Isabella Tomasi di Lampedusa, la più grande dei Gattopardi
LA STORIA DI UNA GRANDE MISTICA SICILIANA: ISABELLA TOMASI DI LAMPEDUSA (1645-1699), ANTENATA DI GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA (1896-1957), L’AUTORE DELLA MAGISTRALE OPERA “IL GATTOPARDO“
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Di Angelica La Rosa
Esce per la Carello Edizioni l’ultimo libro di Francesco Bellanti dal titolo Isabella Tomasi di Lampedusa – La più grande dei Gattopardi (Catanzaro 2021, pp. 208, Euro 15). Si tratta della storia di Suor Maria Crocifissa della Concezione (1645-1699), figlia del Duca Santo e nipote di Carlo Tomasi, fondatore di Palma di Montechiaro il 3 maggio 1637.
Francesco Bellanti (nella foto), scrittore, poeta e saggista siciliano di talento, che ha al suo attivo una dozzina di pubblicazioni, e tra queste l’ultima, “Il Cardinale e il labirinto di Dedalo”, ha ricevuto tanti riconoscimenti coronati dal prestigioso Premio Logos Cultura nel contesto del Premio Letterario Internazionale Pegasus Città di Cattolica (RM). In questa sua ultima fatica letteraria ha affrontato una prova non facile con questa biografia romanzata di Suor Maria Crocifissa della Concezione, al secolo Isabella Tomasi di Lampedusa, probabilmente ancora più difficile di quella affrontata con Adolf Hitler nel libro di due anni fa, “Dialogo con il Führer – Giorni d’estate a Berchtesgaden”, perché Isabella Tomasi di Lampedusa, nome secolare di Suor Maria Crocifissa della Concezione, grande mistica, dichiarata Venerabile da papa Pio VI il 15 agosto 1787, è una personalità complessa, amata dalla gente di Palma di Montechiaro, paese natale dello scrittore, e che ha affascinato scrittori e studiosi, ma è guardata anche con sospetto da tanti teologi.
Isabella Tomasi è antenata di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1896-1957), ultimo discendente della nobile famiglia, autore del “Gattopardo”, che la inserì nel suo romanzo come la “Beata Corbera”.
Figlia di Giulio, passato alla storia come il Duca Santo, costruttore di Palma e nel 1667 Principe di Lampedusa, che ereditò Palma fondata dal fratello gemello Carlo il 3 maggio 1637, sorella di Giuseppe Maria Tomasi (1649-1713), cardinale, beatificato nel 1803, e proclamato santo da papa Giovanni Paolo II nel 1986, Isabella Tomasi è famosa anche per una misteriosa Lettera del Diavolo, della quale si sono interessati tanti studiosi, conservata nel Monastero delle Benedettine di clausura di Palma di Montechiaro, dove la monaca – entrata nell’Ordine il 7 ottobre 1660 – visse dal giorno della Pentecoste del 1662 fino alla morte, avvenuta il 16 ottobre 1699.
Ritratto di Maria Crocifissa della Concezione (stampa del 1709)
Lo scrittore palmese, già docente di Italiano e Latino nel locale liceo scientifico, con un approccio originale e una scrittura notevole e variegata, ironica e leggera nella prima parte, sontuosa e alta, fortemente poetica in tutto il resto della narrazione, anche se sempre molto attenta al contesto storico, dopo avere consultato un’enorme documentazione e decine di libri sull’argomento, ha voluto scrivere un racconto poetico e psicologico, duecento pagine di scavo interiore, per cogliere la verità di una protagonista assoluta di un’esperienza religiosa unica e sconvolgente, quella dei Tomasi nella seconda metà del ‘600.
È la storia della mente e dei sogni, delle speranze di una nobile fanciulla, destinata a non sposarsi e ad abbracciare un percorso di santità non voluto, è la storia di un paese, di un Regno, di un’epoca, di una civiltà, vista dalla prospettiva e dalla dimensione culturale di uno scrittore laico, che – al di là dell’agiografia e di montagne di scritture – ha cercato di inserire nel flusso della storia europea e mondiale la vicenda di una grande mistica che aveva eccezionale padronanza di stili letterari e talento narrativo, straordinarie capacità visionarie e mistiche, spesso annullate in un gorgo di sentimenti e di parole.
Suor Maria Crocifissa della Concezione è stata una mistica dotata di grande spiritualità e di formidabile eloquenza espressa con linguaggio ardito, visionario nell’approccio con la divinità non inferiore a quello di una grandissima mistica come Teresa d’Avila. Una mistica che anticipa temi esistenzialisti, come emerge chiaramente nelle lettere scritte al fratello Giuseppe Maria Tomasi, poi diventato Santo, e nelle relazioni al padre spirituale, una personalità complessa dotata di una spiritualità in cui si può anche cogliere chiaramente l’influsso ignaziano, francescano e carmelitano, in un percorso di santità che ha come sbocco l’incontro mistico tra l’anima e Dio. Per queste sue capacità, Isabella Tomasi non ha nulla da invidiare alle grandi mistiche europee del suo tempo o del secolo precedente.
L’autore, dunque, ha cercato di inserire il misticismo e la religiosità della Venerabile suor Maria Crocifissa della Concezione in una dimensione europea, e in particolare nel contesto del misticismo spagnolo ed europeo del secolo. Nello stesso tempo, ha cercato di inserire l’esperienza esistenziale di Isabella anche nel territorio, nell’atmosfera del Monastero, nell’ambiente, nel clima, nel sole, nel mare, nella campagna di Sicilia e della terra di Palma.