Il “brodo di cultura” di Bibbiano? L’ideologia LGBT e la deriva nichilista che inquina il Pd
IL CASO DI BIBBIANO NASCE DALL’INTRECCIO DI SINISTRA POLITICA E LOBBY LGBT. MA BISOGNA PROTEGGERE I BAMBINI DALLA FURIA IDEOLOGICA DI SCUOLE E SERVIZI SOCIALI CHE ATTACCANO LA FAMIGLIA E GENERANO MOSTRI. E RICORDIAMO CHE GLI ASSISTENTI SOCIALI FORMATI DAL CONDANNATO CLAUDIO FOTI SONO STATI ANCHE IL “SOSTEGNO” FORNITO DALLA REGIONE A SAMAN ABBAS
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Di Vincenzo Silvestrelli
Le prime condanne per i fatti di Bibbiano fanno giustizia ma non bastano a porre fine ad un fenomeno che ha mostrato i gravi problemi dei servizi sociali in Italia. Lo smantellamento progressivo delle “reti” territoriali di protezione di minori in difficoltà, non solo in Emilia-Romagna, ma in tutte le regioni, per realizzare un modello verticistico, costoso, autoreferenziale (e pericoloso) non ha garantito una effettiva tutela, anzi ha aumentato in maniera verticale gli abusi sui minori.
Ma cos’è successo a Bibbiano? In questo piccolo Comune della provincia di Reggio Emilia alcuni bambini sono stati sottratti alle famiglie sulla base di dichiarazioni e relazioni manipolate, per poi essere affidati ad amici e conoscenti dei soggetti coinvolti, che ricevevano la somma mensile prevista in questi casi dalla legge.
Tutto partiva da una segnalazione del bambino o della bambina agli insegnanti o la denuncia di un parente che presentasse «elementi indicativi anche labili» di abusi sessuali. Arrivavano quindi provvedimenti di allontanamento in via d’urgenza, segnalazioni e relazioni all’Autorità Giudiziaria Minorile e alla Procura della Repubblica del tribunale di Reggio Emilia, e una serie di relazioni che però rappresentavano i fatti in modo “tendenzioso” o “falso” oppure erano caratterizzati, come rilevato in giudizio, da «omissione di circostanze rilevanti».
Federica Anghinolfi, dirigente dei servizi sociali dell’Unione Val d’Enza, chiamata dal gruppo parlamentare PD come esperta, era un’attivista LGBT. I bambini venivano condotti presso “La Cura”, una struttura pubblica di Bibbiano nata come un centro di sostegno per i minori vittime di violenza e abuso sessuale.
A gestire la struttura era la onlus di Moncalieri chiamata “Hansel e Gretel”: un centro privato specializzato contro gli abusi su minori. Qui i bambini venivano sottoposti a sedute da parte di psicoterapeuti privati pagati con tariffe gonfiate. L’Associazione Hansel e Gretel del condannato psicoterapeuta Claudio Foti era molto inserita in Emilia-Romagna nella formazione degli Assistenti sociali, oltre che molto orientata anch’essa contro la famiglia in omaggio alla ideologia LGBT. Gli operatori che hanno seguito Saman Abbas, la ragazza occidentalizzata pakistana che, dopo esser stata seguita dai servizi sociali di Novellara (Reggio Emilia), è scomparsa e ancora non si sa se è stata uccisa dai parenti o meno, erano stati formati nei corsi di Foti.
Come rilevato da Giuseppe Brienza nel saggio Famiglia, sussidiarietà e riforma dei servizi sociali, prima del Sessantotto e alle origini del Welfare state italiano, la maggior parte della manualistica diretta alla formazione degli assistenti sociali era fondata sulla centralità, per la formazione della personalità, delle relazioni del bambino e del ragazzo in seno alla propria famiglia.
L’ex assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, ha affermato sulla vicenda di Bibbiano: «Ciò che sta emergendo dall’operazione sul tema affidi familiari nel Reggiano ha contorni che, se confermati, sarebbero di una gravità inaudita. Si sta parlando di fatti che vanno oltre il limite dell’umana comprensione. L’Emilia-Romagna, e l’area reggiana in particolare, è sempre stata culla e anticipatrice di politiche educative rivolte all’infanzia che hanno fatto scuola, nel mondo. Quindi, per il rispetto che va portato alle migliaia di professionisti che ogni giorno lavorano con impegno e competenza nelle strutture socioeducative di questa regione, mi auguravo che non vi fossero tentativi di strumentalizzare e generalizzare quanto sta accadendo: naturalmente, invece, non manca chi – anche con ruolo istituzionalmente rilevante – lo sta già facendo». L’esponente del PD, pertanto, si “defila” dagli eventi delittuosi di Bibbiano e, invece di promuovere un’autocritica riferita alla materia a suo tempo di competenza, quasi fosse estraneo a tali eventi, rilancia le accuse a chi “strumentalizza”. Il PD non ha saputo altro che rispondere agli esiti dell’inchiesta di Bibbiano con la narrazione della strumentalizzazione.
La gravità del caso Bibbiano certamente evidenzia delle attività criminose locali contro i minori, che univano concreti interessi economici a conclamate motivazioni ideologiche, ma preoccupa di più che la cultura che ha generato quei misfatti sia stata e continua ad essere una bandiera del PD che con essa ha inquinato i servizi sociali nei territori che governa. Bisogna promuovere una riorganizzazione dell’assistenza ai minori che preveda garanti per l’infanzia in ogni singolo territorio, evitando il potere “monocratico” dell’assistente sociale che, spesso, anziché sostenere la famiglia, diventa un suo avversario. Un bambino in casa-famiglia costa ad esempio circa 100 euro al giorno. Spesso sarebbe meglio sostenere con un contributo le famiglie o chi si prende cura dei bambini in via sostitutiva per evitare dolorose separazioni che nascono da una ideologia che vede nello stato il migliore educatore, avendo disprezzo per quella che veniva definita nei siti di Foti, ora scomparsi, “famiglia patriarcale”.