Una discussione ostica: l’“assistente sessuale” per le persone disabili
Di Mons. Renzo Pegoraro*
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PROPONIAMO, COME INVITO ALLA LETTURA, LA PREFAZIONE DI MONS. RENZO PEGORARO (PAV) AL LIBRO “L’ASSISTENTE SESSUALE PER LE PERSONE DISABILI”, APPENA PUBBLICATO DAL BIOETICISTA P. ENZO VITALE
L’argomento affrontato dal lavoro di p. Enzo Vitale L’assistente sessuale per le persone disabili. Analisi dei profili bioetici [Armando Editore, Roma 2021, pp. 128, €12] risulta ancora poco discusso in Italia, anche se il dibattito su questo tema era già apparso negli anni ’70.
In effetti, parlare di assistenza sessuale per persone disabili risulta una discussione ostica e di solito condizionata da un forte approccio ideologico, che trascura una visione più completa e profonda della persona disabile, della sessualità, della necessaria riflessione etica e giuridica appropriata.
L’Autore offre un contributo importante per inquadrare più correttamente la questione, ricostruendo alcuni passaggi storici più significativi della discussione in Italia, e presentando in maniera critica le proposte di regolamentazione giuridica finora emerse.
Ma ciò che risulta particolarmente interessante ed utile è l’analisi e le relative indicazioni seguendo l’approccio bioetico. Questo approccio, illuminato dal contributo della visione cattolica della persona e della sessualità, aiuta a comprendere più correttamente la problematica della sessualità anche delle persone disabili, ed offre delle prospettive di comprensione ed aiuto che non sfociano nell’idea dell’assistente sessuale.
Infatti, il giudizio, sul piano etico e giuridico, negativo su tale figura, a cui giunge l’Autore, è ben argomentato, ripercorrendo la tradizione più recente del Magistero della Chiesa cattolica, ma anche attingendo all’interessante contributo del Comitato Nazionale di etica francese sull’argomento.
Emerge dal lavoro fatto, comunque, una proposta positiva di attenzione e rispetto verso le persone con disabilità, favorendo una rivalutazione delle virtù e del possibile accompagnamento e sostegno della comunità ecclesiale e civile.
E’ importante, quindi, non cadere in soluzioni che sembrano apparentemente facili, ma si limitano ad una visione molto riduttiva della persona e poco attenta alla sua dignità e ai suoi bisogni più profondamente umani.
La necessità di un dialogo più coraggioso e stimolante tra le diverse discipline coinvolte (Medicina, Psicologia, Filosofia, Teologia, etc…) risulta di grande aiuto per affrontare con rispetto e prudenza un’autentica riflessione etica che offra prospettive di senso alla vita delle persone con disabilità, e non si limiti ad una pretesa soddisfazione di impulsi biologici.
Il richiamo fatto dall’Autore al linguaggio cinematografico, come espressione artistica che aiuta a rilevare e meglio comprendere le condizioni della disabilità, risulta assai arricchente e stimolante proprio per un dialogo interdisciplinare che tocchi la mente e il cuore, e faccia crescere tutti in umanità e fraternità.
* Cancelliere – Pontificia Accademia per la Vita