Dovevamo uscirne migliori. Di questo passo non ne usciremo mai

Dovevamo uscirne migliori. Di questo passo non ne usciremo mai

di Dalila di Dio

IL DEBOLE, RINUNCIATARIO E OBBEDIENTE AL POTERE, È DIVENTATO UN EROE…

Che non ne saremmo usciti migliori è stato chiaro sin dai primi giorni, quelli della caccia ai runners, dei video denuncia postati contro l’untore che camminava da solo nel bosco e dei latrati per invocare più controlli, più sanzioni, più esercito per le strade: eppure la versione del Popolo Italiano che abbiamo di fronte oggi, a quasi due anni di distanza da quando tutto è cominciato, supera tutte le peggiori previsioni.

Siamo davanti ad una realtà desolante e paurosa quasi al punto da far dubitare del fatto che si possa ancora parlare di Popolo.

È inquietante, e al contempo affascinante, il modo in cui una parte della popolazione si sia lasciata avvincere in una morsa, tra masochistica rinuncia ai propri diritti e odio nei confronti di chi prova a difendere quello che resta della libertà: agli occhi di queste persone, incredibilmente, il debole – rinunciatario e obbediente al potere – è diventato un eroe, chi si batte per ciò in cui crede è un ostacolo da eliminare.

Eppure, persino due anni di propaganda e terrorismo mediatico hanno avuto bisogno di un terreno fertile per attecchire e proliferare, trasformando una parte degli italiani in perfetti ingranaggi del sistema: e quel terreno è stato reso fertile dalla totale incapacità di molti di assumersi delle responsabilità.

Sin dal principio di questa triste vicenda, una parte del Popolo ha rinunciato a cercare di capire: è vero, nel marzo 2020 siamo tutti rimasti atterriti da qualcosa di assolutamente inedito e spaventoso ma, poco dopo, qualcuno ha cominciato a svegliarsi, reagire, porre domande, mettere in discussione, tentare di capire.

Altri hanno totalmente rinunciato ad ogni forma di autodeterminazione. Perché? Perché autodeterminarsi richiede un’assunzione di responsabilità.

E la grande malattia del nostro tempo è proprio l’incapacità di assumersi la responsabilità delle proprie scelte e di accettarne le conseguenze.

Così, per molti, è stato di gran lunga più facile obbedire senza discutere.
Ti privo della libertà individuale con un atto amministrativo? Amen.
Ti impedisco di comprare i colori al supermercato? Va bene.
Ti inseguo col drone mentre passeggi da solo in un bosco deserto? E così sia.
Tutto questo non funziona? Ce ne vuole di più!
Continua a non funzionare? È colpa di chi disobbedisce.

Ecco servito il sogno segreto di ogni potente: un Popolo senza discernimento, che non vuole responsabilità, che non pone domande ed è disposto ad avventarsi contro il capro espiatorio che gli indica il potere. E, bisogna dirlo, nell’individuare capri espiatori su cui riversare la responsabilità dei propri fallimenti il Governo italiano – quello dei migliori ma anche quello dei “così così” – ha mostrato un talento unico al mondo: prima i runners, poi chi andava troppo spesso al supermercato, poi i giovani che andavano a ballare, a settembre chi ha osato concedersi una vacanza dopo mesi di reclusione, a ottobre i maledetti ristoratori e, infine, con l’arrivo in pompa magna del salvifico siero scortato da elicotteri e teste di cuoio, i no vax, approdo ultimo e rocca della salvezza di Roberto Speranza & co.

È passato un anno da quel giorno in cui abbiamo accolto quella che ci è stata da subito presentata come la soluzione, la risposta, la chiave per tornare alla normalità: a un anno di distanza è stato detto tutto e il contrario di tutto, il Governo ha mentito, ha obbligato, ha minacciato, ha ristretto, ha vietato, ha escluso i dissidenti dalla società civile.

Eppure, una parte di questo nostro strano popolo continua a ripetere ossessivamente quello che gli impartisce ogni giorno la propaganda: bisogna vaccinarsi, bisogna rinchiudere i no vax, ci vuole il mega green pass per andare dal bagno alla cucina e se non facciamo una booster ogni 20 minuti moriremo tutti.

E a chiunque opponga numeri, dati o, più semplicemente, numeri, risponde vomitando odio, accuse, insulti.

Si verifica un cluster su una nave di soli vaccinati? Colpa dei no vax.
Sei vaccinato con tre dosi e ti contagi ugualmente? Colpa dei no vax.
Ogni giorno chiudono centinaia di piccole imprese? Colpa dei no vax.
Ti senti un idiota perché nonostante tre dosi sei costretto al tampone e risulti pure positivo? Colpa dei no vax.
La sanità in Italia è ridotta a un colabrodo da almeno 40 anni? Ineluttabilmente colpa dei no vax.
I no vax sono chiusi in casa eppure i contagi continuano, inesorabili? Colpa di Djokovic.

Insomma, va bene qualunque capro espiatorio pur di non ammettere che lo Stato ha sbagliato qualcosa, che il Governo ha preso decisioni assurde, che si è puntato tutto su qualcosa che si è rivelato tutt’altro che risolutivo.

Persino quando le menzogne del Governo appaiono sotto gli occhi di tutti, è più facile volgere lo sguardo altrove.

Perché? Perché altrimenti si dovrebbe ammettere di aver sbagliato a fidarsi, a riporre cieca fiducia in un potere inaffidabile, a odiare a comando, a puntare il dito contro chi non aveva alcuna colpa.

E ammettere di aver sbagliato non si può, proprio non si può.
Perché è qualcosa che richiede un’assunzione di responsabilità.
E la responsabilità non è più di moda.
È molto più facile odiare chi ci dicono di odiare e continuare ad obbedire per meritarci il diritto di vivere.
Ne usciremo migliori. Nella prossima vita.

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