I “maiali” hanno conquistato la “Fattoria Italia”
di Pietro Licciardi
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COME NELLA FATTORIA DEGLI ANIMALI DI GEORGE ORWELL IL NOSTRO DESTINO SEMBRA SEGNATO, GRAZIE ALLE PECORE E AI GONDRANO DEL SIGNOR JONES
Se non avete ancora letto la Fattoria degli animali di George Orwell (1903-1950) fatelo e se lo avete letto, rileggetelo perché è lì che trovate descritto per filo e per segno come i maiali si sono infine impossessati della fattoria Italia.
Lo hanno fatto dapprima abbindolando gli sprovveduti con le loro false promesse di maggior giustizia, equità, diritti per tutti e facendogli credere che affidandosi alla loro illuminata guida avrebbero avuto un radioso avvenire.
Nel frattempo stavano tessendo la loro trama di potere, ingabbiando la società in una miriade di lacci e lacciuoli per rendere difficile se non impossibile la rivolta dei pochi che ancora erano in grado di comprendere dove la casta dei suini voleva andare a parare. Infine, quando i porci si sono resi conto che la maggior parte degli animali della fattoria aveva infilato la testa nel cappio da loro preparato hanno tirato la corda.
Non un colpo secco e definitivo ma una stretta lenta e progressiva; quel tanto che bastava a togliere il fiato un po’ alla volta senza che le vittime avessero un qualche ultimo sussulto e, aperti finalmente gli occhi sul loro incombente destino, avessero a tentare una ultima ribellione.
Del resto la tecnica adottata dai maiali è stata collaudata in un secolo di dittature e totalitarismi.
All’inizio c’è stata la pandemia e con essa lo stato di emergenza col quale i suini si sono stabilmente assicurati la poltrona. Subito dopo hanno dato inizio al balletto dei morti, di cui ancora non sappiamo con certezza il numero.
I giornali e le tv di regime hanno infatti cominciato col mentire fin da subito. Ad esempio facendo passare per deceduti in seguito al Covid anziani e malati gravi per i quali anche un semplice raffreddore sarebbe stato fatale – come purtroppo avviene durante qualsiasi influenza stagionale – oppure persone morte per tutt’altro motivo ma risultate positive al famigerato tampone; quello stesso tampone sulla base del quale sono state chiuse intere regioni ma che poi ci hanno detto essere inaffidabile.
Da qui l’escalation di paura per un evento di fronte al quale occorreva accettare anche l’inaccettabile. Come la perdita delle libertà costituzionali – il lavoro – e la menzogna.
Innanzitutto la menzogna sui “vaccini”, i quali da essere la panacea si stanno rivelando poco più di una truffa. Dalla dose unica siamo passati a due, tre, forse anche quattro o cinque senza che i contagi accennino a diminuire.
Ovviamente per tener viva la paura ci comunicano il numero dei contagiati ma si guardano bene dallo specificare quanti di questi non hanno alcun sintomo, quanti se la cavano in tre giorni con qualche linea di febbre e quanti invece hanno bisogno di essere ricoverati. E di questi non si sa se è avvenuto perché il virus si è dimostrato particolarmente pericoloso o perché – seguendo i protocolli governativi – dopo aver assunto tachipirina e rimasti in vigile attesa si sono giocati la possibilità di risolvere la malattia in breve tempo e con poche o nessuna conseguenza.
«Ma almeno col vaccino non si va in terapia intensiva» è l’attuale affermazione con la quale si è passati dal semplice ricatto alla coercizione vaccinale. Vera fino ad un certo punto, perché la stampa scientifica internazionale – non certo quelli del Comitato tecnico scientifico – ha ormai detto chiaro e tondo che i medicinali prodotti appositamente per il Sars-Covid 2 sono pressoché inefficaci con le sue varianti, ovvero il virus attualmente in circolazione. Quindi chi si è contagiato in forma lieve è perché Omicron è molto meno pericolosa o il suo organismo ha reagito meglio, indipendentemente da cosa si è iniettato e per quante volte.
Purtroppo le persone che per ideologia o paura ripetono ogni parola d’ordine – e i Gondrano – il generoso cavallo orwelliano che ha creduto fino in fondo ai maiali dando la vita per le loro menzogne – sembrano oggi essere maggioranza. Sono soprattutto loro, i collaborazionisti, i maggiori e peggiori responsabili del nostro precipitare nell’abisso.
I maiali in fondo non hanno fatto altro che cogliere al volo l’opportunità che tutti noi, con la nostra stupidità, ignoranza, ignavia, abbiamo graziosamente porto loro sul piatto d’argento.
A noi poveri Benjamin, l’asino inascoltato che fin dall’inizio della rivoluzione suina aveva visto lungo, toccherà la fine del Grillo parlante di Collodi: spiaccicato sul muro perché dire la verità e soprattutto agire di conseguenza è molto più difficile che obbedire ai padroni.