Limitare il riscaldamento globale a 1,5º non è un “profondo imperativo morale”
RISPONDIAMO ALL’IDEOLOGIA DEL “CLIMATISMO” RIAFFERMANDO CHE L’UNICO “PROFONDO IMPERATIVO MORALE” È CONTENUTO NEL VANGELO: FAR CONOSCERE A TUTTI GESÙ CRISTO
–
Di Angelica La Rosa
Nel contesto della prossima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) che si terrà a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre 2021, il cardinale gesuita Jean-Claude Hollerich ha rivolto un appello ai leader dell’UE che partecipano all’evento convocato per accelerare l’azione in favore del clima e promuovere la cura globale della nostra “Casa Comune” (cioè il mondo).
E fin qui nulla di strano. Sempre il cardinal Hollerich ha precisato che “in questo periodo di trasformazione globale, l’Europa ha la responsabilità di rispettare, proteggere e promuovere i diritti e la dignità delle persone, specialmente di quelle che si trovano nelle situazioni più vulnerabili ed emarginate“.
Ed anche questo è perfettamente in linea con la Dottrina Sociale della Chiesa. Tuttavia quanto affermato a seguire dal presidente della Comece (Commissione delle conferenze episcopali della UE) lascia sbalorditi. Secondo il porporato, infatti, “trovare un percorso che rispetti la soglia di 1,5°C per il riscaldamento globale è un profondo imperativo morale”.
Rispondiamo umilmente al cardinal Hollerich che limitare il riscaldamento globale a 1,5º non è un “profondo imperativo morale“, visto che la scienza è divisa su questo argomento e non ci sono prove certe sul fatto che il surriscaldamento globale dipenda esclusivamente da azione antropica (cioè legata all’uomo).
Fare queste affermazioni “dogmatiche” sul clima può generare l’equivoco che si voglia indirizzare anche la comunità ecclesiale alle tesi, tutte da dimostrare, sul riscaldamento climatico causato dall’uomo.
Per non prestare il fianco a queste critiche basterebbe ricordare che per un cattolico il “profondo imperativo morale” è uno solo, ed è contenuto nel Vangelo: far conoscere a tutti Nostro Signore Gesù Cristo!