Riforma dell’IRPEF e parlamento “esautorato”

Riforma dell’IRPEF e parlamento “esautorato”

di Daniele Trabucco

CON LA LEGGE DI BILANCIO IL PARLAMENTO ANCORA ESAUTORATO: UNA CONSUETUDINE CHE SI STA RIPETENDO ORMAI DA TROPPO TEMPO…

Uno studio dell’Ufficio parlamentate di Bilancio, organo indipendente costituito nel 2014, ha analizzato l’impatto della riforma dell’IRPEF voluta dal Governo Draghi e dalla sua maggioranza la quale guarda non ai singoli contribuenti, ma al nucleo familiare e chiarisce che il 20% delle famiglie più povere è «sostanzialmente escluso» dai benefici per effetto dell’incapienza fiscale.

In pratica, il 50% dei nuclei in condizione economica meno favorevole «beneficia di circa un quarto delle risorse complessive (circa 1,9 miliardi), mentre il 10% più ricco beneficia di più di un quinto delle risorse (1,6 miliardi)».

Il 20% delle famiglie in condizione economica meno favorevole è di fatto escluso dall’ambito di applicazione dell’IRPEF a causa dell’elevato livello dei redditi minimi imponibili e quindi non è coinvolto dalla revisione dell’imposta.

L’affanno nell’approvazione della manovra, secondo l’espressione utilizzata dal Presidente del Consiglio pro tempore ha, di fatto, portato ad una sorta di monocameralismo: il disegno di legge di bilancio, già approvato dal Senato della Repubblica, è arrivato alla Camera dei Deputati il 30 dicembre e, per non rischiare l’esercizio provvisorio, i deputati sono stati costretti a dare il via libera a scatola chiusa.

Draghi ha parlato, a riguardo, di una prassi diffusa anche nel corso degli anni precedenti. Ora, la Corte costituzionale, con l’ordinanza n. 17/2019, pur dichiarando inammissibile il conflitto di attribuzioni sollevato dal Gruppo parlamentare del Partito Democratico in occasione del disegno di legge relativo al bilancio per l’anno 2019, ha precisato come “gli snodi procedimentali tracciati dall’art. 72 Cost. scandiscono alcuni momenti essenziali dell’iter legis che la Costituzione stessa esige che siano sempre rispettati a tutela del Parlamento inteso come luogo di confronto e di discussione tra le diverse forze politiche, oltre che di votazione dei singoli atti legislativi, e a garanzia dell’ordinamento nel suo insieme, che si regge sul presupposto che vi sia un’ampia possibilità di contribuire, per tutti i rappresentanti, alla formazione della volontà legislativa. Ciò vale in particolare in riferimento all’approvazione della legge di bilancio annuale, in cui si concentrano le fondamentali scelte di indirizzo politico e in cui si decide della contribuzione dei cittadini alle entrate dello Stato e dell’allocazione delle risorse pubbliche: decisioni che costituiscono il nucleo storico delle funzioni affidate alla rappresentanza politica sin dall’istituzione dei primi parlamenti e che occorre massimamente preservare”.

Eh sì, una consuetudine che si ripete da troppo tempo…

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