Un futuro dell’Europa basato su libertà e identità anziché su burocrazia e omologazione
di Giuseppe Brienza
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«LA LEGA HA FIRMATO UNA “CARTA DEI VALORI” PER IMMAGINARE UN FUTURO DELL’EUROPA BASATO SU LIBERTÀ E IDENTITÀ ANZICHÉ SU BUROCRAZIA E OMOLOGAZIONE» (MATTEO SALVINI, 2 LUGLIO 2021)
«La nostra salvezza viene dall’Europa»: questo l’atto di fede che, all’indomani della dichiarazione sottoscritta da sedici partiti sovranisti europei per immaginare un futuro diverso del vecchio continente, ha recitato il segretario del Pd Enrico Letta.
Quella che i media hanno descritto come una Carta dei Valori, firmata il 2 luglio 2021, potrebbe segnare l’avvio di una Internazionale sovranista con Stati-fondatori quelli cui appartengono i 16 movimenti, in parte di governo e in parte all’opposizione nei rispettivi Paesi. Attualmente i partiti fondatori fanno parte di tre distinti gruppi al Parlamento europeo, ovvero “Identità e democrazia” (Id), “Conservatori e Riformisti” (Ecr) e gruppo “Non iscritti”.
La Carta dei Valori, come affermano i principali promotori dell’iniziativa, ovvero l’Italia, l’Ungheria e la Polonia, costituisce il primo passo comune dei «partiti interessati alla libertà delle nazioni e al sentimento dei popoli europei», a seguito del vertice di Budapest, organizzato nell’aprile 2021 dal segretario federale della Lega Matteo Salvini con i premier Viktor Orbán (Fidesz) e Mateusz Morawiecki (Diritto e Giustizia).
Di seguito i nomi dei partiti e movimenti che hanno siglato il documento, espressione del pensiero delle forze sovraniste di 15 Paesi attualmente membri dell’Ue e privo di qualsiasi riferimento all’abolizione dell’euro:
- Lega (Italia),
- Rassemblement Nationale (Francia),
- FPOE (Austria),
- Vlaams Belang (Belgio),
- DPP (Danimarca),
- Ekre (Estonia),
- Perus S (Finlandia),
- Diritto e Giustizia (Polonia),
- VOX (Spagna),
- FdI (Italia),
- JA21 (Paesi Bassi),
- EL (Grecia),
- PNT-CD (Romania),
- LLRA-KSS (Lituania),
- VMRO (Bulgaria),
- Fidesz (Ungheria).
Un merito a Letta va riconosciuto, quello cioè di aver considerato come non sottovalutabile il documento dei sedici partiti europei, che «cambia molto lo scenario europeo e italiano». Naturalmente l’intento principale del leader Dem è quello di scalzare la Lega dall’attuale coalizione che sostiene il Governo Draghi per riproporre l’auspicata “maggioranza Ursula”, ovvero il prodian-pentapartito Pd–M5s–Iv–Forza Italia–Leu. «Non è possibile sottoscrivere quel documento – ha dichiarato in tal senso Letta – e sostenere il Governo di Mario Draghi, è una contraddizione in termini chiara, evidente e netta. […] O si tifa Milan o si tifa Inter e in questo caso è esattamente la stessa cosa: o si sostiene il Governo Draghi o si sostengono le politiche europee di Orbán, sono due cose totalmente diverse tra loro. Ed è quello che esattamente sta accadendo oggi in Italia, con la scelta di Salvini di sostenere il Governo Draghi e allo stesso tempo di fare una scelta totalmente incompatibile».
Su una cosa il segretario parigino ha perfettamente ragione: nella Carta dei Valori c’è l’aspirazione esattamente opposta a quella che è alla base del Next Generation Eu, ovvero l’espropriazione e centralizzazione a Bruxelles delle politiche e della sovranità economica dei Paesi europei. Orbán e Morawiecki sono stati in effetti gli unici due Capi di Governo che l’anno scorso hanno posto, fra le critiche generali del mainstream, il veto al Next Generation Eu e al Recovery Plan che stanno “incaprettando” l’Italia.
I capigruppo della Lega alla Camera e al Senato hanno poi evidenziato lo strano “pulpito” dal quale arrivano le prediche di coerenza politica. «Letta abbia la decenza di non parlare di alleanze – hanno giustamente fatto notare l’on. Riccardo Molinari e il sen. Massimiliano Romeo –, visto che pur di restare al potere il Pd si è alleato con chiunque: in Europa stava in maggioranza al fianco del Ppe anche quando c’era Orbán e ora abbraccia i governi dei Paesi frugali che remavano contro l’Italia. In Italia, il Pd ha governato con chiunque, elemosinando il sostegno di avversari storici come Berlusconi, i grillini e perfino Renzi» (Adnkronos, 3 luglio 2021).
Al di là delle questioni interne, rilevante è il fatto che la Carta dei Valori assicuri sullo scampato pericolo, almeno a breve, di una svolta popolare del Carroccio. È vero che secondo l’europarlamentare Marco Zanni, leader dei leghisti a Bruxelles e presidente del gruppo Identità e democrazia (Id), la prospettiva di un ingresso della Lega nel Ppe non è mai esistita ma, come si sa, niente in politica è impossibile…
Quanto alla svolta sovranista di Fidesz, ricordiamo che il Gruppo parlamentare dei “democristiani europei” nel marzo 2021 ha votato una revisione del regolamento appositamente per cacciare il partito di Orbán. Il premier ungherese è sì costretto ad abbandonare il Gruppo popolare ma, fino ad oggi, non ha ancora lasciato il Ppe e, quindi, se la Carta dei Valori proseguirà il suo corso, è probabile che a breve Fidesz lasci anche l’Internazionale popolare e diventi parte dirigente dell’auspicata, da tutti gli euroscettici, dovremmo dire, Internazionale sovranista. Le premesse si erano avvertite quando, nello stesso giorno della cacciata dai Popolari europei del partito di Orbán, Salvini l’abbia chiamato per ben due volte, offrendogli la sua solidarietà e ribadendo la comune visione dell’Europa.
I sovranisti continentali si stanno quindi riposizionando e, dopo aver sperimentato “pandemia durante” la crescente intolleranza dei tecno-burocrati di Bruxelles, si stanno forse lasciando alle spalle la stagione di una divisione politico-parlamentare a tutto scapito del progetto di riconquista della sovranità nazionale e dell’Europa delle patrie. Entrambi, infatti, meriterebbero compattezza ed orizzonti programmatici di ampio respiro, almeno da parte delle forze politiche autenticamente nazionali. Basti pensare alle reazioni alla Carta dei Valori di esponenti falsamente considerati di destra come Silvio Berlusconi che, nei giorni scorsi, ha ribadito ai suoi il mantra euro-demo-entusiasta: «Rimaniamo saldamente ancorati al Ppe, i cui valori sono fondamentali oggi per Forza Italia e domani per il partito unico del centrodestra».
Con queste dichiarazioni si conferma evidentemente un fatto: il Cavaliere (o chi attualmente lo “manovra”) ha compreso che la firma dell’Appello per il futuro dell’Europa, se ne saranno rispettate le premesse, è in grado di avviare un processo storico-politico che va ben oltre il pur rilevante peso numerico rappresentato dalla somma dei 115 deputati presenti a Strasburgo, espressione delle diverse forze “sovraniste”. La dichiarazione comune sul futuro dell’Europa, infatti, se ben letta, rappresenta «un atto culturale e politico intorno al quale può svilupparsi un progetto valoriale e programmatico in grado di innervare una nuova stagione europeista, a partire dalle oggettive debolezze e criticità del processo d’integrazione continentale» (Mario Bozzi Sentieri, L’Appello “sovranista”. Un’altra Europa è possibile, “Il Borghese”, n. 8-9, Roma agosto-settembre 2021, p. 9).
In conclusione, non ha senso, tanto più in assenza di ed a seguito di quanto accaduto a Donald Trump negli Stati Uniti, che protagonisti del riscatto nazionale e del primato della politica come Matteo Salvini o Marine Le Pen siano collocati a parte a Bruxelles rispetto alla pattuglia degli europarlamentari riformisti-conservatori del gruppo ECR guidato da Giorgia Meloni. Ecco perché è una buona notizia quella dei partiti sovranisti “riuniti a coorte”, oggi con la Carta dei Valori, domani chissà come mobilitati, in nome del comune legame alla «tradizione europea».
I 16 movimenti appartengono ancora a gruppi diversi nel Parlamento Ue ma, nei prossimi mesi, costituiscano almeno un coordinamento continentale e cerchino di immaginare insieme un futuro diverso per l’Europa e per gli europei. In nome di una integrazione e di una cooperazione non più antinazionale e anti-identitaria ma, saldamente ed efficacemente di carattere intergovernativo. Questo perché, come leggiamo nella Carta, «la serie di crisi che hanno scosso l’Europa negli ultimi dieci anni hanno dimostrato che la cooperazione europea sta vacillando, soprattutto perché le nazioni si sentono lentamente spogliate del loro diritto ad esercitare i loro legittimi poteri sovrani. L’Unione Europea necessita di una profonda riforma perché oggi, invece di proteggere l’Europa e il suo patrimonio, invece di permettere il libero sviluppo delle nazioni europee, sta diventando essa stessa una fonte di problemi, preoccupazioni e incertezza» (Riformiamo insieme l’Unione per il futuro dell’Europa, Carta dei Valori, 2 luglio 2021).
Fonte: IL CORRIERE DEL SUD
Anno XXX, n. 10, Crotone 31 dicembre 2021, p. 3