Una tradizione di bellezza, lunga secoli, che dobbiamo alimentare

Una tradizione di bellezza, lunga secoli, che dobbiamo alimentare

di Gianmaria Spagnoletti

RIPRENDIAMOCI LA BELLEZZA DELL’ARTE E DEL NATALE!

Una festa importante come il Natale merita di essere celebrata con grande ricorso a luci, decorazioni e ornamenti, non con un’opera brutta ma spacciata per “alla moda” in quanto “sostenibile”. Che siate “presepisti” o “alberisti” sicuramente siete d’accordo: è la nascita del Bambinello ad avere ispirato una lunghissima tradizione artistica che tocca a noi conservare e tramandare.

Pochi giorni fa, a Savona, i residenti si sono svegliati con una brutta sorpresa: l’albero di Natale allestito in Piazza Popolo è sparito. Non si sa che fine abbia fatto, ma l’ipotesi più probabile è che sia stato rimosso dai netturbini che ripulivano la piazza. Infatti non era nient’altro che una catasta di cassette di frutta disposte a forma di albero. L’episodio mi ha divertito perché mi ha ricordato che non molti anni fa, le donne delle pulizie di un museo italiano avevano ripulito una stanza ingombra di coriandoli e bottiglie di champagne vuote, senza sapere che si trattava di una installazione artistica. Qualcosa di simile era capitato ancora più indietro, quando due operai avevano notato una porta vecchia e mal messa in una mostra di Marcel Duchamp alla Biennale di Venezia, e le avevano dato due mani di pittura. Mentre contemplavano soddisfatti il loro lavoro, però, era accorso qualcuno ad avvertirli (troppo tardi, evidentemente) che la porta faceva parte della mostra! Era infatti la porta d’ingresso dell’appartamento dell’artista, a Parigi.

Mettendo da parte Marcel Duchamp (1887-1968), che comunque aveva un proprio metodo (l’artista francese esaltava la forma dell’oggetto, non la sua funzione), la mia opinione è che l’albero di cassette non avesse niente da spartire con l’arte. Si tratta invece di un vero e proprio “culto del brutto” che va avanti da anni e viene spacciato per arte moderna senza averne titolo. Ma scusate, veniamo da secoli di bellezza ispirati dalla Natività (vedere le moltissime opere ispirate all’Adorazione dei pastori, una più bella dell’altra) e, con la scusa della “sostenibilità” ci ritroviamo nel 2021 con un albero di cassette di frutta? No, io non ci sto. Gli operatori ecologici di Savona non sanno niente di arte moderna o di arte concettuale, ma sicuramente hanno senso della bellezza, per cui hanno fatto bene a ripulire tutto. Ho già spiegato le mie ragioni sul Natale, e visto che a buon diritto è la festa più bella dell’anno, è giustissimo fare grande uso di decorazioni, magari su un abete vero (in modo da aiutare chi li coltiva e li vende) che si spera possa essere piantato da qualche parte una volta passate le feste.

Personalmente preferisco il presepe, sia perché mi piace farlo, sia perché voglio prendere le parti di questa bella tradizione che ogni tanto viene offesa senza motivo. Ma voi non dividetevi fra “presepisti” e “alberisti”, perché alla fin fine sia il presepe che l’albero servono a farci sentire la magia del Natale, che ci aiuti a trovare quella serenità di cui abbiamo tanto bisogno. Entrambi sono segno di una tradizione di bellezza lunga secoli che dobbiamo alimentare perché non si perda: pittori, scultori, musicisti, artigiani (come quelli di S. Gregorio Armeno) e pure attori (è d’obbligo ricordare “Natale in casa Cupiello” di Eduardo De Filippo) hanno tratto dal Natale l’ispirazione per le loro opere più belle, alcune delle quali hanno grandissimo valore e sono esposte nei musei di tutto il mondo. Tutto questo accade grazie alla nascita di un Bambino avvenuta duemila anni fa. Sono belle le luci, sono belli i regali, ma viene prima il Bambinello che ci invita a ri-nascere il giorno in cui viene al mondo. 

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