Il battesimo nella vita e nella teologia di san Paolo

Il battesimo nella vita e nella teologia di san Paolo

di Giuliva di Berardino*

LASCIAMOCI RAGGIUNGERE DALLA TESTIMONIANZA DI PAOLO, L’APOSTOLO DELLE GENTI

 

Considerare il  valore che assume il battesimo negli scritti di San Paolo, vuol dire soprattutto lasciarsi raggiungere dalla testimonianza di Paolo, l’apostolo che è passato alla storia, nella tradizione della Chiesa, col titolo di “apostolo delle genti”, cioè apostolo di tutti coloro che non conoscevano nulla della Parola di Dio e degli insegnamenti che la Parola di Dio ha trasmesso come eredità all’umanità. È forse proprio grazie all’esperienza personale di  questo apostolo così originale di cui soprattutto San Luca ci ha trasmesso la testimonianza nel libro degli Atti degli Apostoli, che oggi siamo in grado di affermare quanto la sua testimonianza abbia fondato un pensiero teologico intenso e sempre innovativo, un  pensiero che si mette in dialogo con  le diverse culture, anche non credenti, come una sfida alle barriere culturali e cultuali che una religione può mettere in atto. Quello paolino è un pensiero che fa della fede un punto d’incontro nella novità, nel superamento dei confini anche intellettuali sulla realtà di Dio e del mondo. L’esperienza della novità di vita che Cristo inaugura nel cuore dell’uomo introducendo la Sua luce che apre alla conoscenza interiore, nuova, della realtà, rappresenta la base di una riflessione teologica  sul battesimo capace di offrirci la dimensione universale  della fede cristiana.

Conosciamo la testimonianza di Saulo di Tarso, fariseo convinto, abbagliato dalla luce dello Spirito Santo, folgorato dalla voce del Risorto, chiamato per nome per ben due volte: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Sono Gesù, che tu perseguiti. Alzati, entra nella città di Damasco e lì ti verrà detto quello che dovrai fare”. Accecato dalla luce, Saulo attende il credente Anania, che ha ricevuto, a sua volta, in sogno il Signore perché si recasse da Saulo e pregasse per lui. Guarito dalla cecità per la preghiera di imposizione delle mani di Anania, semplice credente, Saulo chiede il battesimo. Questo particolare ci comunica tutta la gratuità che esprime il dono del battesimo nella vita di Saulo, dono che si riceve dai credenti e che si accoglie come risposta a un Dio che interviene nella vita, nella storia, nella carne di una persona. È grazie al Battesimo che Saulo cambia nome, cioè cambia identità: non è più il commerciante ambizioso, impegnato in politica che si serve della fede in Dio per ottenere i suoi scopi e incrementare la propria ambizione. L’esperienza della vicinanza, nella preghiera, di un semplice credente in Gesù Risorto, che è Anania, cambia la sua visione delle cose in Saulo: ci vede attraverso una nuova luce, riesce a vedere le cose a partire da una luce interiore che gli rivela il senso profondo delle cose stesse. Per questo il Battesimo segna in lui un vero e proprio passaggio di identità. Il grande Saulo diventa Paolo, che in latino vuol dire “piccolo”. La luce nuova del Battesimo lo fa passare dalla logica dell’ambizione alla logica del servizio, del dono, della valorizzazione dell’altro e del dialogo, del farsi piccolo con i piccoli. Questo passaggio ha fatto di Paolo il grande apostolo delle genti, la cui vita è stata tutta orientata a generare altri credenti in Gesù, altri fedeli, altri apostoli, come lui.

Alla luce di questa sua esperienza di vita, ogni parola di San Paolo sul battesimo si riveste di grande autorità, perché l’apostolo Paolo non fa discorsi astratti, non parla di cose che ha studiato, ma, al contrario, orienta tutto ciò che ha studiato all’esperienza di fede che ha determinato la sua vita. Per questo Paolo nella sua teologia assegna uno spazio importante al battesimo, nonostante una sua dichiarazione, che Cristo non lo ha mandato a battezzare, ma ad evangelizzare (1Cor 1,17). Il testo più rilevante, centrale nella concezione del battesimo paolino, si trova nell’epistola ai Romani 6, 1-11: “O ignorate forse che tutti noi, che siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita. Poiché se siamo stati totalmente uniti a lui in una morte simile alla sua, lo saremo anche in una risurrezione simile alla sua. Sappiamo infatti che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato fosse annullato e noi non serviamo più al peccato”. Con queste parole San Paolo afferma la sua originale concezione del battesimo: essere battezzati nella chiesa cristiana significa essere battezzati “in Cristo”, cioè essere immersi nella relazione con Cristo. Ed è forte il linguaggio che accosta la vita “in Cristo” all’ essere “battezzati nella sua morte”, un linguaggio che impatta con la nostra sensibilità, ma che ci rivela un mistero profondo: il credente, attraverso la fede, si appropria dei meriti e della grazia, della potenza d’amore che si attua nella  morte salvifica di Cristo.

Il Battesimo ha come esito l’unione con Cristo, unione stretta, che  è messa in risalto con i termini composti con la preposizione “con”: “sepolti con” (6,4), “uniti con” (6,5), “crocifisso con” (6,6), “morti con e destinati a vivere con” (6,8). L’essere con Cristo sempre, prende il suo inizio nel battesimo e dura nella vita quotidiana di ogni credente, e presuppone che un giorno tutti i credenti in Cristo saranno uniti nella somiglianza della sua resurrezione. Per questo il Battesimo ci immerge nella morte, non perché il cristiano  muore con Cristo (v. 6), ma il “vecchio uomo”, cioè l’uomo che era prima del battesimo, l’uomo che si è reso vittima e perciò complice del peccato, è lui che muore, per dare spazio alla nascita dell’uomo “nuovo”, l’uomo nato dalle acque del Battesimo, che vive in Cristo, per  servire Dio e gli altri. Il Battesimo ci  assicura che saremo anche noi risorti con Cristo, perché attua una risurrezione presente, dentro la persona, un cambiamento che implica già ora un modo di vivere nuovo, diverso, conforme alla grazia ricevuta e che ci proietta nell’eternità.

Così San Paolo introduce i credenti delle comunità da lui fondate a considerare alcuni aspetti chiave della sua teologia battesimale. Ne consideriamo altri due:

-Gal. 3,26-29: “[…] voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù. Se siete di Cristo, siete dunque discendenza d’Abramo, eredi secondo la promessa”. Si tratta di un passo tratto dalla Lettera ai Galati, in cui Paolo si pone contro i credenti provenienti dal giudaismo perché questi avevano elevato la circoncisione a condizione di salvezza, mentre  Paolo afferma che la salvezza è anche per i non circoncisi, perché avviene attraverso la fede nella promessa di Dio ed è valida per chiunque creda in Lui. Coloro che sono stati battezzati in Cristo, ci conferma San Paolo, sono stati “rivestiti di Cristo”, perché come l’abito aderisce al corpo, così la vita di Gesù si intreccia con la vita del battezzato diventando una cosa sola con lui. Quest’immagine di essere rivestiti di Cristo come di un abito ha servito come base per la tradizione sviluppatasi successivamente secondo cui il catecumeno, cioè colui che si preparava al battesimo, così come il neofita, indossava una veste bianca.

-Un altro passo fondamentale per la teologia paolina si trova in 1 Cor. 12,13: “Infatti noi tutti siamo stati battezzati in un unico Spirito per formare un unico corpo, Giudei e Greci, schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un solo Spirito”. Questo passo spiega come ogni credente, in modo misterioso e profondo, diventa corpo di Cristo, attraverso l’opera dello Spirito Santo che agisce nel Battesimo, in questo atto profondo di fede. Per l’opera dello Spirito, quindi, si instaurano due relazioni, due realtà che non devono essere né confuse né separate, ma entrambe concatenate, una dentro l’altra, prima la relazione di unione con Cristo, e poi la relazione con la Chiesa. Nel Battesimo quindi si realizza la duplice dinamica dello Spirito: l’incorporazione a Cristo, che determina l’inserimento del battezzato nella comunità, che si qualifica come corpo mistico di Cristo, di cui Cristo è, appunto, il capo.

L’insegnamento che San Paolo ci offre è quindi fondamentale: per lui il battesimo è la piccola risurrezione di quell’uomo vecchio prima chiuso all’influsso dello Spirito, dominato dalla forza che lo separa da Dio e perciò frantumato nel suo essere interiore. Battesimo è segno dei risorti che vivono la vita segnati da Cristo, passando attraverso la Sua morte, la Sua Pasqua.

Per questo Paolo non ha paura di dichiarare, dopo il suo battesimo: “Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).  Il Battesimo è il dono dell’esperienza concreta che si fa attraverso la fede: il mio io, inserito nel Tu di Dio in Cristo, non viene perso ma  trasformato, purificato, ‘aperto’, acquista il suo nuovo spazio di esistenza. Per questo il nostro io, liberato dal suo isolamento, diventa apertura, relazione, attenzione all’altro. “Non più io”: questo è il fondamento della novità cristiana, la formula dell’esistenza cristiana fondata nel battesimo. A questo sono chiamati tutti i credenti, perché il dono del battesimo ci aiuta a vivere la gioia della condivisione, la fraternità, che è il segno vivo di una fede autentica.

Concludo questo approfondimento con altre parole di San Paolo che ci aprono il cuore ad accogliere sempre di più in profondità la gioia del dono che siamo gli uni per gli altri: “Se uno è in Cristo è una creatura nuova, le cose di prima sono passate, ne sono nate di nuove” (2 Cor 5,17). Ripetiamoci spesso queste parole, come le altre che sono state indicate in questo approfondimento, perché, quando siamo scoraggiati di noi stessi o delusi dagli altri, riteniamo nel cuore queste parole, noi ricordiamo il dono del Battesimo. Che il Battesimo sia anche per noi, come per San Paolo, non tanto un ricordo più o meno cosciente di un passo importante fatto nella vita, ma un dinamismo attuale, presente, che ci immerge, in modo sempre nuovo, ogni giorno di più, nella gioia di non appartenere più a noi stessi, ma a Cristo Gesù, che ci ha amati e ha dato se stesso per noi.

* Teologa

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