Quella chiesa dedicata ad un presbitero e a un esorcista martirizzati sotto Diocleziano

Quella chiesa dedicata ad un presbitero e a un esorcista martirizzati sotto Diocleziano

LA CHIESA DEI SANTI MARCELLINO E PIETRO AL LATERANO

Di Paola Liberotti

In pieno Centro storico della città di Roma, nel rione Monti, proprio all’incrocio tra via Merulana e via Labicana, sorge la Chiesa dei Santi Marcellino e Pietro al Laterano, rispettivamente un presbitero e un esorcista, martirizzati sotto Diocleziano: immediatamente si è colpiti dal fatto che si trova ben al di sotto del livello stradale, per via delle sistemazioni urbanistiche successive al 1870.

Fu costruita alla fine del IV secolo da Papa Siricio, a breve distanza dalla Catacomba omonima posta sulla via Labicana (oggi via Casilina); l’annesso ospizio divenne molto importante per l’accoglienza dei pellegrini che giungevano a Roma, trasferito in seguito nel XV secolo a San Giovanni in Laterano come Ospedale del Santissimo Salvatore.

La Chiesa fu restaurata una prima volta intorno al 740 da Papa Gregorio III, e ulteriormente nel 1256 da Alessandro IV per ospitarvi le reliquie dei Santi Marcellino e Pietro, nonché di Santa Marzia: quest’ultima ancora oggi custodita in un’urna sotto l’altare maggiore.

Dopo alcuni secoli, nel 1751 Papa Benedetto XIV incaricò l’architetto Girolamo Theodoli di ricostruire radicalmente l’edificio sacro.

E’ interessante e originale l’impianto architettonico attuale: in particolare, colpisce l’osservatore la cupola a gradoni di chiara ispirazione borrominiana, che ricorda molto quella di Sant’Ivo alla Sapienza, poggiata su di un alto tamburo circolare, in cui si aprono finestroni ovali.

L’interno presenta una pianta a croce greca con pareti articolate da paraste ioniche decorate a stucco; il presbiterio, rialzato di alcuni gradini, si conclude con l’abside semicircolare, dove si può ammirare: all’altare maggiore, Martirio dei santi Marcellino e Pietro (1751), olio su tela di Gaetano Lapis.

Nei due bracci laterali della chiesa, inoltre, si aprono altrettante cappelle: a sinistra, in quella dedicata alla Madonna del Carmine, si conserva la Madonna con Gesù Bambino in gloria, San Giuseppe e Santa Teresa d’Avila (XVIII secolo), olio su tela di ambito romano. Si tratta di una copia di un dipinto del XVII secolo di Guido Reni, conservato presso la Chiesa di Santa Teresa a Caprarola.

A destra, nella cappella dedicata a San Gregorio Magno, si può ammirare il dipinto Messa di san Gregorio Magno (1752 ca.), olio su tela di Filippo Evangelisti. Nella controfacciata, sul primo pilastro a destra dell’ingresso, si nota inoltre un’interessante Epigrafe commemorativa, con le immagini dei Santi Marcellino e Pietro (1256): l’iscrizione, in latino, ricorda come Papa Alessandro IV avesse fatto restaurare la chiesa per traslarvi le spoglie dei due Santi, dall’omonimo edificio situato sull’antica via Labicana (oggi via Casilina), sorta sulla Catacomba dove erano stati sepolti.

Ma questa bellissima Chiesa, purtroppo, ha vissuto il suo giorno più buio e infausto il 15 ottobre 2011: quando, nel corso del degenerare perverso di una delle tante manifestazioni a Roma, essa è stata fatta oggetto di esecrabili atti vandalici da parte di alcuni anarchici che, assaltando la canonica della Chiesa, hanno distrutto, nella loro furia sacrilega e insensata!, un Crocifisso e una statua della Madonna di Lourdes.

Grazie al Cielo, oggi una targa discreta ma commovente nella sua semplicità, ricorda, sulla parete esterna della Chiesa lungo l’adiacente via Labicana, il dono preziosissimo di una copia in gesso della statua della Vergine da parte della Città di Carrara e dei Laboratori Artistici Nicoli: un doveroso, anche se mai sufficiente, atto di riparazione a uno degli assalti più ignobili e insensati che mai vide l’Urbe nei tempi moderni.

 

* Legio Mariae – Roma

 

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