Il dott. Cerbini: “la vaccinazione a oltranza non è scientificamente giustificata”

Il dott. Cerbini: “la vaccinazione a oltranza non è scientificamente giustificata”

di Pietro Licciardi

IN SVIZZERA CHI HA GLI ANTICORPI POST MALATTTIA E’ EQUIPARATO AI VACCINATI. IN ITALIA NO, EPPURE GLI ATTUALI VACCINI SONO SEMPRE PIU’ INEFFICACI

 

Dopo l’ennesimo vessatorio decreto ascoltiamo il dottor Raffaele Cerbini, il quale ribadisce alcune evidenze scientifiche ormai note e verificate a livello internazionale ma ancora pervicacemente ignorate dal nostro Governo e dallo stesso Comitato tecnico scientifico, della cui reale competenza ci permettiamo ormai di dubitare considerati gli insuccessi e l’inutilità delle misure fin qui prese, le quali somigliano sempre più a provvedimenti di carattere più politico che sanitario.

Raffaele Cerbini, specializzato in Medicina Interna e Medicina d’Urgenza, dal 2005 fa parte del mondo farmaceutico dove ha ricoperto varie posizioni con crescenti responsabilità, occupandosi da vicino di ricerca clinica in vari settori, per poi concentrare l’attività nelle terapie innovative a partire dal 2013, inclusa la terapia genica e la terapia somatica cellulare.

Dottor Cerbini, a cosa dobbiamo questa supposta recrudescenza di contagi, secondo i dati forniti dal governo? Tutta colpa di chi non si è vaccinato come ci stanno surrettiziamente dicendo il ministro Speranza, i giornali e la tv?

«No, tutt’altro. Il governo omette di dire che la nuova variante omicron è capace di eludere con estrema facilità gli attuali vaccini e che i vaccinati hanno lo stesso rischio di infettarsi dei non vaccinati. Devo precisare che tutto ciò che le dico deriva da pubblicazioni di varie agenzie regolatorie e da pubblicazioni peer-reviewed in riviste medico-scientifiche internazionali. Non esprimo pareri personali, ma mi rifaccio esclusivamente a quanto pubblicato fino ad ora. Se nel futuro ci fossero novità scientifiche sarò ben lieto di aggiornare quanto oggi disponibile».

Leggendo ciò che riporta la stampa scientifica internazionale sembra che questi vaccini, creati specificatamente per il Sars-CoV-2 siano poco o nulla efficaci nel proteggere dalle successive cosiddette “varianti”. Allora perché si insiste con la vaccinazione di massa?

«Chiariamo innanzitutto che l’attuale impennata di contagi è avvenuta per diverse e concomitanti situazioni. In primo luogo va compreso che la stragrande maggioranza dei contagi ora avviene per una variante del virus Sars-CoV-2 molto più infettiva delle precedenti, e questo a causa di un meccanismo molto specifico di elusione anticorpale nei confronti della preesistente immunità specificamente determinata dai vaccini o dalla precedente immunizzazione post contagio. In breve, la variante Omicron deve essere considerata qualcosa di completamente diverso rispetto al virus originale ed alle precedenti varianti. La seconda motivazione è determinata dalla velocità di replicazione della variante Omicron: rispetto alla Delta, questa variante si replica 70 volte più rapidamente nel tratto respiratorio superiore. Da un certo punto di vista, paradossalmente questo costituisce anche il fattore protettivo nei confronti della malattia grave dal momento che il virus si replica molto di più nel punto dove fa meno danni, ovvero nel tratto respiratorio superiore, rispetto al tratto respiratorio inferiore, nel quale l’invasività virale ha spesso causato i casi drammatici di estese polmoniti con grave compromissione della capacità respiratoria».

Gli attuali vaccini c’entrano qualcosa?

«Vi è un’altra cosa da considerare: la fiducia quasi religiosa nelle immunizzazioni a breve termine che ha purtroppo portato ad un drastico abbassamento delle vere misure di protezione individuale, ovvero: distanziamento di almeno due metri ed utilizzo delle mascherine FFP2 qualora non sia possibile mantenere il distanziamento. Da inizio pandemia non si è mai investito in questa eccellente misura di protezione individuale tranne che negli ultimi giorni. La conseguenza è stata la incapacità di prevenire i contagi nei luoghi chiusi come i vari ambienti di lavoro, gli uffici, le scuole e tanti altri. Questo va sottolineato a chiare lettere ancora una volta: le mascherine chirurgiche sono totalmente inutili al fine di prevenire i contagi e solo l’utilizzo di mascherine FFP2 (o delle FFP3), correttamente indossate, ben aderenti al volto, costituisce un reale dispositivo di protezione individuale. Se sommiamo i tre elementi citati è facile capire come siano stati proprio gli assurdi provvedimenti di questo governo a facilitare la diffusione della attuale ondata epidemica. Pertanto insistere su una vaccinazione di massa attraverso vaccini che si sono dimostrati inutili nel proteggere dalla variante attualmente prevalente nel mondo è un assoluto controsenso».

Allora non siamo così bravi come vogliono farci credere…

«Purtroppo l’Italia, con la disgraziata politica a supporto dei tamponi antigenici rapidi, ha deciso di non voler sequenziare i casi di Omicron, puntando sull’incertezza per confondere ancora di più le acque. Altre nazioni, come Regno Unito, Danimarca, Germania, Francia, Stati Uniti, Canada, Israele e, ovviamente, Sud Africa, ma anche molti altri hanno invece messo in piedi un ampio programma di sequenziamento della Omicron e di efficacia specifica dei vaccini. Si pensi che i report ufficiali dei Paesi che ho appena menzionato dimostrano che dopo cinque mesi dal ciclo vaccinale primario si perde completamente ogni tipo di protezione nei confronti della Omicron, ed anche il booster altro non fa che assicurare una brevissima “luna di miele” di circa un mese, mentre poi la immunizzazione si perde totalmente, rendendo inutile effettuare il booster stesso con vaccini obsoleti».

Perché questa totale perdita di efficacia?

«Partiamo da un concetto semplice: tanto più un vaccino o un farmaco è specifico per trattare una determinata patologia, tanto meno lo stesso identico vaccino sarà in grado di trattare un patogeno differente dal suo target originale. Questo vale sia per la terapia tramite anticorpi, sia per l’immunità conferita dai vaccini, così come sono stati creati alla fine del 2020. Si tratta di una immunità che ha dimostrato di colpire con estrema precisione il centro del bersaglio rappresentato dalla proteina spike. Tuttavia, se il bersaglio si muove e/o cambia di conformazione dando origine a varianti la freccia, per quanto scagliata dal miglior arciere avrà molta più difficoltà a colpire il bersaglio, fino a mancarlo del tutto. Ecco, questo è il concetto della elusione immunitaria (immunity evading), ed è un concetto totalmente diverso dalla riduzione, nel corso del tempo, della risposta immunitaria (immunity waning) per cui la protezione vaccinale si riduce una volta trascorsi soli tre mesi dalla vaccinazione stessa.

Quindi i vaccini sono doppiamente inefficaci?

«I limiti sono di due tipi. La prima consiste nella normale discesa della protezione immunitaria (immunity waning), ma questa può essere nuovamente stimolata e tornare ad elevati livelli di protezione in caso di reinfezione da virus originale e varianti alfa e beta. Con la variante Delta si è presentato per la prima volta il fenomeno della immunity evading. Per tale motivo è stato necessario somministrare un booster per stimolare nuovamente una risposta anticorpale massiccia allo scopo di impedire nuove infezioni e prolungare la precedente risposta anticorpale, sebbene con una effectiveness molto minore – intorno al 70% per i primi due mesi post-booster -, mentre dal terzo mese in poi la protezione offerta dal booster scompare nuovamente. Infine, la variante Omicron sfugge alla protezione immunitaria determinata dagli attuali vaccini in quanto sono presenti entrambi i fenomeni sopra ricordati, amplificati dal fatto che la Omicron ha una velocità di replicazione molto più elevata. Gli amministratori delegati di Pfizer e Moderna conoscono perfettamente quanto sopra ricordato ed hanno già pubblicamente dichiarato che sarà necessario continuare a vaccinare con una frequenza superiore a quella inizialmente prevista, ma la comunità scientifica sta finalmente prendendo posizione contro l’eccesso di vaccinazione attraverso l’attuale formulazione, rimarcando i rischi per il sistema immunitario. Inoltre, nei siti specializzati non ho ancora visto alcuno studio riguardante nuove formulazioni vaccinali adeguate alla nuova variante, nonostante gli annunci pubblici sopra ricordati. Di questo sicuramente torneremo a parlare… Pertanto, per tutto quanto emerso nella letteratura internazionale, per la Omicron i vaccini attuali non prevengono le nuove infezioni, mentre le precedenti immunità, comunque acquisite – da vaccinazione o da pregressa infezione -, sono in grado di mitigare alcuni degli effetti dell’infezione, che è comunque blanda in tutti i soggetti, sia vaccinati, sia non vaccinati.

Questa epidemia è ancora pericolosa come nel 2020 oppure, nonostante Omicron, ci stiamo avviando verso un esaurimento della virulenza? Un over 50 in buona salute, senza patologie, ha veramente necessità di vaccinarsi? E soprattutto il rischio vale il supposto beneficio?

«E’ sicuramente ancora troppo presto per capire se ci siano degli effettivi elementi di riduzione del rischio di malattia grave da Covid-19 con la variante Omicron. Va infatti sottolineato che nelle persone con fattori di rischio individuale anche la variante Omicron può causare danni importanti. In generale, tuttavia, tale variante dà sintomi molto attenuati sia nei vaccinati, sia nei non vaccinati, e questo è stato dimostrato in maniera incontrovertibile dalla letteratura scientifica ufficiale. Rimane tuttavia assolutamente fondamentale cercare di individuare le persone a rischio e concentrare gli sforzi di prevenzione e terapeutici su di loro. Gli studi provenienti da Israele sono categorici da questo punto di vista, avendo individuato dei fattori di rischio cosiddetti “indipendenti”: in altre parole, avere delle fragilità, ovvero patologie concomitanti, espone a rischi aggiuntivi di patologia grave da Covid-19. Per questo motivo non deve essere l’età a costituire il discriminante tra vaccinazione e non vaccinazione, bensì devono essere le condizioni cliniche dei singoli soggetti. È comunque anche ovvio che ci sia una diretta proporzionalità tra fattori di rischio ed età: al crescere dell’età aumentano anche le patologie concomitanti».

Insomma, vax si o vax no?

«Direi meglio: “correct-vax” e già dal 2020 suggerivo di vaccinare i soggetti over 50 e tutti i soggetti con patologie concomitanti, ma avere un obbligo vaccinale, indipendente dalla valutazione del profilo beneficio/rischio individuale, è francamente contro ogni logica della medicina basata sulle evidenze. Se la politica scavalca il ruolo di noi medici, a cosa serve la nostra professione?»

Cosa si sa al momento delle reazioni avverse al vaccino? Siamo per così dire nella norma? Aifa nei suoi rapporti sembra aver ha cessato la pubblicazione del numero dei decessi, peraltro contati con metodo passivo, il che francamente per un profano è allarmante.

«Sono d’accordo con lei che in Italia siano totalmente scomparsi i rapporti sulla vaccino-vigilanza. La relativa pagina del sito AIFA è ferma all’aggiornamento del 26 Settembre 2021, sostituita da grafici interattivi totalmente inutili a far capire le reali problematiche legate agli eventi avversi determinati dalle vaccinazioni stesse. Inoltre, all’inizio di Dicembre 2021 i burocrati di AIFA negavano addirittura l’esistenza delle miocarditi da vaccino! Per fortuna il karma ha colpito questi signori perché i report mondiali hanno portato ben due pubblicazioni riguardo le miocarditi nel New England Journal of Medicine e varie altre in ulteriori riviste scientifiche, mentre l’Agenzia Europea dei Medicinali ha recentemente inserito proprio questo evento avverso nel Riassunto delle Caratteristiche di Prodotto dei vaccini Pfizer e Moderna, con una frequenza inferiore a 1 su 10.000».

Quindi gli eventi avversi ci sono…

«Si, e pertanto sarebbe necessario valutare singolarmente il rapporto beneficio/rischio dei vaccini nei singoli soggetti piuttosto che effettuare campagne vaccinali a tappeto in maniera indiscriminata. Utopia? Forse, ma è questo il lavoro al quale siamo chiamati noi medici. I pazienti non sono numeri ed ogni paziente è unico, ma lo Stato italiano vuole svuotare di significato il nostro lavoro, con un meccanismo di trasformazione dei medici in burocrati. Personalmente non ci sto e, per fortuna, esistono ancora agenzie regolatorie e riviste scientifiche centenarie che continuano a pubblicare gli eventi avversi in chiaro, contestualizzandoli e legandoli ai meccanismi d’azione dei vaccini».

Nel resto del mondo qual è l’andamento dell’epidemia? Si è ancora in una fase di emergenza come in Italia?

«La Omicron sta certamente portando un’ondata pandemica di grandi proporzioni, forse addirittura sottostimata. Ma ora abbiamo a che fare con un virus più facilmente gestibile ed alcuni paesi stanno sempre più familiarizzando con il fatto che con questo virus si può e si deve convivere, così come conviviamo da oltre cento anni con l’influenza e come appare sempre più evidente l’immunizzazione post-infezione conferisca la miglior protezione a lungo termine. E’ giusto vaccinare i fragili, ma le persone immunocompetenti superano brillantemente l’infezione stessa. In Svizzera, apripista in questo senso, la determinazione degli anticorpi post-infezione garantisce gli stessi diritti delle vaccinazioni purché tale determinazione venga ripetuta ogni tre mesi. Perché in Italia non è possibile garantire pari dignità alla protezione anticorpale post-malattia rispetto a quella post-vaccino? Su questo il governo italiano oppone un silenzio assordante».

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