Ecco chi è “il ferroviere Santo” (il venerabile Paolo Pio Perazzo)

Ecco chi è “il ferroviere Santo” (il venerabile Paolo Pio Perazzo)

di Mariella Lentini*

“I SANTI MANIFESTANO IN DIVERSI MODI LA PRESENZA POTENTE E TRASFORMANTE DEL RISORTO” (BENEDETTO XVI)

Paolo Pio Perazzo nasce nel 1846 a Nizza Monferrato (Asti), tra rigogliose colline e ubertosi vigneti. Paesaggio di incomparabile bellezza quello del Monferrato, nominato dall’Unesco, assieme a Langhe e Roero, Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Per studiare, Paolo segue lo zio sacerdote Don Carlo, insegnante di liceo, a Pinerolo (Torino). Il ragazzo frequenta la chiesa e diventa un buon cristiano, devotissimo alla Madonna.

Per tutta la vita, nel quotidiano, nell’ambiente di lavoro, nella società in cui vive, Paolo testimonia la sua fede, con le parole, gli scritti e, soprattutto, con i fatti. Riesce a farsi assumere dalle Ferrovie dello Stato a Pinerolo, come bigliettaio. Ha solo quindici anni. Viene notato per la sua intelligenza che, unita alla passione per il lavoro e alla buona volontà, lo fa avanzare di carriera.

Promosso capo ufficio nella stazione di Porta Nuova a Torino, le sue capacità organizzative sono eccellenti, il suo cuore è grande e generoso. Testimonia a tutti la sua fede in Gesù e mette in pratica il Vangelo aiutando economicamente i suoi colleghi più poveri, le vedove, gli orfani. Vive senza lussi e utilizza il suo stipendio per soccorrere i bisognosi della sua città, come quando elargisce elemosine ai ragazzini emigrati dal Sud Italia che, davanti alla stazione di Porta Nuova, vendono fiammiferi.

Amato dai colleghi, per i quali si batte, costituendo un sindacato cattolico dei ferrovieri, viene chiamato “il ferroviere Santo” oppure “il santo di Porta Nuova”. Paolo non è altrettanto stimato dai superiori, anticlericali. Lo ostacolano sia nell’avanzamento di carriera, sia con orari e turni di lavoro massacranti. Il ferroviere piemontese risponde con umiltà e pazienza. Si impegna ancora di più e lavora anche dodici ore al giorno. Non rivendica i propri diritti, lo fa, invece, per i suoi compagni, con coraggio. E i dirigenti lo mandano in pensione anticipatamente, per toglierselo di torno. Paolo non si sposa e non diventa prete. Aderisce, però, al Terz’Ordine Francescano, ad associazioni cattoliche per la diffusione del Vangelo tra i giovani e alle attività caritative dei gruppi della San Vincenzo de’ Paoli. Fonda la Pia Unione contro la bestemmia ed il turpiloquio, crede nella “buona stampa” e scrive articoli per i giornali cattolici. Collabora con San Giovanni Bosco, del quale è amico. Con le sorelle Teresa e Giuseppina Comoglio fonda l’Adorazione Eucaristica Quotidiana. Muore nel 1911, a Torino, dove riposa nella Chiesa di San Tommaso.

* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”

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