Dalla Cina con furore, un nuovo astro nel “cielo” comunista

Dalla Cina con furore, un nuovo astro nel “cielo” comunista

Di Diego Torre

IL SEGRETARIO COMUNISTA CINESE XI SI AVVIA ALLA DIVINIZZAZIONE IN TERRA E ALLA DITTATURA A VITA

Poca attenzione dalle parti nostre ha avuto il “Plenum”, la sesta sessione plenaria del 19° Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, svoltosi nei giorni scorsi.

Durante la “quattro giorni” si è proceduto ad inserire definitivamente Xi Jinping nell’olimpo degli dei comunisti cinesi accanto a Mao Zedong  e Deng Xiaoping.

La “risoluzione storica” (la terza dal 1945), approvata dal plenum, spreca l’incenso nei confronti di Xi, presidente della Repubblica e segretario generale del partito. Il suo “pensiero incarna il meglio della cultura cinese e dello spirito moderno” del Paese. Egli è così abile da  “risolvere problemi” lasciati dai, pur venerati,  suoi predecessori.

L’excursus storico dei “successi” di 100 anni di comunismo fanno prevedere un altro secolo di vittorie. Viene sancito “il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi” come “il marxismo cinese contemporaneo, il marxismo del XXI secolo e l’essenza della cultura e dello spirito cinesi”. E se dubbi vi fossero,  viene definito “il compagno Xi  come nucleo del Comitato centrale e dell’intero partito”.

Certo, che una persona sia un nucleo può fare impressione. Differenze linguistiche o effetti del materialismo dialettico? Sicuro è che il compagno Xi si avvia anche lui alla divinizzazione in terra e alla dittatura a vita.

E’ l’esito finale di tante esperienze comuniste; da Stalin ai fratelli Castro, sino  alla dinastia Kim regnante nella Corea del Nord da ben tre generazioni. Nascono ugualitari e finiscono monarchici.

Xi ha inoltre così esortato: “Oggi siamo più vicini, più fiduciosi e più capaci che mai di trasformare in realtà l’obiettivo del ringiovanimento nazionale. Dobbiamo adempiere ai doveri della nostra generazione nella staffetta per raggiungere il ringiovanimento nazionale”. Sarà un po’ difficile dopo 30 anni di politica del “figlio unico” che ha costretto il popolo cinese a frenare la propria genitorialità per timore delle rappresaglie del potere e a ricorrere all’aborto, soprattutto delle bambine. Ciò ha comportato un surplus di maschi ed un invecchiamento della popolazione.

Rimane infine difficile comprendere verso quali obiettivi si muoverà la Cina e quali siano le dinamiche di potere interne al Partito Comunista. Il trionfo del leader supremo appare indiscusso e verrà definitivamente consacrato nel  ventesimo Congresso del Pcc  del 2022.

Rimangono certi gli appetiti su Taiwan, il compiacimento per la “normalizzazione” di Hong Kong (di cui i media occidentali non parlano più), ma soprattutto  l’ambizione di essere la prima potenza mondiale.

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