Eutanasia: “sfondata la porta” il fenomeno diventerà incontrollabile
IL FINE VITA: UNA PRATICA ORAMAI DIFFUSA CHE I LAICISTI VOGLIONO LEGALIZZARE
–
Di Gian Piero Bonfanti
Sicuramente il tema eutanasia è molto delicato e può essere difficilmente affrontato senza urtare la sensibilità verso chi lo condivide e soprattutto verso chi, malauguratamente, sta vivendo una situazione molto delicata e divisiva. Oggi però è necessaria una riflessione sul tema, ed è importante farlo tenendo da parte preconcetti che possono sviare l’attenzione sul reale problema. A tutti tornano alla mente casi limite come quanto accaduto ad Eluana Englaro o Terry Schiavo, o quanto accadrà tra qualche giorno a Samantha D’Incà, giusto per citare alcuni degli innumerevoli casi di morte indotta volontariamente.
Ebbene, il minimo comun denominatore in questi casi così simili è la giustificazione, per quanto riguarda i parenti prossimi rimasti in vita, di vedere la morte come l’unica soluzione per alleviare le sofferenze del proprio caro, lasciandolo libero di poter riposare in pace. Questa “necessità” di voler decidere sulla interruzione della vita o meno di una persona cara sofferente ci pone inevitabilmente di fronte ad alcune domande, anche perché sappiamo bene che, “sfondata la porta”, il fenomeno diventa poi incontrollabile.
Innanzitutto ci chiediamo chi può determinare se una vita sia degna o meno di essere vissuta e quale sia il motivo perché l’uomo debba dare un limite temporale all’esistenza terrena. Come accade per tutti i temi sociali, il problema è quello di cercare di dare una soluzione che può apparire la strada più veloce, un po’ come se fossimo sul bordo di un baratro e qualcuno ci venisse a dare una spinta da dietro anziché aiutarci a non cadere. Come sempre, il tema viene affrontato con superficialità ed il pensiero comune e condiviso viene condizionato dalla solita martellante melassa dell’informazione comunicata dal mainstream.
La considerazione che ci sentiamo di fare, andando oltre alla banalità del “tutti dobbiamo morire prima o poi”, è quella di pensare che la nostra esistenza su questa terra ha un motivo non riconducibile ad una nostra diretta volontà. Per essere più chiari, nel nostro cammino di fede è indispensabile affidarci alla volontà di Dio. Questo ci viene richiesto sia nei momenti belli che nei momenti difficili della nostra vita, e questo è ciò che dobbiamo cercare di fare. Ed a proposito della vita, in virtù della nostra fede cattolica non dobbiamo mai scordarci che Dio ci ha dato la vita, Dio ce la toglie. Ed inoltre, dobbiamo portare sempre in noi la speranza che, essendo Dio onnipotente, potrà sempre fare un miracolo anche nei casi in cui per la scienza si tratta di casi di coma irreversibile. E’ infatti noto che i miracoli trascendono le leggi fisiche.
L’affermazione che verrà subito alla mente ai lettori ora è: “facile parlare quando non sei tu a dover prendere questa decisione”. Tutti prima o poi ci troveremo al tavolo a “giocare a carte” con la signora vestita di nero ed a quel punto dovremo giocare con lei, dovremo in quel momento valutare solo a quali regole. Sosteniamo che ogni vita è degna di essere vissuta sino all’ultimo respiro e nessuno in terra può essere in grado di valutare se anticipare o meno il passaggio ad altra vita.
L’amarezza è quella di sentire alcuni religiosi che appoggiano questa pratica eutanasica, confondendo il fine vita con l’accanimento terapeutico. Stiamo parlando di due temi ben diversi. Trattare di questi temi sicuramente ci pone in una posizione delicata ed a tratti antipatica, ma è necessario porci delle domande affinché non vengano introdotte leggi che porterebbero a derive incontrollabili.
Pensiamo ai casi di Charlie Gard ed Alfie Evans, dove lo stato ha deciso, in contrasto con la volontà dei genitori, secondo il concetto del “best interest” dei due bimbi di sospendere alimentazione e ventilazione. Non dimentichiamoci che la loro morte è avvenuta tra atroci sofferenze, morte decretata non dallo stesso morituro, non dai loro genitori che stavano vicino al loro bambino notte e giorno, bensì dallo stato. Se pensate che questi siano solo alcuni casi isolati siete accecati da false notizie.
Questo accade oramai regolarmente e, secondo la finestra di Overton (quel modello di rappresentazione delle possibilità di cambiamenti nell’opinione pubblica, per il quale alcune idee totalmente respinte al loro apparire in quanto considerate deplorevoli possano essere poi accettate pienamente dalla società per diventare infine legge) siamo arrivati alla fase finale della questione. Le fasi sono divise in impensabile, radicale, accettabile, sensato, diffuso, legalizzato, ed oggi, a questo proposito, manca solo il passo finale, ovvero rendere legge ciò che oggi è oramai una pratica diffusa e che sino a qualche anno fa era considerata impensabile.
La prossima vittima sotto i riflettori sarà Samantha D’Inca, quella ragazza di Feltre di 31 anni che da un anno è in “stato di coma irreversibile” ed il cui padre è stato nominato amministratore di sostegno dal Giudice tutelare di Belluno. Il padre di Samantha quindi potrà, previa autorizzazione dei sanitari, “staccare la spina”, e ciò potrebbe avvenire già durante questa settimana.
Oramai la pratica si è diffusa ovunque in modo incontrollabile. La battaglia culturale come al solito l’abbiamo persa ed è necessario più che mai restare ancorati alla fede per non cedere totalmente a questa deriva controllata da leggi mortifere.