Ucraina: l’atlantismo ci costerà caro
di Vincenzo Silvestrelli
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UN CONFRONTO MILITARE FRA RUSSIA E UCRAINA È POSSIBILE. LA CRISI UCRAINA HA AVUTO PESANTI CONSEGUENZE SUI RAPPORTI ECONOMICI CON MOSCA E MINACCIA LA STABILITÀ E LA PACE IN EUROPA
Le recenti dichiarazioni del ministro degli esteri russo Serghei Lavrov dovrebbero essere oggetto di attenzione da parte dei nostri media. Si parla invece molto dei no-vax e non dei rischi di confronto militare in Europa.
Lavrov ha detto: «La nostra pazienza è finita. Siamo stati molto pazienti. Sapete, vero, che da molto tempo ci tratteniamo? Ci tratteniamo da molto. E ora è tempo per noi di muoverci. […] In Ucraina ci sono diverse centinaia di militari americani e britannici, la partecipazione di istruttori occidentali al conflitto in Donbass oltrepasserà tutte le linee rosse e significherà uno scontro diretto tra il popolo russo e la NATO».
I colloqui fra Putin e Biden e fra Russia e NATO non hanno avuto esiti positivi e la Russia è pronta a difendere la propria integrità anche con azioni militari per evitare che l’Ucraina diventi una base per una eventuale invasione, attraverso la presenza di truppe NATO a poche centinaia di chilometri da Mosca.
Il prossimo 18 gennaio ci sarà un incontro a Mosca con il nuovo ministro degli esteri tedesco Annalena Baerbock. Certamente il tema delle forniture di gas russo sarà uno degli elementi dei colloqui. Interessa anche l’Italia che da tempo non ha sviluppato politiche adeguate alla propria sovranità energetica. Non possiamo sapere cosa succederà ma certamente il nostro Paese sta pagando pesantemente da tempo le conseguenze dell’atlantismo acritico che ha caratterizzato la politica estera dei governi a trazione PD.
Dal 2014, su pressione degli Stati Uniti, la UE ha introdotto delle sanzioni contro la Russia che hanno portato Mosca ad adottare delle controsanzioni che hanno pesantemente interessato le nostre aziende che esportavano all’est, in particolare colpendo il settore dell’abbigliamento, del calzaturiero e dei mobili. I proficui rapporti economici, promossi dai governi Berlusconi, si sono ridotti con il conseguente calo dell’export italiano e del turismo russo in Italia. Le sanzioni hanno avuto come conseguenza il trasferimento di produzioni in Russia e la nascita di imprese russe che soddisfano ai bisogni interni. Nel lungo periodo, perciò, le sanzioni portano ad una ristrutturazione della divisione internazionale del lavoro con gravi danni per l’occupazione in Italia.
La crisi ucraina è nata con il colpo di Stato del Maidan del 2013-2014 sostenuto dagli Stati Uniti che ha portato all’instaurazione di governi antirussi partendo da proteste contro il Governo del presidente Viktor Janukovyč. Il divieto dell’uso del russo, lingua fortemente legata all’ucraino, la creazione di una chiesa autonoma dal patriarcato di Mosca, la collaborazione con la NATO, la creazione di battaglioni volontari come l’Azov e Pravyj Sektor che si ispirano alla figura di Stepan Bandera, figura assai controversa del nazionalismo ucraino, hanno evidenziato la volontà di fare dell’Ucraina uno Stato sempre più orientato contro la Russia. Gli estremisti ucraini si sono caratterizzati per atrocità contro la popolazione russa come la strage di Odessa del 2014, dove almeno 48 manifestanti furono linciati e bruciati nella Casa dei sindacati della città.
La Russia ha risposto annettendo la Crimea, penisola strategica per il controllo del Mar Nero, dopo un referendum in cui la popolazione ha evidenziato la volontà di aderire alla Federazione russa, appoggiando la sollevazione del Donbass e minacciando di reagire alle continue provocazioni anche con misure militari. Staremo a vedere cosa succederà nei prossimi giorni. È comunque incredibile come la politica occidentale appoggi in Ucraina forze politiche di dubbia ispirazione in funzione antirussa.