Battesimi e cresime: stop ai padrini

Battesimi e cresime: stop ai padrini

di Enzo Vitale

LA DECISIONE DI DIVERSE DIOCESI ITALIANE DI SOSPENDERE L’UFFICIO DI PADRINI DI BATTESIMO E CRESIMA CI SPINGE AD UN DISCERNIMENTO ATTENTO RIVEDENDONE IMPORTANZA E SIGNIFICATO

Non è raro che gli appassionati di cinema sentendo pronunciare la parola “padrino”, involontariamente, vanno con la memoria alla magistrale interpretazione di Marlon Brando in un capolavoro del cinema, di qualche anno fa, a regia di Francis Ford Coppola: il Padrino, per l’appunto!

Un film discutibile da un punto di vista morale per il contenuto carico di scene di esagerata violenza e che qui ricordiamo dopo la lettura dell’ennesimo decreto di un vescovo italiano, monsignor Domenico Mogavero, che ha “messo al bando” padrini di cresima e battesimo.

Una scelta non facile che arriva alla fine di un percorso di discernimento né semplice né breve e che racchiude in sé la volontà chiara di riportare al “senso delle cose”, uffici ecclesiali oramai marginalizzati e svuotati di contenuto.

Verso la fine del film, il protagonista che fa da padrino durante un battesimo, mentre afferma di “rifiutare Satana e tutte le sue opere”, con un gioco di montaggio scenico d’impatto, mostra una chiara volontà contraria a quanto espresso. È vero, è solo un film, ma ci serve per riflettere sul valore, troppe volte non capito, di tale ufficio ecclesiale.

Chi sono i padrini per la Chiesa cattolica? E a cosa servono?
Ne parliamo oggi che la Chiesa celebra la solennità del Battesimo del Signore, ben consapevoli che il nostro battesimo sia cosa assai diversa da quella ricevuta da Gesù nel fiume Giordano da Giovanni il Battista.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica dedica un paio di numeri (1253 e 1255) a spiegare chi sono i padrini e quale funzione essi abbiano, mentre il Codice di Diritto Canonico – che espone la legge della Chiesa – definisce nel dettaglio le peculiarità di padrini e madrine di battesimo (CIC 872-874) e cresima (CIC 892-893) e ne elenca qualità e attività principali usando verbi come “assistere, presentare, cooperare, provvedere, adempiere”.

Tutte caratteristiche positive che, direttamente e indirettamente, non fanno altro che spogliare, tale ufficio, da mera apparenza e formalità.

L’accompagnamento richiesto ai padrini è per la vita dei propri pupilli: non è un gioco! È anche per questo che, a chi è chiesto di svolgere tale delicatissimo e importantissimo compito, sono richieste precise e definite caratteristiche: avere attitudine ed intenzione ad esercitare l’incarico, aver compiuto i sedici anni (pur ammettendo, in alcuni casi, opportune eccezioni), essere un cattolico che ha già ricevuto confermazione ed eucaristia, condurre una vita conforme all’incarico che si assume, non essere irretiti da pena canonica alcuna e non essere genitore del battezzando.

Ma se sono così importanti queste figure, come mai, allora, sempre più Diocesi, animate da Pastori attenti e solerti, si premurano di sospenderne l’ufficio?

In effetti, quello del vescovo di Mazara del Vallo non è il primo decreto in questo senso: in diverse regioni italiane altri Pastori si sono mossi in questa direzione (Diocesi di Spoleto e Norcia, Viterbo, Catania, Gubbio dove se ne discute).

Quello che colpisce è che, una scelta che non dovrebbe avere particolare rilevanza, abbia avuto, in passato, risonanze di livello internazionale come dimostra un articolo del New York Time in cui si sottolineava che la figura del padrino aveva anche lo scopo di rinsaldare rapporti all’interno delle organizzazioni criminali.

Se però, in certi luoghi, si afferma che tali decisioni non hanno nulla a che fare con questioni di tipo mafioso, in altrui se ne discute riportando fatti di cronaca che sottolineano i nessi tra ufficio di padrino e malavita.

Il vescovo Mogavero ha dichiarato che, di fatto, «l’ufficio di padrino nei due sacramenti del battesimo e della confermazione ha perduto il suo significato originario limitandosi a una presenza liturgica puramente formale alla quale non segue l’accompagnamento del battezzato e del crismato nel cammino di crescita umana e spirituale». È per questo che dal primo gennaio di questo 2022 (e per tre anni) è stato sospeso tale ufficio nella celebrazione dei sacramenti del battesimo dei bambini, della confermazione degli adolescenti e degli adulti nel rito della iniziazione cristiana.

Non c’è dubbio: la Chiesa è molto chiara nel dire quali caratteristiche devono avere i padrini.
Forse la chiarezza manca ed è mancata in chi, dovendo vigilare che le indicazioni fossero rispettate, non si è impegnato, negli anni, a farne comprendere l’importanza attraverso una adeguata e necessaria catechesi che è sempre più mancante per il popolo di Dio.

Ecco perché i pastori sono preoccupati perché non pochi si nascondono dietro la scusa del “si è sempre fatto così” e temono, per tale motivo, la difficoltà di far accogliere decisioni, comunque, coraggiose.

Queste scelte apparentemente audaci ma necessarie comportano una conversione del modo di fare e di intendere la pastorale. Pur nella loro unicità sono, certamente, da chi ha volontà seria di camminare nella fede, ben accolte e sostenute. Ma ci spingono anche a riflettere sul modo di fare finora adottato: se si è costretti, oggi, ad alzare steccati, probabilmente, non si è sempre fatto il proprio dovere oppure, peggio, si è fatto male.

Confidiamo nella buona intenzione di queste scelte e speriamo che portino frutti nella crescita di consapevolezza che nella Chiesa, ogni ufficio, è dato per servire e non per apparire.

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