Le conversioni religiose forzate e la mancanza di volontà politica per risolvere il problema
a cura di Angelica La Rosa
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IN PAKISTAN C’E’ DISCRIMINAZIONE NEI PROGRAMMI SCOLASTICI E UNIVERSITARI, SUL LAVORO, NEL DIRITTO MATRIMONIALE, NELLAMBISO DELLA LEGGE SULLA BLASFEMIA E NELLE CONVERSIONI FORZATE
La questione delle conversioni religiose forzate è fonte di grande preoccupazione per le minoranze religiose in Pakistan, soprattutto cristiani e indù, e manca la volontà politica di risolvere un tale problema, a causa anche dell’instabilità politica e alle pressioni dei gruppi religiosi estremisti.
Il governo pakistano non presta alle minoranze religiose la dovuta attenzione, sia che si tratti di discriminazione nei programmi scolastici e universitari, lavoro, matrimonio e divorzio, sia che riguardi l’abuso della legge sulla blasfemia o le conversioni forzate.
Secondo i musulmani non dovrebbero esserci limiti di età per la conversione all’Islam, rapitori e abusatori di ragazze usano questo tipo di leggi per compiere rapimenti e matrimoni forzati con ragazze adolescenti di altre religioni.
Anche certe sentenze dei tribunali incoraggiano gli autori del rapimento di ragazze minorenni non musulmane, soprattutto quando i giudici dei tribunali superiori dettano sentenze influenzate dalla sharia piuttosto che difendere la legislazione in vigore nel paese, come la legge sulla restrizione del matrimonio infantile (del 1929), che criminalizza i matrimoni delle ragazze di età inferiore ai 16 anni.
Inutile dire che i tribunali pakistani continuano a ignorare anche gli standard internazionali.
Purtroppo la maggior parte dei musulmani pakistani è contraria a stabilire un’età minima per la conversione all’Islam perché credono che una legge contro la conversione forzata andrebbe contro il Corano e la Sunnah e potrebbe creare disordini pubblici.
“In una situazione così difficile, è necessario utilizzare tutte le piattaforme e le alleanze a livello nazionale e internazionale per fare pressione e ricordare al Pakistan i suoi obblighi internazionali in materia di diritti umani, in particolare per quanto riguarda i bambini, le donne e le minoranze“, ha detto recentemente Nasir Saeed, Direttore della ONG CLAAS, organizzazione no-profit che opera per la difesa della libertà religiosa.