Boscia (Medici Cattolici): “no ad accordi al ribasso sull’eutanasia”

Boscia (Medici Cattolici): “no ad accordi al ribasso sull’eutanasia”

di Bruno Volpe

IL PROFESSOR FILIPPO MARIA BOSCIA: “CHIEDIAMO CHE LA MEDICINA TORNI AL SENSO DI UMANITÀ E DI UMILTÀ EVITANDO L’ESALTAZIONE DA ONNIPOTENZA DEL MEDICO”

“Male minore in tema di protezione della vita? Un errore. Il medico non fa politica, il Vangelo non è politica”: il professor Filippo Maria Boscia ha da poco firmato e pubblicato il Manifesto dei Medici Cattolici nella sua qualità di Presidente Nazionale dell’Associazione. Lo abbiamo intervistato.

Professor Boscia, da che cosa nasce questo manifesto?

“Padre Casalone, gesuita, su La Civiltà Cattolica in tema di legge sul fine vita ha detto che a conti fatti, per evitare lacerazioni politiche, si può arrivare ad una soluzione che contempli il male minore. Da medico cattolico dico che sono in disaccordo. Il medico cattolico non fa politica, il Vangelo al quale mi ispiro, non è politica e non possiamo fare accordi al ribasso. Non affermo che noi medici cattolici siamo migliori degli altri, siamo diversi, rispettiamo e chiediamo rispetto”.

Che cosa vuol essere questo manifesto?

“Un richiamo a quello che è nel cuore dei medici cattolici, prima di tutto rispetto della volontà di Dio e del Vangelo. Il medico cattolico, sulla scia del buon Samaritano, svolge la sua arte in umiltà, non ha clienti, bensì pazienti, non si mette sul piedistallo, moda assai in voga oggi. Chiediamo che la medicina torni al senso di umanità e di umiltà evitando l’esaltazione da onnipotenza del medico. Ricordo che tra medico e paziente si instaura un incontro tra fiducia e coscienza, e per il medico la fiducia del malato è il dono più grande”.

Il medico deve sempre agire in scienza e coscienza..

“Certamente specie in un momento storico nel quale abbiamo una deriva che va contro la sacralità della vita e della stessa sofferenza. Il medico agisca sempre in scienza, coscienza e preparazione, ha il dovere di aggiornarsi e di studiare perché la scienza non si ferma”.

Pensa che durante l’attuale crisi pandemica si sia fatta una sorta di idolatria del vaccino?

“In parte si è esagerato e non credo sia saggio fare tante dosi una dietro l’altra, lo dico da medico. Inoltre si è spesso espropriata la libertà del medico di visitare in scienza e coscienza con una gestione statale della pandemia, mentre la figura protagonista è quella del medico con la medicina di prossimità”.

Che cosa intende dire?

“Che i protocolli generici stabiliti dallo stato e dalla politica, penso a vigile attesa e tachipirina, non sono validi in assoluto e che ogni malato è un mondo a sè. Pertanto non lo Stato, ma il singolo medico deve valutare le condizioni del malato e fornire la terapia che reputa corretta appunto in scienza, coscienza e professionalità. Una terapia personalizzata. Solo così rivalutiamo la figura del medico chiamato alla responsabilità, cioè abile a  dare risposte”.

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