte, l’aumento dei prezzi dei combustibili e l’obsolescenza di impianti e di infrastrutture», potrebbero quindi realisticamente provocare un grande blackout. E per “grande”, lo studioso intende un’area pari a 30 Paesi e 400 milioni di utenti per una variabile di tempo che va dai 7 ai 14 giorni. Non proprio il blackout di casa che conosciamo noi!
Le conseguenze di un evento del genere le conosciamo tutti: ogni dispositivo che necessiti di energia elettrica per funzionare rimarrebbe “off”. Basta guardarci intorno e solo in una stanza ne possiamo contare a decine. Figuriamoci in macrosistemi economici e produttivi ad esempio come il nostro, nel quale i costi energetici per aziende e artigiani è attualmente molto più elevato che in Europa, rendendo quindi le aziende italiane meno competitive [si veda qui sotto a tal proposito la bolletta quadruplicata del consumo energetico dell’Azienda del settore edile e industriale di Corropoli (Teramo), pubblicata sulla pagina facebook di Matteo Salvini (ndr)].
Ovviamente il professor von Flüe indica anche delle soluzioni. Che sono le stesse in casi di grandi eventi catastrofici: avere scorte di acqua da bere, torce a batteria, scatolame come cibo, coperte, combustibili per riscaldamento non elettrico.
Se invece il fenomeno lo vogliamo inquadrare in un contesto economico, l’economista Ilaria Bifarini, in un’intervista al giornale online Lo Speciale del 17 gennaio 2022, ha spiegato che il pericolo di un “blackout totale” è reale. La “Bocconiana redenta”, infatti, ha affermato che «il rischio di blackout è più attuale che mai, tanto che in questi giorni a lanciare l’allarme è stato lo stesso Copasir, il comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica», il quale nella relazione approvata dal Comitato sulla sicurezza energetica ha focalizzato il tema della «impennata dei prezzi dell’energia elettrica e del gas naturale [che] espone l’Europa al rischio di blackout energetici. Il timore è che in un sistema di approvvigionamento energetico estremamente interconnesso come quello europeo, lo spegnimento di una singola centrale – ad esempio per mancanza di carburante – possa generare una reazione a catena in vari Stati membri. Il timore di un possibile blackout si starebbe diffondendo in tutta Europa».
A questo bisogna aggiungere la carenza di investimenti programmatici, le problematiche relative alla transizione ecologica e ai rincari delle bollette energetiche europee. Anche se l’Italia rispetto all’Europa detiene scorte maggiori, nel contempo potrebbe subire gli effetti indiretti di razionamenti energetici da parte di alcuni Stati membri, che influenzerebbero gli scambi commerciali con i Paesi UE e, di conseguenza, il sistema produttivo nazionale (cfr. Askanews del 13 gennaio 2022).
Già a gennaio 2021 in Romania era andata in tilt la rete elettrica, per fortuna senza un effetto a cascata sui Paesi circostanti. In Stati come l’Austria e la Germania, si stanno promuovendo campagne di informazione e simulazioni di un potenziale blackout. Proprio a Berlino, il 9 gennaio scorso si è verificato un blackout che ha coinvolto decine di migliaia di utenti per diverse ore, a causa però di un guasto alla centrale termica di Klingenberg che alimenta anche la rete di riscaldamento comunale di Friedrichsfelde, lasciando decine di famiglie senza acqua calda e riscaldamento (cfr. Ansa del 9 gennaio 2022).
Noi al momento, data la scarsa incisività dei provvedimenti varati in merito dal Governo Draghi, più che il blackout totale, dovremmo temere le prossime bollette… da salasso!