Stati Uniti: un altro esempio di trans che distrugge lo sport femminile
di Angelica La Rosa
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IL CASO DI LIA THOMAS, NUOTATORE TRANSGENDER DELL’UNIVERSITÀ DELLA PENNSYLVANIA. LE DONNE NON POSSONO COMPETERE CONTRO UOMINI TRANS, MOLTO PIÙ POTENTI E MUSCOLOSI, È UNA QUESTIONE DI BIOLOGIA
Media e mondo del nuoto statunitensi si sono divisi sul caso Lia Thomas, nuotatore transgender dell’Università di Pennsylvania che, dopo esser stato per tre anni componente sella squadra maschile, ha gareggiato quest’anno con le donne al meeting Zippy Invitational in Ohio stabilendo tre record della manifestazione: 200, 500 e 1.650 yard.
La scelta di Thomas (nella foto sotto) è stata attaccata da media generalisti (come Fox e New York Post) e specialisti (come Swimming World Magazine), mentre l’atleta si è defilato dalla discussione.
“Gli uomini che gareggiano come donne stanno distruggendo gli sport femminili“, ha commentato laconica la presidente del Ruth Institute, la dott.ssa Jennifer Roback Morse. “L’irrazionale ideologia trans ha creato una situazione impossibile, che ‘Lia’ ora sta sfruttando spudoratamente a proprio vantaggio“.
Secondo l’attivista pro-family, “per anni ci è stato detto che i college non spendevano abbastanza per gli sport femminili e che alle donne non veniva data abbastanza possibilità di competere. Ora, invece, si abbraccia il cosiddetto transgenderismo, e questo sta distruggendo lo sport femminile e a nessuno sembra importare un granché“.
“Le donne non possono competere contro uomini molto più potenti e muscolosi. È una questione di biologia. Ma la stessa ideologia che dice che un uomo può cambiare sesso dice anche che è giusto lasciarlo competere contro donne vere, dove ha un vantaggio fisico quasi insormontabile”, ha rilevato la Morse. Come se non bastasse, “la maggior parte dei membri della squadra di nuoto femminile ha paura di parlare per paura di ritorsioni da parte dell’università. Questa è intimidazione, pura e semplice!“.