Prima di vaccinare non sarebbe meglio indagare se sono già presenti gli anticorpi al Covid?

Prima di vaccinare non sarebbe meglio indagare se sono già presenti gli anticorpi al Covid?

di Raffaele Cerbini*

COVID-19: L’IMMUNITA’ NATURALE È QUELLA DI GRAN LUNGA PIÙ CONSISTENTE E DURATURA

Oltre 70 pubblicazioni dimostrano – direi in maniera ormai inequivocabile – che l’immunità naturale, ovvero quella di coloro che sono guariti dalla Covid-19, è di gran lunga più consistente e duratura di quella determinata dai vaccini in tutte le fasce di età. Ricordo che la protezione conferita dai vaccini svanisce dopo nemmeno 5 mesi.

I dati di mortalità dell’ultimo report dell’Istituto superiore della sanità (ISS) del 7 dicembre riportano rispettivamente lo 0,00030% tra 0 e 9 anni e lo 0,00035% tra i 10 e 19 anni. In altri termini, si tratta di dati di mortalità davvero infinitesimali e, per di più i bambini deceduti erano già in condizioni cliniche gravi.

In questo momento l’Italia è però oggettivamente incapace di monitorare la eventuale comparsa di eventi avversi, come ha già purtroppo dimostrato per l’assenza di un valido sistema di farmaco e vaccino vigilanza. Considerato, quindi, il limitatissimo beneficio clinico nei bambini, anche un numero limitato di reazioni avverse porterebbero ad un rapporto beneficio/rischio negativo poiché numeri piccoli vanno confrontati con numeri altrettanto piccoli. Ma il rischio è proprio quello di non riuscire a scoprire la reale entità e gravità di tali reazioni al vaccino fino a quando non sarà troppo tardi.

In considerazione di quanto sopra esposto oltre a seguire il sacrosanto principio di precauzione, vorrei lanciare l’ennesima proposta alla politica da questa pagina: perché anziché vaccinare in maniera indiscriminata tutti i bambini non si accerta se in loro non vi sia stata una pregressa infezione da virus SARS CoV2 prima di procedere alla loro vaccinazione?

Troppo difficile o troppo sconveniente?

Raffaele Cerbini si è specializzato nel 2002 in Medicina Interna e Medicina d’Urgenza. Dal 2005 fa parte del mondo farmaceutico dove ha ricoperto varie posizioni con crescenti responsabilità e occupandosi da vicino di ricerca clinica in vari settori, per poi concentrare l’attività nelle terapie innovative a partire dal 2013, inclusa la terapia genica e la terapia somatica cellulare. Dall’inizio di questa pandemia ha sempre cercato di fare informazione scientifica utilizzando come fonti esclusivamente la medicina basata sulle evidenze, senza esprimere pareri personali ma semplicemente interpretando i numeri ed i risultati clinici dei numerosi studi disponibili.

 

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